Murray Leinster, prolificissimo scrittore di romanzi di fantascienza (ma anche di gialli, western e romanzi rosa) diede alle stampe, nel 1934, un romanzo breve dal titolo Sidewise in Time, tradotto in italiano come Bivi nel Tempo. La vicenda narra di strani fenomeni che accadono in diverse zone degli Stati Uniti dove compaiono, legionari romani, vichinghi, cinesi, uomini primitivi accompagnati da foreste preistoriche e altri mutamenti del paesaggio. Il protagonista è un professore universitario che, pistola alla mano, raduna un manipolo di suoi studenti trasformandoli in una piccola squadra di esplorazione/salvataggio poiché, essendo un genio matematico non euclideo, ha intuito la portata di quello che sta accadendo ed ha un suo preciso piano. Le strane apparizioni non sono altro che bolle che mettono in contatto gli USA moderni con altre linee temporali e lui, furbone, vuole entrare in una di esse per modificare il futuro divenendo l’imperatore del passato.

Se tra tanta produzione di Leinster questo rimane una delle opere più citate lo dobbiamo al fatto che è valsa all’autore il titolo di “Inventore del Multiverso”.

Guardando bene l’utilizzo della tematica nel racconto ci accorgiamo che il concetto di Multiverso nasce come totale negazione della linearità del tempo stesso sconvolgendo l’idea della linea temporale intesa come freccia unica e mono orientata aprendosi invece alla possibilità della coesistenza di linee temporali alternative tra le quali muoversi.

Ovviamente un simile escamotage narrativo è allo stesso tempo stimolante e pericoloso poiché le varianti del multiverso permettono varianti narrative infinite capaci di sconfinare anche in veri e proprio loop narrativi (Ricomincio da Capo parla di multiverso? Oppure…)

Progredendo, però, il multiverso nella fantascienza è diventato non solo un coacervo di linee temporali ma anche di vere e proprie alternative esistenziali, ovvero la possibilità di descrivere universi alternativi in cui esistono varianti degli esseri umani di qualsiasi tipo. Per fare un esempio veloce, nel film Guida Galattica per gli Autostoppisti, l’utilizzo del motore a improbabilità infinita dell’astronave mostra la mutazione dei personaggi in diverse, e fantasiose, versioni alternative.

Del multiverso, poi, si sono appropriati gli sceneggiatori di fumetti, rendendolo il protagonista assoluto di saghe quali Crisis On Infinite Earth, quella che la DC Comics utilizzò per fare piazza pulita di linee narrative obsolete e difficili da giustificare nella gestione del parco testate a metà degli anni ottanta.

Poteva, dunque, non sbarcare anche al cinema quando i comics hanno tracimato su grande e piccolo scherno? La serie della DC ha avuto addirittura una versione (adattamento) in una serie, e anche la Marvel ha utilizzato il concetto soprattutto nel finale della Infinity Saga e poi nelle fasi seguenti (specialmente con la serie a cartoni What If).

Però, se il multiverso può risultare utilissimo nello sperimentare nuove versioni di vecchi personaggi o addirittura riportare da una linea temporale alternativa personaggi morti in un’altra (facendo la felicità degli sceneggiatori seriali), è anche uno strumento da usare con parsimonia.

Quanto pathos possiamo avere per la morte di un eroe/personaggio se sotto sotto sappiamo che prima o poi risbucherà fuori, anche se magari con un carattere lievemente cambiato?

Hollywood stessa ha deciso, nel 2023, di premiare l’idea del multiverso assegnando l’Oscar a Everything, Everywhere All At Once, film girato dai cosiddetti “Daniels”, interpretato da Michelle Yeoh e prodotto dai Fratelli Russo (quelli di Endgame).

Complice il fatto che si trattasse di un film indipendente, la pellicola è cresciuta con il passaparola per poi arrivare all’ambita statuetta. Ma se le premesse potevano far pensare ad un film di fantascienza in realtà la storia parla di tutt’altro.

In EEAAO (meglio usare l’acronimo) il multiverso è una modalità narrativa presa a prestito dalla fantascienza, così come il wuxiapian (forse sarebbe meglio parlare di gongfupian, che definisce i film di arti marziali senza utilizzo di armi cavalleresche) che la protagonista utilizza per sconfiggere i suoi avversari sottintende tutt’altro.

Una delle chiavi di lettura del film, infatti, porta a pensare che il multiverso messo in scena, in realtà, esista solo nella mente della protagonista che si trova sull’orlo di una crisi familiare per problemi economici, lavorativi e di convivenza con una figlia adolescente che afferma la propria indipendenza.

Una simile ottica sull’utilizzo del multiverso è estremamente interessante. Chiunque si sia trovato a dover prendere una decisione nella propria vita si è scontrato con il concetto di “bivio” perché sa che una volta intrapresa una strada è impossibile tornare indietro per percorrerne un’altra alternativa. Quante volte prima, durante e dopo un evento decisivo che ha rappresentato una svolta importante della nostra vita abbiamo soppesato le eventuali possibilità, le varianti, le conseguenze, desiderando tornare indietro a cambiare qualcosa, mentre le emozioni diventavano tempesta e sembrava quasi che la sanità mentale ci naufragasse dentro?

Mi chiedo se Leinster abbia mai pensato ad una simile accezione del multiverso, alla drammatizzazione mediante strumenti fantascientifici di una vita ordinaria con problemi quotidiani apparentemente insormontabili, quasi la realizzazione del desiderio di sfuggire a inevitabili scelte condizionanti per vivere l’utopia di una vita in cui ogni variante è sempre possibile.

La fantascienza apre porte su altri mondi da sempre, e anche se può confortarci il pensiero che da qualche parte ci sia un altro noi che magari ha combinato meno casini (o forse di più) e in “quel momento” ha imboccato la strada che noi abbiamo rifiutato, alla fine, però, non possiamo che accettare per noi stessi e per la nostra vita il  percorso dal quale non possiamo più tornare indietro lasciando che il multiverso resti solo speculativo per gli scienziati o, tuttalpiù, un interessante esercizio di immaginazione per fantasticare prima di addormentarsi e magari scivolarvi dentro nei sogni.