Sono molto emozionata perché, ve lo confesso, nutro una grande ammirazione per il Professor Dario Bressanini  chimico e divulgatore scientifico italiano, attivo come saggista e sul web come blogger e youtuber che incontriamo oggi per Lucca Comics and Games 2023 in occasione dell'uscita del suo libro Doctor Newtron. La scienza nel fumetto, disegni di Luca Bertelè, Feltrinelli, 2023”.

Foto: Tino Barletta
Foto: Tino Barletta

Il professor Bressanini arriva in orario nonostante sia quasi fradicio: il maltempo ancora imperversa. La sala è affollata, siamo in tanti a voler ascoltare dal vivo questa voce ormai amica, ormai quasi “di casa” che per anni ci ha aiutato a dipanare la matassa delle notizie false e tendenziose sull'alimentazione e sui prodotti chimici.

La chimica… la scienza… grandi protagoniste della nostra vita eppure spesso così temute.

Nei fumetti spesso da Ragni Radioattivi o da Raggi Gamma si trovano le origini dei nostri super eroi, ma cose si pone l'immaginario collettivo nei confronti della scienza?

Bressanini ci parla subito del suo amore per la scienza nato in gioventù leggendo i Fantastici 4. Prima leggeva Topolino e Il Giornalino, poi in vacanza in Liguria un ragazzino più grande gli prestò un albo dei Fantastici 4 e conobbe la figura di Reed Richards che dei quattro è uno scienziato. Bressanini decise quindi che avrebbe studiato per diventare come lui e pian piano, crescendo negli studi, è diventato un chimico. E questa, dice Bressanini è la sua personale “origin story”.

Molti ragazzi hanno deciso di intraprendere studi universitari grazie all'emulazione. Un po' come il cosiddetto effetto “Dana Scully” che ha portato molte ragazzine spettatrici di X-Files a studiare varie scienze applicate. 

A sinistra Linda Lercari, a destra Dario Bressanini (foto: Tino Barletta)
A sinistra Linda Lercari, a destra Dario Bressanini (foto: Tino Barletta)

Bressanini pensa che nella cultura popolare, nella cultura di massa, questa emulazione sia una cosa molto positiva anche se non tutte le serie (cartoni animati, fiction o fumetti) siano sceneggiati correttamente. Non sempre gli sceneggiatori si documentano accuratamente e bisogna cercare di sospendere l'incredulità e godersi comunque l'intrattenimento.

Inoltre c'è da considerare che nella golden age della fantascienza gli scienziati erano considerati in modo positivo, nella silver age invece in modo negativo: lo scienziato della fantascienza di quei tempi è cattivo, sgraziato, desideroso di distruggere il mondo. 

Per esempio Bressanini cita Fritz Haber che, nonostante il Nobel e la creazione dei fertilizzanti chimici che hanno aiutato nella produzione agricola di massa per il sostentamento umano è ricordato negativamente nell'immaginario collettivo come l'inventore della Guerra Chimica.

Utopia o distopia? Per Bressanini Utopia: vuole sperare in un po' di positività nonostante le previsioni sin troppo fosche.

Immaginario popolare e scienziati che producono droghe. La mia domanda per Fantasciena..com è precisa. Ultimamente abbiamo visto serie televisive di successo e film con ottimi risultati al botteghino quali Breaking Bad o il nostrano Smetto quando voglio. In questi casi i chimici e gli scienziati coinvolti, nonostante i buoni propositi iniziali, si ritrovano a produrre droghe sintetiche di largo consumo. Perché? Perché questo spunto?

Bressanini annuisce e apprezza la domanda. La sua risposta è chiara e articolata. Perché i prodotti chimici fanno paura. In commercio molti alimenti sono etichettati con un “senza prodotti chimici” che non vuol dire assolutamente niente, ma attirano il consumatore. La chimica fa paura. Lui stesso ha vissuto vicino a Seveso la cui terribile nube fortunatamente non arrivò sino al suo paese. Per tutti Seveso o il disastro di Bhopal  con le sue migliaia di morti sono stati il campanello d'allarme che ha fatto scattare questa paura.

Inoltre la chimica identifica una intera industria. Si parla di industria chimica e da questo a “malefatte dell'industria chimica” il passo è breve.

Eppure la chimica fa cose bellissime, non per niente la cucina è chimica a tutti gli effetti.

La conversazione si sposta quindi da come Bressanini è diventato da scienziato chimico a divulgatore scientifico. Il tutto comincia con articoli sporadici nel 2003 sulla rivista Le scienze, il suo primo articolo fu su un fumetto Paperino chimico pazzo di Carl Barks. Però la gente ha cominciato a conoscere Bressanini solo dopo il canale Youtube. Fu il figlio, Simone, ha suggerire al padre di creare un canale di divulgazione scientifica perché prima era solo su Facebook. 

Simone Bressanini spiegò al padre che Facebook era un canale frequentato solo da “vecchi” e in effetti le statistiche lo confermano. I fruitori medi di FB sono dai 35 anni in su. Dal 2016 quindi Bressanini ha aperto il suo canale e ne è molto soddisfatto.

Gli piace moltissimo insegnare ai giovani e non disdegnerebbe di collaborare a un programma televisivo, nonostante pensi che la divulgazione sia più capillare attraverso i social anche il mezzo televisivo ha la sua importanza e la sua fascia di utenza.

I social sono fondamentali, è vero, e lui è su Youtube, Instagram, e il fu Twitter ora diventato X.

Ed è proprio con questo social che vorrei chiudere il pezzo.

Perché Bressanini osserva che non si può più dire “Ho scritto un tweet” ma si deve dire “Ho scritto un X” ed è bruttissimo da dire. Mi complimento con lui e gli dico che mi ha ispirata. In effetti in questa epoca, purtroppo, di “analfabetismo di ritorno” o “analfabetismo funzionale” mi viene in mente che coloro che scrivevano una X erano proprio coloro che non sapevano leggere e scrivere. Affascinante e terribile, perciò ringrazio personalmente il professor Dario Bressanini per il suo contributo nella lotta verso una più consapevole e diffusa cultura.