Cielo è un romanzo distopico che si apre su scenari abbastanza consueti: una città serrata in una morsa di degradazione postapocalittica, un disastro sociale creato da un governo di ultradestra, un social network utilizzato come anestetico per la popolazione; e alcuni personaggi che si dibattono tra un presente di devastazione e un passato di ricordi, attraverso i quali chi legge viene edotto su cosa ha portato al disastro.
In tale cornice, che ormai non possiamo che definire mainstream, Piia Leino costruisce un intreccio che, sebbene sia esso pure un po' scontato per chi abbia letto più di qualche distopia, contiene elementi di interesse che spingono a proseguire la lettura.
Una ragione di sicuro fascino è l'ambientazione. Quella "reale" è una Helsinki consegnata a rovine dai contorni abbacinanti; a mercatini delle pulci nei quali un contenitore pulito può salvare la vita e un paio di sneaker arancioni spiccano come diamanti; a biblioteche vuote come spelonche, a piante che slargano le crepe. (Relativamente a questa ambientazione: il romanzo sancisce l'ingresso della Finlandia nel catalogo Voland, ed è chiuso da una nota della traduttrice, molto interessante). Anche Cielo, la realtà virtuale immersiva in cui gli ambienti sono prevedibilmente perfetti, patinati fino al pacchiano, troviamo guizzi interessanti: come la ricerca di emozioni attenuate, rasserenanti e soporifere, subentrate a un'eccitazione ormai insostenibile; o come la modalità "invisibile" prediletta dalla maggioranza degli utenti, grazie alla quale le scenografie frequentatissime risultano ugualmente deserte; una triste estremizzazione, questa, del solipsismo intrinseco nel mezzo tecnologico, solipsismo ormai sposato pienamente, senza più nemmeno fingere succedanei come avatar o cose simili.
In questo quadro, abbiamo la storia di un risveglio: il giovane Akseli, ricercatore universitario che consuma audiovisivi dei primi Duemila per fingere un lavoro che gli dia accesso incondizionato a Cielo, vi incontra Iina. La donna, compagna di uno sviluppatore della realtà virtuale, erra negli scenari e ricorda intanto il suo passato: la perdita di suo fratello Marius che fu oppositore al regime, la fuga della famiglia oltre il muro che tiene in salvo i dissidenti, il modo in cui tutto è crollato… Dopo il primo incontro, nel quale Iina manifesta il proprio anticonformismo e per questo colpisce Akseli, i due decidono di incontrarsi davvero, in città, e iniziano presto una relazione che li risveglia al mondo, in questo aiutati da una nuova sperimentazione universitaria alla quale Akseli si è prestato, e che forse non è quello che lui crede che sia…
Il personaggio di Iina è senza dubbio quello che svetta nel testo: una ragazza che troviamo ad arrancare tra una zuppa di scarafaggi e un espediente, ma che gradualmente esibisce la sua forza, legata al desiderio, desiderio puro e vitale, sia esso di ribellarsi, di riunirsi alla famiglia salva oltre il muro, semplicemente di stare bene. A innescare questo desiderio, a dargli forza e sostanza, sono le necessità del corpo, la sensualità, l'energia corroborante che scaturisce da (ma che a sua volta genera) una sessualità attiva e vera anche nelle goffe imperfezioni; ben diverse da quelle di Cielo, ma superiori, perché vere. È il corpo che ne dà contezza: il corpo con la sua sapienza rende inutili le analisi e le elucubrazioni, ricorda allo spirito ciò che in fondo non ha bisogno di spiegazioni, e gli mostra la via, scansando una psiche danneggiata, colonizzata, abusata, resa psicotica… e recuperabile proprio grazie alla connessione diretta tra corpo e spirito, che la guarisce.
Questo mi pare l'elemento più interessante del romanzo di Piia Leino, che per il resto viaggia su binari battuti, e chiama in causa tòpos della catastrofe in un modo a volte confuso e poco convincente, intervallandoli tuttavia con lampi di originalità e personalità, ispiratori, che restano in mente e illuminano dettagli del mondo che ci circonda. Una buona distopia, in fondo, serve essenzialmente a questo.
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