Preparatevi a respirare sabbia, attenti alla ruggine e seguite la rotta: Mondo9, l’universo narrativo di Dario Tonani è tornano in edicola con Mya di Mondo9, il nuovo romanzo uscito nella collana Urania Speciale a luglio e resterà disponibile fino a ottobre.
Milanese, una laurea alla Bocconi, Dario Tonani si divide tra l’attività di giornalista professionista e la scrittura; ha pubblicato diversi romanzi e un centinaio di racconti in antologie, quotidiani nazionali e nelle principali testate di genere italiane (Urania, Giallo Mondadori, Segretissimo, Millemondi, Robot). Nell’aprile del 2007, su Urania, è uscito Infect@, un noir fantascientifico giunto secondo all’edizione 2005 dell’omonimo premio; due anni più tardi, ancora per Urania, è stato pubblicato L’algoritmo bianco, mini ciclo dell'Agoverso composto da due romanzi brevi, incentrati su uno stesso personaggio: il killer Gregorius Moffa. A marzo 2011, per la Delos Books, ha pubblicato, in cartaceo e digitale, l’antologia Infected Files, che raccoglie il meglio della sua produzione breve di fantascienza. A settembre 2011, Urania ha ospitato Toxic@, secondo capitolo del Ciclo dei +toon, seguito di Infect@. La saga di Mondo9, suddivisa originariamente in quattro storie, è stata pubblicata in versione digitale da 40k Books tra il 2010 e il 2102 ed è poi proseguita con cinque nuovi episodi per Delos Books.
A febbraio 2014 il volume è stato pubblicato in Giappone e nell’agosto 2015 Millemondi ha ospitato la saga completa, con il titolo Cronache di Mondo9, primo volume della celebre collana di Mondadori interamente dedicato a un autore italiano.
Il terzo capitolo della saga di “Mondo9”, intitolato Naila di Mondo9, è uscito in libreria a settembre 2018 nella collana Oscar Fantastica di Mondadori per poi essere riproposto in una nuova edizione per l’edicola a gennaio 2021 su Urania Jumbo (anche in questo caso, prima volta per un autore italiano).
A Tonani abbiamo chiesto di parlarci di Mya di Mondo9.
La tua saga di Mondo9 ha inaugurato la collana Millemondi, primo italiano ad apparirci con “Cronache di Mondo9”, poi hai esordito nella collana Oscar Fantastica, in libreria con “Naila di Mondo9” e poi di nuovo nella collana Jumbo, e ora il debutto con “Mya di Mondo9” nella collana Speciale Urania. Ti senti più orgoglioso del fatto che la Mondadori ti scelga come apripista o più responsabilizzato nei confronti della fantascienza italiana?
Sono entrambe sensazioni che mi riempiono di orgoglio: l’attestazione di stima di Mondadori è un booster di motivazioni impagabile, che serve a tenere i motori accesi e a mettere fieno in cascina per i lunghi momenti di maturazione e attesa che separano un progetto dal successivo. Ma essere collocato come frontman su un palcoscenico così autorevole è anche un onere non da poco, che cerco di affrontare con la “leggerezza” di cui credo che la fantascienza italiana abbia estremo bisogno. “Apripista” non credo che sia un termine gradito a tutto l’ambiente; come ben sai, il nostro è un mondo piuttosto chiuso e autoreferenziale, e ognuno tende a rivendicare primogeniture e record che difende con i denti. Guai a distribuire coccarde. Ci torneremo, ma lasciami dire che mi sono sempre speso per una fantascienza italiana unita, che faccia massa superando gelosie e invidie di campanile. Continuerò a farlo con sempre maggiore energia e convinzione. Se il mio ruolo è stato quello di aprire porte, finestre, boccaporti e oblò, posso solo gioirne; sono convinto che vada a beneficio di tutti. Nessuno escluso…
Per questo nuovo romanzo di Mondo9 la protagonista è ancora una donna, Mya, e prima di lei Naila. Perché questa scelta? Che cosa ti affascina dell'universo femminile che poi, solo apparentemente, sembrerebbe in contrasto con il mondo rude e selvaggio di Mondo9?
Quello della condizione della donna soprattutto negli ambienti di lavoro è un tema che mi sta molto a cuore. Prima con Naila e poi con Mya ho voluto sollevarlo anche nel contesto della narrativa fantastica, dove – a fianco di una presenza foltissima di autrici e degli straordinari risultati da loro conseguiti in questi ultimi decenni – la figura femminile è stata sempre relegata dagli scrittori a ruoli di rincalzo, a stereotipi marginali o tutt’al più di “discinto contorno”. Non è facile per un uomo scrivere di una protagonista donna: si va incontro al rischio di creare incongruenze di genere soprattutto nel pensato e nel parlato, è una via impervia. Ma volevo ardentemente farlo e auspico che le mie eroine rendano merito alla crociata che ogni giorno le donne devono affrontare, in famiglia e sui luoghi di lavoro, per affermare il proprio valore e le proprie capacità, abbattendo pregiudizi, diseguaglianze, ingiustizie. Sono stato molto fiero quando la multinazionale Nokia mi ha chiesto di tenere un webinar interno, in compagnia di Patrizia Rinaldi, l’autrice di grande successo della fiction Rai e poi Netflix “Blanca”, per parlare di come anche la narrativa possa dare un contributo importante al Women’s Empowerment, contro i pregiudizi e le disparità di trattamento delle donne. In Italia che un uomo scelga per una propria storia una donna non ha mai destato grande interesse, e invece credo che sia un primo passo importante, ingiustamente sottovalutato…
Raccontaci in due parole chi è Mya…
Mya ha preso dalla madre Naila il rifiuto della subalternità, la sfrontatezza e il coraggio, ma vi ha affiancato l’irriverenza, un’innata attrazione per i guai e una non comune predisposizione per il potere. Pur nel passaggio generazionale, il rischio – lo ammetto – era di dar vita a due protagoniste-fotocopia; una iattura dal punto di vista narrativo, ma soprattutto un appiattimento della figura femminile che avrebbe ridotto la ricchezza delle sue mille sfaccettature, relegandola sostanzialmente a un’emancipazione di facciata, un cliché visto e rivisto. E, invece, dai primi feedback ricevuti dai lettori, pare che sia riuscito nell’intento di creare due donne molto diverse, pur nel segno di una continuità, diciamo così, di sangue.
Come mai hai scelto di raccontare, con precisi archi narrativi, diversi momenti della vita di Mya, da quando è una bambina a quando diventa una donna?
Il punto, se vuoi l’ossessione, era proprio distinguerle l’una dall’altra, al di là della trama e, in ultima analisi, della strada che avrebbero preso le loro vite. Volevo che il lettore acquisisse confidenza con Mya bambina e con le precoci, timide avvisaglie di un’emancipazione che si sarebbe trasformata dapprima in insofferenza verso l’autorità (maschile soprattutto) e poi in autentica ribellione. Seguirne lo sviluppo credo che abbia aiutato a tratteggiare meglio il personaggio e a suscitare empatia tra Mya e il lettore.
Rispetto alle storie precedenti, in “Mya di Mondo9” c'è uno scenario completamente opposto al deserto, si scopre che Mondo9 ha un di dentro e un di fuori, diciamo così, molto diversi. Cosa ci puoi dire in proposito?
Sono cresciuto con gli insegnamenti di grandi editor – Sergio Altieri, Giuseppe Lippi, Franco Forte, Daniele Brolli – e tutti, chi un modo chi nell’altro, mi invitavano a “rilanciare” di continuo, mettendo un personaggio forte in primo piano e immergendolo in situazioni sempre nuove, diverse, sorprendenti. Specie nel caso di saghe e cicli, dove il rischio di ripetersi e perpetuare il già raccontato è altissimo. L’arricchire il setting di un habitat inedito mi è sembrata una soluzione ideale; senza spoilerare troppo, volevo parlare di ambiente. Creare un contrasto molto forte tra gli sconfinati deserti di dune, i cui granelli di sabbia rappresentano emblematicamente le scorie morte di un mondo in disfacimento, e le rigogliose foreste pluviali di un luogo selvaggio, meraviglioso e sorprendente che spalanca al tesoro della clorofilla e quindi alla speranza e alla vita. Ma, per favore, non chiamatela “Climate Fiction”. Sapete quanto io detesti le etichette…
Recentemente “Cronache di Mondo9” è stato pubblicato in Russia e una prima parte del ciclo era già uscita in Giappone. Che cosa significa per te come autore italiano che le tue storie incontrino paesi e lettori di Paesi così diversi dal nostro?
Lo dico senza mezzi termini: una soddisfazione immensa, non potrei considerarlo altrimenti. Quatto quatto, dopo racconti usciti in diversi Paesi europei, Mondo9 è transitato da tre continenti e da altrettanti alfabeti diversi: il nostro, il katakana giapponese e il cirillico. A questo proposito, dopo “Le Cronache della ruggine e della sabbia”, il secondo titolo del ciclo (il terzo in realtà, dato che il Millemondi accorpava i primi due) sta per uscire anche lui con la Ast, la più importante casa editrice di Russia, dove l’avventura editoriale era cominciata in tempi non sospetti, nel 2020, in pieno lockdown, con la firma del contratto onorato a tempo di record con il pagamento dei relativi anticipi.
In “Mya di Mondo9” c'è una tua intervista a Franco Brambilla, che anche questa volta ha illustrato il volume. Quale è stato il peso del lavoro di Franco nella visualizzazione del tuo universo narrativo?
Nella piazza centrale di “Mecharatt la Lurida”, l’immensa megalapoli ai margini del Grande Deserto, c’è una statua di Franco Brambilla sotto mentite spoglie. Meglio, è dedicata al suo nome de plume, Hieronymus Frank Eisenach, Gran Maestro della Gilda dei Cartografi, autore della “Miscellanea Enciclopedica di Mondo9” in calce a “Naila” e “Mya” e dalla quale consiglio sempre ai neofiti della saga di cominciarne la lettura. Questo per spiegarti l’importanza che riveste per me l’opera di Franco, il quale ha lavorato davvero come un concept artist durante la produzione di un film. Un monumento è il minimo che si merita…
Mi interessa il tuo parere sugli audiolibri, possono essere una forma diversa per diffondere e promuovere i libri e la lettura? O sono solo un'alternativa?
Credo molto nell’audiobook, come peraltro in tutte le modalità di fruire una storia al passo soprattutto coi giovani e che quindi possano incentivare un auspicato ricambio generazionale di appassionati. Sull’argomento ci sono anche grandissime novità che mi riguardano, ma preferirei parlarne a tempo debito. Posso solo dire, che in Russia è già uscito il primo audioook del ciclo, letto da un famoso conduttore radiofonico e televisivo.
“Cronache di Mondo9” apparirà in edicola abbinato al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport nell'iniziativa “Urania: 70 anni di futuro”. Che cosa significa per te questo ulteriore riconoscimento al tuo universo narrativo?
Un’iniziativa che mi dicono abbia avuto enorme successo, tanto da sorprendere gli stessi promotori, Gruppo RCS e Mondadori. Venticinque titoli come prima tranche, ai quali se ne sono aggiunti altri venti a grande richiesta. Un’operazione ambiziosissima oltre che di un’audacia che sfiora l’avventatezza, ma soprattutto impensabile solo qualche anno fa. Quattro autori italiani in mezzo a tanti pilastri del genere. Che altro dire? Sono felicissimo! “Cronache di Mondo9” era fuori commercio dal 2015, praticamente introvabile in versione cartacea, salvo sborsare 49,99 euro + 6 di spedizione per accaparrarsi una copia apparsa su eBay qualche settimana fa.
Qual è a tuo avviso lo stato dell'arte della fantascienza italiana in questo momento?
E qui si chiude il cerchio tornando in pratica alla mia prima risposta rimasta in sospeso. In quest’ultimo decennio, la fantascienza italiana ha fatto passi da gigante. Vogliamo chiamarla età dell’oro? Qualcuno ci scherza maliziosamente su, qualcun altro ridicolizza. Il punto è che c’è molta verità in questa locuzione: è un momento di fervida attività e crescita (in quantità, ma soprattutto in qualità), di ricambio di autori/trici e di lettori/trici. All’estero, dove l’italiano rimane lingua periferica, ci guardano con interesse e curiosità. Si aprono opportunità di traduzione, e i casi di autori che hanno varcato i nostri confini ormai sono diversi e mi azzardo a dire persino autorevoli nel panorama internazionale. In casa poi, alcuni pregiudizi nei confronti della SF italica si stanno piano piano squagliando come neve al sole. Sarà un processo ancora lungo, e molto dovrà essere fatto da tutti gli operatori della filiera libro: ma soprattutto da case editrici, scrittori e lettori. Per quanto concerne noi autori, auspico meno autoreferenzialità e pregiudizio nei confronti della “commerciabilità” di una storia, che – ricordiamocelo sempre – deve essere anche (se non soprattutto) intrattenimento, seppure di qualità, idee, e impegno. Ma siamo sulla strada… pardon, sulla rotta giusta. Grazie mille della chiacchierata Delos Science Fiction. Stay tuned…
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