Nel momento in cui scriviamo questo editoriale, la missione della NASA Artemis 1 è stata rimandata di qualche giorno, ma è molto probabile che nel momento in cui voi leggerete queste righe la missione sarà regolarmente partita. Prevista inizialmente per il 29 agosto, la partenza della navetta Orion, grazie al razzo vettore Space Launch System, è stata rimandata a causa si un problema insorto nel terzo motore RS-25 del lanciatore Sls., che non si è riusciti a riparare in tempo.

L'obiettivo della Artemis 1 è quello di testare il razzo Sls e la capsula Orion, che orbiterà per alcuni giorni attorno alla Luna. I tecnici e gli scienziati della NASA avranno la possibilità di verificare il corretto funzionamento di tutti gli strumenti di bordo, soprattutto dopo il rientro sulla Terra previsto per il 10 ottobre. La navetta Orion, dopo aver orbitato intorno al nostro pianeta, percorrerà mezzo milione di chilometri diretta verso la Luna, un viaggio che richiede circa cinque giorni.

È a tutti gli effetti un volo di prova, in vista delle successive missioni Artemis 2 e Artemis 3 che culmineranno con il ritorno sul nostro satellite dell'uomo, ma anche della prima donna.

Una missione strategica per la NASA e anche per l'ESA, l'ente spaziale europeo, che ha collaborato nella costruzione di alcuni moduli della navetta.

A bordo della capsula Orion, in questa prima missione, non ci saranno astronauti, ma due manichini. Sono stati rimossi, infatti, i supporti vitali, i display, e la strumentazione di controllo. Al loro posto sono stati inseriti sensori e strumenti scientifici in grado di rilevare ogni singolo parametro all’interno della capsula, come livello di radiazioni, pressioni e temperature. Anche i due manichini sono provvisti di vari sensori per controllare tutti i livelli di radiazioni che subiranno. Uno dei due sarà protetto con un nuovo giubbotto, il secondo invece non lo avrà. Assieme alla capsula Orion, partiranno verso la Luna anche 13 Cubesat, un tipo di satellite miniaturizzato che ha forma cubica. I 13 Cubesat avranno vari obiettivi.

L'Artemis 2, che molto probabilmente si svolgerà nel 2023, prevede il lancio della navetta Orion con a bordo un equipaggio di astronauti, i quali orbiteranno per diversi giorni intorno alla Luna. Infine, la missione Artemis 3, prevista per il 2025, prevede l'effettivo ritorno sul nostro satellite, con l'allunaggio, che non solo prevede lo sbarco di un uomo e di una donna, ma anche l'inizio della costruzione di una stazione spaziale che verrà collocata nell'orbita della Luna.

Il nostro satellite non è solo una meta da raggiungere e riconquistare, ma è vista soprattutto come una sorta di testa di ponte per il futuro dell’esplorazione spaziale, con il primo obiettivo di raggiungere Marte. La Stazione Spaziale Internazionale, infatti, è destinata alla dismissione e la Luna dovrebbe essere il luogo dove la NASA ha intenzione di testare le tecnologie che poi saranno utilizzate per il lungo viaggio verso il Pianeta Rosso e da lì cominciare l’esplorazione del sistema solare. In orbita intorno alla Luna, infatti, è prevista una nuova e avanzata stazione spaziale, denominata Lunar Gateway, realizzata dall’ente spaziale americano, dall’Esa e altri importanti partner privati. La stazione Lunar Gateway dovrebbe consentire un più facile allunaggio sulla superficie della Luna, sulla quale posizionare strumenti, sonde e rover per l’esplorazione che, nel corso degli anni, potrebbe essere addirittura propedeutica a una vera e propria colonizzazione del nostro satellite.

La stazione spaziale lunare sarà più piccola dell’ISS. Sono previsti un modulo abitativo, uno per alimentare la stazione e mantenerla in orbita e un terzo per consentire l’attracco, nel momento in cui arriveranno rifornimenti e astronauti. Tutto il progetto è al momento solo sulla carta, ma un primo modulo, quello dell’alimentazione, dovrebbe essere messo in orbita nel 2022. Il modulo più grosso è quello abitativo, che verrà lanciato con uno speciale e più potente Space Launch System (SLS).

L'ultima missione sul suolo lunare è dell'agosto del 1972, con quella denominata Apollo 17. Il ritorno sul nostro corpo celeste più vicino non è solo una conquista, o se volete riconquista, dello spazio spazio da parte dell'umanità, ma ha anche una valenza più ampia. Significa la possibilità, certo in un futuro molto lontano, che si riesca a stabilire da qualche parte (Luna, Marte o altrove) una colonia umana al di fuori della Terra. Diventeremo, come ama dire il multimilionario e proprietario di SpaceX Elon Musk, una specie multiplanetaria.

L'obiettivo a lungo termine delle missioni Artemis, infatti, è triplice: creare una presenza stabile e autosufficiente sulla Luna, gettare le basi per permettere a società private di costruire un'economia lunare e, infine, spedire gli umani su Marte.

L'obiettivo è ambizioso, ma del resto è arrivato il momento per l'umanità di testare la sua capacità di andare oltre l'orbita della Terra e cominciare ad esplorare lo spazio, anche se le divisioni sul nostro pianeta sono ancora tante e si riflettono, ahimè, anche nel settore spaziale.