Il 20 gennaio, con notevole ritardo, l'organizzazione della Worldcon tenutasi lo scorso agosto a Chengdu ha pubblicato i dati relativi alla selezione dei finalisti al Premio Hugo 2023. Dai dati pubblicati è apparso come alcune candidature che avevano ricevuto abbastanza voti per entrare in finale erano state escluse per motivi non specificati. Tra questi, un episodio di Sandman di Neil Gaiman e opere di autori di origine cinese residenti in Occidente.
Il responsabile della cura del Premio Hugo, Dave McCarty, attaccato nei giorni successivi sui social diede risposte piuttosto sopra le righe, per le quali poi si sarebbe scusato, ma alla fine si rifiutò di commentare le eliminazioni dicendo che i commenti andavano chiesti all'organizzazione cinese della Worldcon.
Ora sulla rivista online File770 esce però un'indagine di Chris M. Barkley e Jason Sanford che, anche sulla base di corrispondenza tra diverse persone che hanno lavorato alla cura del Premio, appare evidente che le esclusioni siano state dovute sì a motivi politici, ma che la responsabilità di quanto avvenuto sia tutt'altro che solo dei gestori cinesi. Anzi, gli organi occidentali della società che gestisce e garantisce il premio si sarebbero preoccupati in prima persona che i candidati fossero in linea con le disposizioni cinesi. I curatori del premio erano ufficialmente Dave McCarty, Ben Yalow, Ann Marie Rudolph, Diane Lacey, Shi Chen, Joe Yao, Tina Wang, Dongsheng Guo e Bo Pang, ma pare che molto attiva fosse anche Kat Jones inclusa nel gruppo non si sa a che titolo, ma già tra gli amministratori degli Hugo in altre occasioni, e nominata responsabile degli Hugo per la WorldCon di Glasgow in seguito alle dimissioni di Dave McCarty.
L'articolo di Barkley e Sanford è basato soprattutto sulle email scambiate tra i curatori del premio e pubblicate da una dei curatori, Diane Lacey.
Tra le email per esempio ce n'è una di McCarty che dice esplicitamente agli altri curatori:
"Oltre alla normale revisione tecnica, dato che ci troviamo in Cina e che le *leggi* in base alle quali operiamo sono diverse… dobbiamo evidenziare qualsiasi elemento di natura politica sensibile presente nel lavoro. Non è necessario leggere tutto, ma se il lavoro è incentrato sulla Cina, su Taiwan, sul Tibet o su altri argomenti che potrebbero costituire un problema *in* Cina… è necessario evidenziarlo in modo da poter determinare se è sicuro inserirlo nella scheda elettorale (o) se la legge ci richiederà di prendere una decisione amministrativa in merito".
In un'altra mail McCarty specifica che i temi che potevano costituire problemi a quanto ne sapeva erano riferimenti a Hong Kong, Taiwan, Tibet e considerazioni negative sulla Cina.
Gli amministratori del Premio a questo punto si sarebbero dati da fare per raccogliere dossier su alcune candidature problematiche.
In una lettera pubblicata anch'essa su File770, Lacey si scusa con la comunità degli Hugo e della fantascienza per quanto avvenuto, spiegando che la cosa è accaduta molto gradualmente e alla fine si sono trovati a fare un lavoro di dossieraggio e di censura senza aver preso una specifica decisione al riguardo.
Ma Barkley e Sanford nel loro articolo credono poco all'ingenuità degli amministratori e alludono a grossi investimenti legati alla Worldcon che avebbero potuto essere messi in pericolo se gli amministratori dell'Hugo avessero creato problemi rifiutandosi di applicare quanto richiesto.
Peraltro, il regolamento del Premio Hugo prevede esplicitamente tra i motivi per cui una candidatura può essere bocciata l'osservanza delle leggi locali del paese in cui viene assegnato l'Hugo, così probabilmente in un'ipotetica Worldcon in Germania potrebbero essere scartate opere che inneggiano al nazismo. In definitiva, il problema andava considerato a priori quando si è accettata la candidatura di un paese nel quale il reato di opinione è previsto ed è piuttosto rilevante.
In questo caso si aggiunge l'insipienza dei gestori occidentali che non solo si sono adeguati alle richieste del paese ospitante, ma lo hanno fatto in modo superficiale e persino eccessivo, basti considerare l'esclusione di Babel di R.F. Kuang che pure è tranquillamente pubblicato in Cina, o quella di Paul Weimer, escluso dalla finale nella categoria autore non professionale per aver pubblicato foto di una vacanza in Tibet, quando poi indagando meglio risulta che la vacanza era in realtà in Nepal, mentre altri autori che in Tibet erano effettivamente stati non sono stati toccati. L'idea stessa che “andare in vacanza in Tibet” potesse essere motivo di esclusione appare un eccesso di valutazione da parte dei giudici (la Cina stessa incoraggia il turismo, anche in Tibet).
L'articolo di Barkley e Sanford è piuttosto lungo e non possiamo riportare qui tutti i dettagli e le conclusioni: rimandiamo all'originale su File770, dove si trovano anche la risposta di Kat Jones e la lettera di Diane Lacey e un articolo molto duro di Cora Bulhert.
A proposito di Kat Jones, ci è giunta ieri notizia dall'organizzazione della WorldCon di Glasgow che Jones ha rassegnato le dimissioni di amministratore degli Hugo ed è stata estromessa da ogni ruolo all'interno della convention.
1 commenti
Aggiungi un commentoPremesso che il Premio Hugo è morto nel 2001 (una data, un programma) tenere le convention in paesi dove esiste la censura può avere un senso dal punto di vista economico, non certo da tutti gli altri punti di vista.
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