A otto anni dal suo ultimo film, il Maestro David Cronenberg torna dietro la macchina da presa con il film Crimes of the Future, in cui riflette ancora una volta su un tema a lui caro: la mutazione del corpo umano e la reazione della società.
La pellicola è ambientata in un futuro imprecisato, in cui i disastrosi effetti dell'inquinamento e dei cambiamenti climatici hanno modificato il corpo degli esseri umani, adesso in grado di attuare continue mutazioni. L’ex chirurga Caprice (Léa Seydoux) sfrutta la capacità del suo compagno Saul Tenser (Viggo Mortensen) di sviluppare nuovi organi per realizzare delle performance artistiche di rimozione chirurgica, in cui la coppia mostra pubblicamente la metamorfosi interna dell’uomo. Questi spettacoli d’avanguardia attirano l’attenzione di Timlin (Kristen Stewart), investigatrice del Registro Nazionale degli Organi, ma anche di un sospetto gruppo sovversivo il cui scopo è portare l’umanità al prossimo stadio evolutivo.
Ecco cosa ci ha raccontato il regista di Videodrome su questo suo ultimo lavoro.
Su come è nato il film, Cronenberg ha spiegato che la genesi viene da molto lontano: “Nel 1966 – ha affermato il regista – ho visto un film danese intitolato Sult, che in danese significa fame, era diretto da Henning Carlsen ed era basato su un famoso romanzo danese di Knut Hamsun. In quel film Per Oscarsson interpreta un poeta in bolletta e sconosciuto, che vaga per le strade e fatica a farsi conoscere nell’ambito letterario. A un certo punto si trova su un ponte e sta scarabocchiando qualcosa su un blocco, viene inquadrato il blocco in primo piano, c’è scritto: Crimes Of The Future, e questo mi ha davvero colpito. Ho pensato: ‘Voglio leggere quella poesia’. Ovviamente non la scrive, ma poco dopo ho pensato, “beh, ora che sto iniziando a diventare un regista, penso che mi piacerebbe vedere un film intitolato Crimes of the Future”, e così nel 1970 ho fatto un film underground, a bassissimo budget, intitolato Crimes Of The Future. Quel titolo mi aveva davvero suscitato qualcosa; penso che quella specie di film underground del 1970 low budget non abbia mai veramente soddisfatto tutte le cose che pensavo potessero uscire da quella poesia che non è mai stata scritta, e quindi eccoci qui, tanti anni dopo, mezzo secolo forse, e ho fatto un altro film intitolato Crimes Of The Future, e l'unica cosa che i due film hanno in comune è che tecnicamente parlano di "crimini del futuro". L'idea allora era che mentre la tecnologia cambia, mentre la società cambia, nascono delle cose che prima non esistevano e che poi vengono soppresse per vari motivi, in quanto pericolose per la società o perché sono una minaccia per qualsiasi struttura sociale esistente, da qui Crimes Of The Future”.
Come per molte opere del regista di La mosca, anche Crimes Of The Future ha come tema centrale la mutazione del corpo, quello umano e sociale. A tal proposito, il regista ha dichiarato: “Sto cominciando a riflettere sul corpo umano perché ho sempre pensato che sia ciò che siamo. La condizione umana è il corpo umano, quindi Crimes Of The Future doveva implicare dei crimini che emergono da ciò che sta accadendo al corpo umano, perché il corpo si sta evolvendo, sta cambiando, in modi a volte impercettibili, altre volte visibili. In parte a causa di quello che stiamo facendo al pianeta, in parte a causa di quello che stiamo facendo a noi stessi con la tecnologia, e tutto questo mi ha incuriosito. Ho pensato che avevo voglia di fare un film che avesse a che fare con il modo in cui la società avrebbe reagito ai cambiamenti nel corpo umano che riteneva pericolosi e quindi da reprimere. Mi è sembrato un argomento interessante da esplorare; perciò è di questo che parla il film, Crimes Of The Future”.
Sulla paura dell’uomo del cambiamento del proprio corpo, Cronenberg ha affermato, a proposito del protagonista del suo film, che: “Ci sono molti casi a cui si può fare riferimento di persone che abbracciano una malattia, una disabilità, una mutazione; fa parte del desiderio umano fare qualcosa di buono rispetto a qualsiasi cosa offra la condizione umana, e quindi penso che Saul Tenser sia solo un esempio esagerato di tutto questo. Si è ritrovato a produrre dei nuovi organi nel suo corpo, che sarebbero considerati dei tumori. Nel suo caso, però, sembra che questi tumori siano in grado di organizzarsi e che abbiano una funzione precisa. Un tumore è di fatto una sorta di insieme casuale di cellule che crescono in modo incontrollabile, distruggono ogni cosa nel corpo umano, senza uno scopo apparente, e fondamentalmente sono solo distruttivi. In questo caso, invece, il suo corpo crea dei nuovi organi che sembrano avere una funzione, ma noi non sappiamo quale sia quella funzione. Il suo obiettivo è includere questi tumori nella sua vita, non per negarli, non solo per distruggerli ma per farne qualcosa. Nel suo caso, fa delle performance artistiche e con la sua assistente progetta una serie di spettacoli che prevedono l'esposizione di questi organi e la loro asportazione come se fossero creazioni artistiche che il suo corpo ha realizzato da sé. In parte, è un desiderio di venire a patti con la realtà del proprio corpo; è un'esigenza della nostra condizione umana che i nostri corpi cambino costantemente e richiedano da noi aggiustamenti, per affrontare quei cambiamenti.”
Per il regista di Crash, Crimes Of The Future ha anche un sostanziale aggancio con la realtà, in particolare con la moderna medicina. “Il famoso premio Nobel Gerald Edelmen ha affermato – ha spiegato il regista canadese – che il cervello umano non è affatto come un computer. È molto più simile a una foresta pluviale, dove c'è una lotta costante per il dominio tra i neuroni e i diversi elementi nel cervello, e questi rispondono continuamente all'ambiente. Il cervello, come superorgano dell'esistenza umana, è in continua evoluzione e mutazione e quindi non ci vuole un grande sforzo per immaginare di estendere questa cosa anche ad altre parti del corpo. Prendiamo per esempio il sistema digestivo: ora comprendiamo meglio il microbioma nelle viscere umane e nell'intestino, in realtà si tratta di molti organismi viventi che comunicano con il cervello umano, c'è una connessione costante tra di loro. Queste cose sarebbero state considerate fantascienza anni fa, mentre ora sono intese come parte della complessità del corpo umano. Quindi, quello che ho raccontato in questo film non è un'esagerazione, è solo una sorta di previsione del futuro”.
Nella sua lunga carriera, Cronenberg ha adattato per il Grande Schermo romanzi di importanti scrittori o proposto sue sceneggiature originali e per il regista non ha molta importanza, perché alla fine è il montaggio la fase che considera fondamentale ed in quell’occasione che, probabilmente, viene fuori l’Autore Cronenberg: “Non c'è differenza tra il mio copione e quello di qualcun altro, sono altrettanto duro con il mio copione come lo sarei con quello di chiunque altro. In sala di montaggio, dopo aver girato il film, sono piuttosto brutale. Devono impedirmi di creare un film di 72 minuti, spesso mi trovo nella strana posizione di avere dei produttori che mi implorano di rimettere le cose. Mi piace tagliare, è divertente vedere quanto puoi snellire un film e renderti conto che funziona ancora”.
In Crimes Of The Future uno degli attori protagonisti è Viggo Mortensen, con cui Cronenberg ha già lavorato in pellicole come A History of Violence (2005), A Dangerous Method (2011) e La promessa dell'assassino (2007). Un sodalizio che va oltre il rapporto regista/attore: “Io e Viggo ci consociamo da tanto e siamo anche amici. Ci conosciamo molto bene e abbiamo passato molto tempo insieme, e non solo a fare film. Siamo entrambi perfezionisti, in ambito lavorativo la nostra è una relazione attore-regista, abbiamo una sorta di comprensione telepatica l'uno dell'altro perché abbiamo lavorato insieme tante volte. Lui stesso è un regista, è uno sceneggiatore, un musicista, un poeta, un editore di libri e quindi il suo approccio al cinema è simile al mio. In altre parole, non è timido nel commentare la sceneggiatura, anche se è una scena in cui il suo personaggio non è presente, e questo è insolito, non molti attori lo fanno”.
Sulla scelta del regista di far interpretare a Mortensen il ruolo di Saul in Crimes Of The Future, il regista però ha precisato che: “Il fatto che io e Viggo siamo amici e che lo ritengo un attore favoloso non significa che io possa sceglierlo per qualsiasi ruolo. Lo stesso vale quando lui legge un mio copione. Non significa che accetterà di fare il film, deve essere qualcosa che funzioni per lui. Come ho detto, in definitiva il casting è un'arte oscura, è una cosa molto misteriosa. Una volta che hai fatto il film, se lo hai fatto bene, è quasi impossibile vedere qualsiasi altro attore in quel ruolo”.
La scelta invece di Léa Seydoux per il ruolo di Caprice è stata tutta un’altra storia: “Inizialmente le avevo offerto il ruolo di Timlin. L'avevo vista in un bel po' di film, ero interessato a lei per quel ruolo. Per me il linguaggio, i dialoghi sono molto importanti, nonostante tutti gli effetti speciali e così via… i dialoghi hanno un’importanza fondamentale. Il film è molto parlato, quindi il fatto che Léa abbia l’accento francese era una bellissima aggiunta materica al film. Ad un certo punto abbiamo pensato ad altre attrici per il ruolo di Caprice, che è l’assistente di Tenser e per certi versi la sua amante; nel film questa dinamica è ambigua. Dopo aver letto la sceneggiatura Léa era molto entusiasta di farne parte e di lavorare con me; ma ha detto: ‘Sai, mi piacerebbe davvero interpretare Caprice’. Dopo averci riflettuto un po', ho pensato che fosse un'ottima idea, quindi ho invertito i ruoli: Léa interpreta Caprice e Kristen Stewart interpreta Timlin. La dinamica tra loro due è molto interessante perché ovviamente sono molto diverse, vengono da posti molto diversi, hanno più o meno la stessa età ma Kristin è di Los Angeles mentre Léa è molto parigina. Speri sempre che tra i tuoi attori ci sia una dinamica interessante, fa parte dell'arte del casting, non è solo questione di chi interpreta il protagonista. Con mia sorpresa, – ha aggiunto Cronenberg – Léa ha portato una grande intelligenza e cultura recitativa nel suo ruolo, insieme a un incredibile senso emotivo. Trasforma davvero il personaggio di Caprice. Recita gli stessi dialoghi che sono nella sceneggiatura originale, ma venendo da Léa hanno una profondità e un impatto emotivo che altre attrici non avrebbero portato, magari avrebbero portato qualcos'altro ma non quello, quindi è stato elettrizzante lavorare con lei. È semplicemente un piacere lavorare con lei”.
Crimes of the Future è stato girato durante l’emergenza del Covid e c’è da chiedersi, visto anche il tema del film, se questo fattore esterno ha influenzato la realizzazione della pellicola al di là della gestione strettamente sanitaria. In questo lasso di tempo, tra le altre cose, Cronenberg è stato anche impegnato come attore, in particolare nella serie TV Star Trek Discovery. Ecco come il regista ha raccontato queste due esperienze: “Girare un film durante l'era del Covid di per sé è un'esperienza incredibilmente interessante. Ho recitato in un paio di cose, in Star Trek: Discovery e in Slasher, una serie canadese, l'ho fatto perché non vedevo l’ora di realizzare Crimes of the Future. Quelle due serie TV venivano girate con il protocollo COVID, quindi indossare le mascherine, fare i tamponi continuamente, mantenere il distanziamento sociale e continuare a girare il film, che è un'esperienza molto sociale, è stato molto istruttivo per me perché potevo rendermi conto che era possibile farlo e che ci si poteva abituare a certi ritmi senza danneggiare la realizzazione del film. C'è stato – ha continuato il regista – quello e poi ovviamente c'è stato il disastro ambientale che prosegue tutt’ora, sto parlando del cambiamento climatico che stava causando incendi boschivi nella Columbia Britannica, in Canada e in molti luoghi in Europa, inclusa Atene. Una mattina, all’improvviso, le foreste nel nord e nel sud della città di Atene erano in fiamme, mi sono svegliato, ho guardato fuori dalla finestra del mio hotel e non riuscivo a vedere nulla, c’era fumo ovunque… È stato spaventoso, ma siamo riusciti a continuare a girare. In un certo senso tutto ciò ha confermato la realtà, la filosofia del film che stavamo girando, il fatto cioè che le cose stanno cambiando, stanno mutando, all'interno del corpo umano così come al di fuori di esso. Ha legittimato il film dal punto di vista filosofico. Ovviamente è un film d’intrattenimento, ma l'intrattenimento è anche creare una risonanza nelle persone”.
E sul suo futuro da regista? Cronenberg sembra avere le idee chiare e chiama in causa anche il Maestro della fantascienza Arthur C. Clarke: “Il futuro? Ne ho meno. A settantotto anni ho meno futuro di prima, ma ho detto spesso che dal punto di vista filosofico sono un esistenzialista. Penso davvero a me stesso in questo modo, e quello che l'esistenzialismo dice è che guardiamo costantemente al futuro, e questo ci fa andare avanti e ci mantiene sani. Allo stesso tempo, però, può impedirci di vivere pienamente il presente, poiché anticipiamo costantemente ciò che accadrà, quindi nei film cerco di fare entrambe le cose. Secondo me i film non sono realmente predittivi, non sono profetici, cioè alcuni film di fantascienza lo sono – basta anche solo pensare a scrittori di fantascienza, come Arthur C. Clarke. Per lui è stato un trionfo aver predetto satelliti e comunicazioni satellitari. Quello che raccontava – ha spiegato il regista di Videodrome – attraverso la sua scrittura lo appagava. Per me non è così, il mio obiettivo è capire quale sia la condizione umana ora, e questa a volte può essere illuminata dal tentativo di vedere dove andremo. Guardare la condizione umana, tutta la sua gloria e le sue numerose fasi e cercare di capire cosa significa essere vivi è una cosa cruciale se sei un esistenzialista. È come se fossi in riva al mare e stessi raccogliendo delle conchiglie e dicessi 'Accipicchia, guarda questa, è davvero incredibile, come ha fatto una creatura del genere a creare questa cosa?' Non conosco le risposte, ma ho la curiosità di guardare delle cose che le altre persone non hanno tempo di guardare, mentre io ho il tempo per farlo, quindi è proprio questo che cerco di dare loro”.
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