Questa settimana sono venuti al pettine tutti i nodi del gran pasticcio del Premio Hugo. Si è capito, almeno per sommi capi, cosa è successo. Ed è stata una vera débâcle. In due parole: alcuni candidati sono stati esclusi dalla finale nonostante avessero voti sufficienti; si è pensato a una censura del governo cinese, perché gli Hugo erano assegnati alla prima Worldcon che si è tenuta in Cina. Ma la verità che emerge, a quanto pare, è che gli amministratori degli Hugo – quasi tutti occidentali – hanno applicato censure eccessive e preventive per evitare problemi con le autorità cinesi, andando ben oltre il lecito, il sensato e il richiesto.
Ora naturalmente questo dà la stura a tutti i commentatori che non aspettano altro per parlare male dei premi, quelli che “eh figurati”, “era prevedibile”, “ma tanto è sempre così”, eccetera. Ed è un peccato, perché in effetti non è affatto sempre così, anzi.
Gestire un premio è un compito complesso, difficile e che dà ben poche soddisfazioni. Per quanto bene lo si possa fare ci sarà sempre chi avanzerà dubbi di malagestione, di corruzione, di incompetenza, di rappresentatività, perché ovviamente c'è sempre chi pensa che avrebbe dovuto vincere qualcun altro e quindi il premio non funziona.
Il Premio Hugo è un premio particolarmente complesso perché è assegnato tramite voto popolare, ufficialmente gestito ogni anno da un'organizzazione diversa – anche se ci sono amministratori che dovrebbero mantenere una certa continuità – e, vista la sua importanza, soggetto ad attacchi di ogni tipo.
Tuttavia è un premio che ha settant'anni di storia. È passato attraverso ogni tipo di attacco e di polemica, e le ha affrontare di volta in volta prendendo le misure necessarie che sono andate a compilare un regolamento che lo ha reso un premio abbastanza blindato, forse tra i più seri e organizzati.
E ciò nonostante, quest'anno è stato un disastro. È stato un disastro perché è stata affrontata una situazione nuova – un Hugo assegnato in un paese dove esistono leggi di censura – e soprattutto perché è stato gestito in modo pessimo da persone impreparate e che hanno reagito a pressioni politiche che, a quanto pare, hanno più immaginato che subito, nel modo peggiore possibile.
È una lezione, ed è una lezione che andrà a rafforzare il premio. Alla Worldcon di Glasgow le riunioni per l'amministrazione del Premio (alle quali il sottoscritto in genere partecipa, quando la Worldcon è in Europa, e parteciperà anche questa volta) sprizzeranno scintille, ma alla fine ne verrà fuori un regolamento che farà in modo che questi problemi non si ripetano più.
Sarà un premio perfetto? No. Ci saranno in futuro problemi diversi; ce ne sono sempre. L'unica cosa che si può garantire, e che il premio Hugo certamente garantisce, è mettercela tutta per correggerli.
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