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Dei quattro che avevano accompagnato la Sirena di Mendati nel suo ultimo viaggio tra le stelle, Atte Cutter fu il primo che se ne andò dal pianeta Ariadne. Quel mondo non gli interessava per nulla: divertimenti finti tra le finte vie di un paese finto, roba buona solo per i turisti; decisamente non faceva per lui. In quanto funzionario del Ministero per i Rapporti con le Specie Aliene non aveva abbastanza denaro per pagare un traghetto spaziale che lo riportasse a casa, ma in compenso aveva diversi privilegi. Mandò un messaggio alla Terra perché lo venissero a prendere. In attesa di partire si chiuse nella stanza d’albergo che Djardini era stato costretto a procurargli, dopo le insistenze di Johnny Cowson, e si mise a studiare tutti i rapporti che riusciva a trovare a proposito di Hyper Ouranos, del culto di Hames e in generale di tutta quella strana faccenda.

Da dove si trovava poteva connettersi soltanto alla rete locale di Ariadne, e il materiale disponibile non era gran che. Se avesse cercato informazioni su come preparare cocktail di bassa, media e alta gradazione alcolica, o se avesse avuto bisogno di un linimento della nonna per curare uno strappo muscolare provocato da un incidente durante il surfing sulle onde del mare, avrebbe trovato senz’altro quello che cercava, ma il tema dei meta-mondi e delle quasi-divinità che li abitavano, evidentemente, non era tra i più gettonati nel pianeta dei divertimenti. Che poi, la nonna in questione non poteva essere altro che un sistema di intelligenza artificiale, per giunta non particolarmente evoluto. Cutter riuscì comunque a scoprire qualcosa d’interessante.

Hames e Hyper Ouranos assomigliavano al dio buono e al dio malvagio di cui erano piene le tradizioni mistiche di moltissime razze, ma questo Cutter lo sapeva già. Chiese al sistema di creargli un resoconto statistico, da cui emerse che nel settantadue percento delle mitologie esaminate Hames era destinato a prevalere sul suo avversario, alla fine dei tempi; nei restanti casi i due dèi si sarebbero affrontati per l’eternità. Diverse religioni aliene sostenevano che non fosse possibile conoscere il vincitore finale, e una sola affermava che la vittoria sarebbe andata al dio malvagio. Incuriosito, Cutter chiese informazioni sulla strana specie che aveva inventato quella leggenda. Si trattava dei capellidi minori, una delle due razze intelligenti del sistema di Capella; tra le loro abitudini c’era la pratica del cannibalismo, e non soltanto in forma rituale.

Tutte le leggende attribuivano poteri soprannaturali alle due pseudo divinità. Per i siriani l’equivalente di Hames aveva schiacciato le orbite dei pianeti, rendendole circolari, mentre il suo avversario cercava di stirarle in modo che fossero il più possibile ellittiche. Strano, pensò Cutter: quel culto richiedeva conoscenze astronomiche abbastanza precise, per lo meno al livello della legge della gravitazione di Newton, oltre che la consapevolezza del fatto che un’orbita troppo eccentrica comporta variazioni stagionali estreme e quindi costituisce uno svantaggio per la vita. Anche il culto rigeliano presentava elementi interessanti dal punto di vista scientifico: il dio cattivo era responsabile del secondo principio della termodinamica, e spingeva qualsiasi sistema fisico verso stati di disordine, mentre il dio buono si comportava come un diavoletto di Mawell, riportando i sistemi stessi verso stati più ordinati. I rigeliani avevano smesso di essere religiosi quando la loro scienza si era accorta che il diavoletto di Maxwell, in realtà, non è in grado di aggirare davvero il secondo principio. Il braccio di ferro legato all’entropia era comune anche ad altre religioni. Il disordine, il caos, sembravano essere in molti casi lo scopo ultimo della divinità malvagia, soprattutto per quei culti in cui il trionfatore finale non era Hames. In tutti i casi, comunque, i due dèi esistevano al di là delle leggi fisiche, ed erano in grado di violarle in molti modi.

Cutter rimase colpito dal fatto che, tra tutte le razze note, solo i terrestri avevano inventato la leggenda di un dio onnipotente e onnisciente. Per ovvie ragioni logiche l’onnipotenza del dio buono escludeva l’onnipotenza di quello cattivo che, come risultato, era stato degradato al rango di demone. I terrestri, tuttavia, facevano parte del nutrito drappello dei popoli che non attribuivano sempre un carattere positivo o negativo alle due divinità. Visnu e Shiva si comportavano come il protettore e il distruttore, ma questi attributi erano utili all’armonia complessiva dell’universo, e non avevano precise connotazioni etiche. Qualcosa di simile esisteva nelle antiche religioni di specie molto evolute, come per esempio i denebiani. Insomma, che Hames fosse da appoggiare e Hyper Ouranos da osteggiare non era affatto ovvio.

Oltre alle credenze sulla natura dei due quasi dèi, Atte Cutter era interessato alla faccenda dei daeva. Demoni, diavoli, creature dell’abisso, ma anche angeli, protettori, entità celesti. Moltissime culture avevano sentito il bisogno di affiancare degli aiutanti alle loro divinità, una via di mezzo tra gli abitanti trascendentali del meta-mondo e quelli materiali che popolano il nostro universo. Secondo i falfeliani minori, ogni essere senziente deve presupporre che tutti gli altri siano daeva. L’unica salvezza è la fede cieca nella divinità suprema che, tra le altre cose, ha dettato personalmente le sacre scritture; questo, tra l’altro, garantisce che l’autore del libro sacro falfeliano non sia un daeva. In realtà il libro sacro fu contestato da eretici di varia natura, e venne abbandonato dopo tremila anni terrestri di guerre di religione.

Secondo quasi tutte le mistiche aliene, la caratteristica principale dei daeva emissari di Hyper Ouranos era la loro tendenza a mascherarsi, assumendo forme rassicuranti in modo da farsi accettare dagli abitanti dell’universo fisico: bellissime donne, bambini dall’apparenza indifesa, individui anziani o menomati, saggi, eremiti e quant’altro (ovviamente adattati all’aspetto dei diversi popoli). Cutter ripensò a Kotschey, l’unico essere che avesse conosciuto di cui si poteva dire con certezza che fosse un daeva. Non gli era sembrato un personaggio particolarmente rassicurante, ma forse, nel suo caso, Hyper Ouranos aveva creduto necessario fare un’eccezione. Nei documenti che trovava erano descritte decine e decine di tecniche per difendersi dai daeva. Secondo i mazariti ogni daeva si sarebbe mostrato nel suo reale aspetto se il fedele gli si fosse accostato tenendo le code intrecciate e il pungiglione del veleno proteso in avanti: una tecnica difficilmente utilizzabile da un umano.

Fu interrotto da un messaggio personale che arrivava dal suo ufficio sulla Terra.

Da: Ministero Solariano per i Rapporti con le Specie Aliene

A: Dott. Athanasius Cutter

Oggetto: Ripristino delle mansioni d’ufficio

Gentile dottor Cutter, lei è invitato a presentarsi a questo ufficio non appena le circostanze glielo permetteranno. A tale scopo, per accelerare l’iter del processo, le è stata riservata la nave Electra Persei, che sarà a sua disposizione al terminal dell’ascensore spaziale di Epsilon Eridani IV (Ariadne) il giorno 15.22.324 dalle ore 30.33 T.U. Per definire i dettagli della sua partenza, la invitiamo a mettersi in contatto quanto prima con il Dott. Marshall Taylor, all’indirizzo: MTay@HeartOfTheEarth.

Marshall Taylor era un uomo dall’aspetto insignificante. Tozzo, rettangolare (se mai un essere umano può essere definito così), con il viso glabro e inespressivo; apparve a Cutter al di sopra di una piattaforma comunicativa, sotto forma di proiezione olografica.

– Lei è il dottor Taylor, suppongo. Il mio ufficio mi ha pregato di raggiungerla a questo indirizzo.

Taylor chinò la fronte di mezzo millimetro, un gesto il cui significato sarebbe sfuggito a molte razze non umane.

– Mi parli dei dettagli della mia partenza da Ariadne – proseguì Cutter. – Sono ansioso di conoscerli. Mi hanno detto che mi è stata messa a disposizione una nave, la Electra Persei…

– Nave… non esageriamo. È una long travel boat di dimensioni molto ridotte. Può trasportare quattro persone, ma lei sarà da solo. A parte il sistema automatico di bordo, naturalmente.

Cutter non era un esperto di astronavi, non aveva la minima idea di che cosa fosse una long travel boat, ma fece finta di saperlo. Taylor aveva assunto un tono mellifluo, affettato, e questo significava che aveva compreso il rango del suo interlocutore.

– Certo, una long travel boat. Sarebbe stato uno spreco mandarmi una nave con equipaggio.

– Più che uno spreco, sarebbe stato impossibile. Il ministero da cui lei dipende non ha i fondi necessari per acquistarne una.

Era evidente che gli toccava adattarsi. Taylor proseguì.

– A bordo troverà tutto quello che le può servire, inclusa una connessione diretta con un importante hub di comunicazione, anche se al momento non saprei dirle quale. Il computer di bordo dispone di un astro navigatore di ultima generazione. Potrebbe servirle nel caso dovesse deviare dalla rotta prevista, per qualsiasi ragione. Tenga conto che le autorità si aspettano un suo rientro sollecito, diciamo entro una settimana da questo momento. C’è un’altra cosa che devo dirle.

– E cioè?

– Il comando vorrebbe che lei facesse una piccola deviazione fino al pianeta Taurus, in orbita intorno alla stella HD101364. La cosa dovrebbe allungare il suo viaggio al massimo di due giorni. Dovrebbe presentarsi al signor Saskia Muni, residente nell’hotel Persefone di Tauritius, la capitale del pianeta. Il signor Muni le consegnerà un reperto destinato a Ranko Bdeno, che credo sia un suo collega.

Bdeno era un amarillomorfo che lavorava a due uffici di distanza dal suo. La sua fisiologia gli permetteva di respirare l’aria terrestre senza neppure arricchirla di ossigeno o di altri gas; anche la gravità della Terra era adatta alle sue esigenze, e malgrado l’aspetto assolutamente non umano ormai tutti, al Ministero terrestre dei Rapporti con le Specie Aliene, si erano abituati a trattarlo come uno di loro. Cutter fece un cenno di assenso.

– Va bene. Non ho niente in contrario.

Poi interruppe la comunicazione.

L’ascensore spaziale di Parvati era sontuoso perfino rispetto agli standard terrestri ma Cutter ci fece poco caso, immerso com’era nei suoi pensieri sui meta-mondi, le quasi divinità che li abitavano e i loro servitori daeva. Quando entrò nel complesso a terra, prima di imbarcarsi sull’ascensore, una gentile signorina in abiti succinti si presentò per prendersi cura di lui e gli offrì un cocktail. Cutter non aveva più l’età per lasciarsi coinvolgere da quel tipo di marketing. Forse vent’anni prima avrebbe trovato interessante l’accoglienza, e magari avrebbe scherzato un po’ con la ragazza; invece l’unica cosa che seppe chiederle fu:

– Come faccio a trovare la mia nave, la Electra Persei?

La ragazza gli sorrise.

– È una nave da crociera?

– No – rispose Cutter – mi hanno detto che si tratta di una long travel boat. Lei sa che cosa significa?

– Non proprio. Sono una specialista di terza classe in intrattenimento, bevande di lusso e conversazione leggera. Questo significa che la classificazione delle navi spaziali non rientra nelle mie competenze. Se vuole la faccio parlare con il comandante della sezione orbitante dell’astroporto. Prima, però, le suggerisco di guardare il pannello luminoso che troverà nell’hangar principale. Sono riportate tutte le navi attraccate in questo momento ai moli con i loro nomi, le rispettive classi, e gli orari di partenza (per quanto riguarda le navi di linea). Accanto al nome della sua nave dovrebbe esserci scritto il molo di accesso. Toccando con il dito il nome della nave, le appariranno altre informazioni utili: il nome dell’armatore, l’anno di costruzione, la data dell’ultima verifica del funzionamento dei motori gravitazionali, la classe di abilitazione al trasporto passeggeri, l’eventuale presenza a bordo di entità viventi aliene o comunque pericolose. Vuole che la intrattenga, adesso? Le piacerebbe che parlassimo dell’ultimo festival della canzone solariana, che si è tenuto la settimana scorsa al Casinò di Giapeto? È stato interessante. Era d’accordo sull’attribuire la vittoria a Phungus Devasti? Come ha reagito quando il gruppo degli Animalia 14.0 ha spaccato l’arci-piano dell’orchestra e ha fatto cadere il presentatore André Delormes procurandogli la frattura del bacino?

– Guardi, proprio in quel momento ero in mezzo a una battaglia spaziale contro entità quasi-mistiche, e non ho visto niente di quello che la appassiona.

La ragazza sembrò mettere il broncio, ma naturalmente non era chiaro se fosse una manifestazione di interesse per Cutter o un atteggiamento studiato per fare colpo sull’interlocutore.

– Non deve appassionare me! Secondo le istruzioni che mi hanno dato dovrebbe appassionare lei. Lei non è il signor Athanasius Cutter, residente sulla Terra? Mi sa che hanno sbagliato a profilarla…