Questa volta torniamo alla fantascienza degli anni ’50 con un piccolo gioiello in bianco e nero del genere: si tratta de Il mostro magnetico (The Magnetic Monster), un film Usa del 1953 diretto dal regista tedesco Curt Siodmak, che è divenuto negli anni un cult.
La durata è di 79 minuti mentre la sceneggiatura è dello stesso Siodmak e di Ivan Tors. Il budget è stato di circa 105.000 $., una cifra considerata bassa anche per l’epoca.
Siamo in una grande città americana, in California, e la vita si svolge normalmente in un giorno d’estate (il 18 luglio) quando un fatto insolito avviene in un negozio che vende elettrodomestici: tutti gli orologi presenti si sono bloccati insieme sulla stessa ora, le 24 e 12 (mentre nel film sono le 9 del giorno dopo) e tutti gli articoli di metallo che sono in vendita risultano magnetizzati. I due commessi, un uomo e una donna, sono spaventatissimi.
Il proprietario allora chiama la Ripartizione Energia Elettrica che si rivolge a sua volta all’Ufficio Investigazioni Scientifiche (UIS), che manda il dottor Jeffrey Stewart (Richard Carlson) e il dottor Dan Forbes (King Donovan) ad indagare cosa stia accadendo a via Lincoln 918, dove ha sede il negozio.
Utilizzando dei contatori Geiger i due risalgono alla fonte: si tratta di un ufficio situato al piano di sopra. Infatti lanciando oggetti metallici verso l’alto restano incollati al soffitto.
Entrati trovano vari apparecchi scientifici più una persona priva di vita. Oltre al campo magnetico c’è una forte radioattività.
L’isolato viene circondato dalle forze dell’ordine per recuperare il materiale radioattivo. Nella stanza sono misurati 400 mR che alla fine si scoprono provenire da un contenitore metallico vuoto.
Tutti i dati vengono passati ad un elaboratore elettronico che però fallisce nel ritrovamento. Viene diramato allora un allarme pubblico per individuare qualsiasi disturbo agli apparecchi elettrici prodotto dal campo magnetico dell’elemento scomparso.
Un tassista sente gli annunci radio e chiama l’UIS perché il suo taxi si è fermato dopo aver accompagnato un cliente in aeroporto. La vettura risulta magnetizzata. Contemporaneamente l’aeroporto avverte fortissime interferenze nelle comunicazioni radio.
I due si recano allo scalo e interrogano il tassista sul cliente che aveva una strana borsa a cui era molto attaccato. Tramite il contatore Geiger si risale al volo e al passeggero che risulta un famoso fisico. Il volo viene richiamato indietro mentre un motore si ferma causa interferenze magnetiche.
All’arrivo in aeroporto gli investigatori salgono sul velivolo, dopo averlo fatto evacuare, e interrogano il fisico, .
Si tratta del dottor Howard Denker (Leonard Mudie) che ha una malattia da radiazioni e porta sempre con sé, non separandosene mai, una valigetta. L’uomo senza vita era il suo collaboratore.
Lo scienziato comunica ai due agenti investigativi di aver creato nel corso dei suoi esperimenti un nuovo isotopo artificiale che ha chiamato “serranio” e che poi ha bombardato con particelle alfa (cioè nuclei di elio ionizzato) per esattamente otto giorni e otto ore, cioè 200 ore (questo è il valore utilizzato nel film originale). Dopo questo trattamento l’isotopo è diventato “unipolare” e magnetico.
Tuttavia, poi, ha scoperto che questo nuovo elemento transuranico è intrinsecamente instabile e che assorbe energia elettrica dall’ambiente esterno raddoppiando di dimensioni esattamente ogni 11 ore. Ma ogni volta che questo succede rilascia mortali radiazioni nell’ambiente accompagnate da un intensissimo campo magnetico, che rende conto quindi dei fenomeni avvenuti nel negozio. Dopo ogni scorpacciata di energia, ad ogni ciclo, le dimensioni raddoppiano. Grazie alle proprietà della funzione esponenziale si può prevedere che in poche settimane le dimensioni saranno tali da aver effetto sul periodo di rivoluzione della Terra intorno al suo asse con il rischio che il pianeta esca dalla sua orbita.
Il fisico voleva lavorare inosservato con il suo assistente per non condividere la fama della scoperta.
L’elemento viene prelavato con ogni precauzione dalla valigetta e trasportato nel ciclotrone della locale Università. Dopo una stucchevole parentesi domestica Stewart giunge all’Università che è stata nel frattempo circondata dai militari a causa di una esplosione, anzi di una implosione dovuta all’isotopo che ha assorbita tutta l’energia del ciclotrone stesso.
Al microscopio elettronico viene dunque analizzato il materiale e come interagisce energeticamente con l’esterno. Stewart dice che si tratta del “segreto della creazione” del sistema solare.
Si verifica che dandogli in pasto energia elettrica aumenta le dimensioni e per un po’ si placa.
Facendo i calcoli, tramite un super computer, i due scienziati investigatori giungono alla conclusione che si potrebbe usare un bombardamento energetico di 900 milioni di volt per scindere l’elemento radioattivo instabile in due elementi non radioattivi stabili. Tuttavia per farlo servirebbe una enorme energia elettrica. La sola speranza di riuscita è in un generatore chiamato Deltatrone e che sta in Nuova Scozia, nel Canada orientale, contenuto per motivi di sicurezza in una grotta sotto l’oceano, che dista 4.000 miglia.
Intanto i grattacieli della città di 4 milioni di abitanti si spengono – in una scena suggetsiva – progressivamente per evitare che l’elemento si rafforzi.
L’isotopo viene trasportato con due aerei, uno per l’elemento l’altro per i due scienziati. La traiettoria è dalla California al Canada, sorvolando il Kansas. Il tempo passa implacabilmente e si rischia un nuovo ciclo. Lì incontrano il dottor Benton (Leo Britt) che cercherà in tutti i modi di impedire l’utilizzo del “suo” Deltatrone, per paura che esploda facendoli sprofondare nell’oceano.
L’idea è quello di “supernutrire” l’isotopo per distruggerlo.
Stewart mette in funzione la super macchina appena in tempo e così l’isotopo viene bombardato e alla fine esplode scindendosi in due, ma anche il Deltatrone deflagra.
Benton cercherà di far fallire la manovra senza però riuscirci.
La Terra è salva e il dottor Connie potrà trasferirsi nella nuova casa con sua moglie Connie (Jean Byron).
NOTE
L’opera segna la prima comparsa di Richard Carlson che rappresenta il primo attore ad essere identificato con il genere fantascientifico.
Lo si ricorda infatti anche nei famosi Destinazione…Terra! (1953), Il mostro della Laguna Nera (1954) e per la regia di Esploratori dell’Infinito (1954) di cui fu pure attore
Il film si caratterizza per una certa paura su quello che la scienza può generare, tanto è vero che l’UIS è stato creato, nella finzione, proprio per questo motivo. Il mostro magnetico fa parte di una trilogia caratterizzata proprio dall’UIS con altri due film: Esploratori dell’infinito (1954) e Attacco alla base spaziale U.S. (1954).
Ne Il mostro magnetico il “nemico” è la radioattività ed in fondo l’energia nucleare e cioè la bomba atomica, tema particolarmente sentito in quel periodo di guerra fredda.
Dunque si nota rispetto ai film di fantascienza del periodo, in cui la minaccia era principalmente aliena.
La frase che lo scienziato dice “nelle ricerche nucleari non c’è posto per chi vuole fare da solo” rivela una sorta di “morale” hollywoodiana di quegli anni contro l’individualismo della società americana e si tenga conto che siamo in pieno maccartismo.
Un altro punto da notare è il rapporto tra il protagonista e la moglie. Un rapporto marcatamente maschilista che visto ora può apparire eccessivo e che pare estraneo allo svolgimento della trama del film.
Curiosa la pronuncia sbagliata di Stewart da parte dei doppiatori italiani.
Per quanto riguarda la trama non ha nessuno sostegno scientifico, mischiando il campo magnetico con la radioattività. Oltretutto l’isotopo sarebbe “unipolare”, cosa impossibile nella realtà e gli atomi vengono assimilati a piccoli sistemi solari che svelano il” segreto della creazione”.
Tuttavia, a parte queste imprecisioni ed esagerazioni il film è diventato un cult per via delle atmosfere tipiche degli anni’ 50, del suggestivo bianco e nero e per aver fornito comunque uno spaccato della società americana di allora.
Bibliografia
Chiavini R., Pizzo G.F., Tetro M. Guida al cinema di fantascienza (Odoya, Bologna, 2014)
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