La questione di Alessandro Montoro mi ha dato da pensare, ultimamente. Mi è venuto naturale riflettere su quanto sia cambiato, grazie alla tecnologia delle comunicazioni, l’approccio alla fantascienza nel mondo del fandom italiano, cioè degli appassionati organizzati in una rete.

Per chi si è appassionato negli stessi anni in cui sono rimasto invischiato io, tra la metà dei Settanta e l’inizio del decennio successivo, la fantascienza era una passione totalizzante, lenta e ingrata. I fan leggevano raramente fuori dal genere, scrivevano (a mano o a macchina) raccontini destinati a essere letti da poche decine di conoscenti e comunicavano tra loro tramite Poste Italiane.

In pratica: ci abbonavamo tramite versamenti su bollettino postale a fanzine che arrivavano nella buca delle lettere con cadenza trimestrale, o quadrimestrale. Chi curava una fanzine (ne sono nate e morte centinaia, tra gli anni Cinquanta e gli Ottanta) riceveva, da corrispondenti che non aveva mai incontrato, pagine e pagine di racconti dattiloscritti – quando non erano manoscritti – che doveva impaginare ricopiandoli a macchina, più avanti con qualche sistema di scrittura e infine con i primi personal computer; dopo di che ne tirava una serie di copie con una macchina per ciclostile (fino ai tardi anni Settanta), o una fotocopiatrice, poi assemblava fascicoli, pinzava e imbustava, scriveva indirizzi e li consegnava a un ufficio postale per la spedizione.

Cosa comportava questo sistema, che oggi ci sembra la preistoria dell’editoria amatoriale, per un esordiente?

Innanzitutto, oltre a leggere i libri delle case editrici, dovevi spendere qualche lira per le fanzine. Si sceglieva a quale fanzine abbonarsi, leggendo la rubrica a esse specificamente dedicata sul Cosmo Informatore, il bollettino editoriale gratuito della casa editrice Nord. In quegli anni Urania era veramente al minimo della forma; benché vendesse più copie di adesso, ristampava soprattutto titoli del passato, e per scelta dei curatori Fruttero e Lucentini era pregiudizialmente chiusa agli autori italiani. Dopo di che, l’aspirante autore (le autrici donne erano un’infima minoranza) spediva il suo raccontino a un curatore o all’altro, e riceveva una risposta magari dopo qualche settimana.

Non avrei neanche bisogno di specificare che il livello di questi racconti pubblicati sulle fanzine era nella maggior parte dei casi davvero elementare: una rimasticatura di temi e situazioni assorbiti dalla science fiction americana, che serviva più a dimostrare di aver compreso la lezione di una fantascienza ortodossa e conservatrice, piuttosto che inseguire l’originalità che avrebbe portato a una via italiana alla fantascienza.

Ripeto: era un mondo lento. Chi aveva la volontà, o l’ambizione, di trovare un pubblico, si incamminava su una lunga strada.

Se confronto questo con quello che Alessandro Montoro rappresenta, non posso trattenermi dal sorridere. Certamente non perché sono l’editor che, finora, gli ha respinto più racconti, ma perché il suo esordio è un caso emblematico di quanto i tempi siano cambiati.

Sicuro, occorre considerare la sua volontà di affermarsi su un pubblico di lettori, e di questa ne ha senz’altro, però il suo è il caso emblematico di chi riesce a sfruttare al meglio i meccanismi del fandom. C’è anche il fattore Delos Digital, cioè una casa editrice con un eterogeneo e vasto catalogo di ebook di diversi generi letterari, che è riuscita a mettere in piedi un processo selettivo degli autori snello quanto efficace. Come non tenere in conto, tuttavia, che Montoro ha esordito a ottobre 2021 nella collana Ucronica, sei mesi dopo aveva già cinque titoli in catalogo in quattro diverse collane, e mentre scrivo è arrivato a undici soltanto presso Delos Digital, per il quale esce anche questo Gli abissi dei Porci?

Per me è un fenomeno interessante, perché non si tratta di materiale scritto in precedenza e tirato fuori da un cassetto, bensì di testi composti strada facendo, adattandosi al carattere delle varie collane e alle richieste dei curatori, ampliando l’ambito di interesse letterario e senza scoraggiarsi quando un editor respinge un racconto – o anche più di uno.

Credo che questa volontà di adattamento, di evoluzione sia più unica che rara nel nostro fandom.

Adesso Alessandro Montoro arriva al primo romanzo e approda alla neonata collana Nuova Frontiera, dedicata a nuove proposte, nuovi autori, nuovi titoli. Perché nonostante tutto ciò che già ha pubblicato, non si può negare che Montoro sia ancora un autore nuovo.

Il titolo del romanzo è d’impatto, attira l’attenzione. La trama dimostra una conoscenza dettagliata dei tópoi della fantascienza, con astronavi aliene, extraterrestri umanoidi, virus sconosciuti e un programma di fiction che sembra avere incredibilmente anticipato ciò che succede.

Il romanzo è una prova importante, un oggetto letterario molto diverso dal racconto – e tutti sappiamo che in Italia il pubblico predilige le opere lunghe. Mi auguro che questa pubblicazione consacri definitivamente il suo autore nel pantheon della fantascienza italiana.