Valutazione tecnica

Jamie Catto e Duncan Bridgeman, i due musicisti che stanno dietro al progetto 1 Giant Leap, si sono conosciuti qualche tempo fa a Brighton, nell’appartamento di un comune amico. E’ stato lì che hanno scoperto di avere in comune un grande amore per due album che hanno avuto sulla musica un’influenza universale: “My life in the bush of ghosts” di David Byrne e Brian Eno e “Passion”, la colonna sonora scritta da Peter Gabriel per il film di Martin Scorsese “L’ultima tentazione di Cristo”. In quell’occasione i due parlarono anche di musica, tecnologia, viaggi, dell’universo e del loro comune sogno di viaggiare per il mondo registrando e filmando quanti più personaggi da loro ammirati nel campo della musica, dell’arte, della scienza, della letteratura e della filosofia riuscissero a trovare, individuando un’unità nella diversità.

Il mondo raccontato da 1 Giant Leap è fatto di una miriade di contributi, di piccoli e variopinti tasselli, ognuno dei quali acquista il suo senso proprio dallo stare in mezzo agli altri. Al mondo c’è posto per tutti, e deve esserci spazio per tutti. Tecnologia e tradizione, ricchezza e povertà, istinto e razionalità, Occidente e Oriente: tutto è uno, tutti siamo uno, racchiusi in un unico abbraccio, in una sola anima, in un solo unico passo da gigante.

Ma parallelamente al senso complessivo di un progetto come questo, va sottolineata la sua enorme valenza artistica e culturale. Il giro del mondo di 1 Giant Leap ha attraversato continenti diversi, dall’Australia all’Africa all’Asia, e coinvolto musicisti celebrati come Stewart Copeland, Andy Summers (già rispettivamente batterista e chitarrista dei Police), Robbie Williams, Brian Eno, Baaba Maal, Maxi Jazz dei Faithless, Michael Franti, Grant Lee Philips, Michael Stipe, Horace Andy, Neneh Cherry, le Mahotella Queens, Tim Booth dei James, Speech degli Arrested Development, DJ Swamp, Hariprasad Chaurasia, Whirimako Black, Soweto String Quartet, Asha Bosle, Revetti, Ulali, Eddi Reader, Mandolin U. Srinivas e Linton Kwesi Johnson. A loro vanno aggiunte personalità prestigiose dell’arte, della cultura e della politica come gli scrittori Kurt Vonnegut e Tom Robbins, attori come Dennis Hopper, attivisti politici e sociali e fautori dello sviluppo sostenibile come Anita Roddick, Lynne Franks, Mustapha Tettey Addy, Gabrielle Roth, Ram Dass, Fred Reed. Le loro voci, le loro idee, la loro musica sono state catturate e incise in un computer che con il passare dei giorni assomigliava sempre di più a uno scrigno delle meraviglie, pescando nel quale era possibile ascoltare i contributi registrati in precedenza dagli altri musicisti che Catto e Bridgeman avevano già incontrato lungo il loro cammino. Le loro tracce base si arricchivano via via di incontri, conversazioni, jam session improvvisate, cerimonie catturate all’istante, gentili ed estemporanee partecipazioni musicali. Così un suonatore Sarangi in India ha potuto suonare sui ritmi registrati una settimana prima da un percussionista ugandese ed ognuna delle 12 tracce che compongono l’album ha potuto crescere e svilupparsi così come circolava per il mondo. Così Michael Stipe e la celebrata cantante indiana Asha Bosle hanno potuto duettare su “The way you dream” nonostante risiedano a migliaia di chilometri di distanza.

Catto e Bridgeman hanno viaggiato per il mondo registrando tutti gli artisti su un’attrezzatura digitale come base per un film e un album in dodici capitoli. Ogni capitolo del film corrisponde ad una traccia sull’album ed esplora un tema come “Maschere e ruoli”, “Morte e cambiamento”, “Libertà ed innocenza” e “L’ombra e l’ispirazione”, “Dio”, “Sesso e saggezza”, “Denaro”, “Unità”, “Confronto”, “Felicità”. Avendo girato materiale in abbondanza, dalle strade di New York alla giungla del Ghana, dalle montagne del Nepal ai deserti del Rajsthan, il risultato finale è un qualcosa di completamente nuovo, una via di mezzo tra un documentario e un video pop. Ma forse, nel suo significato più potente, 1 Giant Leap è il manifesto filmato e sonoro di quello che il nostro pianeta è e vorrebbe essere, è un volo d’angelo capace di racchiudere in un battito d’ala i miliardi di corpi, di anime, di vite, di storie che ogni giorno si intrecciano tra loro, e i cui destini sono inevitabilmente e inestricabilmente legati. Esplorare l’unità all’interno della diversità, dicono Catto e Bridgeman. Un solo mondo, una sola voce, fatti dai mondi e dalla voce di tutti.

Extra

Modalità Juxe Box, Making of