Non sono molti gli autori italiani che hanno scritto romanzi di fantascienza militare, ma tra questi Fabio Carta è certamente quello che si è dedicato a questo filone con più costanza e con più opere. Ne sono un esempio i recenti Ambrose, appena ripubblicato da Delos Digital dopo essere apparso per la prima volta presso l’editore Scatole parlanti nel 2017, e Armilla meccanica 1: Nel cielo, edito da Inspired Digital Publishing, primo di una trilogia.
In Ambrose, il protagonista è C.A. (Controllore Ausiliario), un soldato all’interno di una enorme armatura robotica che però è controllata da altri soldati in remoto. È quello che viene definito una “biomassa”, cioè colui che nella guerra di fatto presta solo il proprio corpo all’interno dell’armatura, senza avere nessun controllo di quest’ultima durante la battaglia, se non in casi eccezionali. CA, inoltre, è uno spazionoide, ossia un discendente degli umani che hanno colonizzato parte del sistema solare e che non conosce gli usi della Terra. Controllore Ausiliario passa la sua vita all’interno della ristretta cabina di pilotaggio, in compagnia solo della IA che è accoppiata all’armatura robotica. La guerra incombe e CA accetta una missione, tuttavia le cose si complicano quando nella sua mente comincia a sentire una voce che lo contrasta su molte scelte relative al suo modo di vivere e pensare e all’andamento stesso delle battaglie. È la sua coscienza? Oppure CA è impazzito? O c’è una terza risposta?
Carta ci trascina in una guerra che si svolge tra realtà vera e quella virtuale, in uno scenario a metà tra la fantascienza militare e il cyberpunk, ma che descrive in ogni caso un futuro apocalittico, in cui l’umanità è continuamente in guerra. Non mancano in tal senso gli omaggi a scrittori come William Gibson, ma anche a tutta l’animazione e il manga giapponese sui robot giganti pilotati da esseri umani, come i vari Mazinga, Goldrake e Jeeg Robot d’Acciaio.
Tutta la storia è sorretta da dialoghi, a volte surreali o drammatici a seconda della situazione, ma sempre molto vivaci e spesso divertenti, tra CA, l’Intelligenza Artificiale Combo e Ambrose, la voce che è nella testa del protagonista e che bisogna capire se è quella della sua coscienza o la conseguenza di una follia ormai ampiamente in corso.
La prosa di Carta in Ambrose, così come in Armilla meccanica 1: Nel cielo, è ricercata, mai banale e al servizio di una fantascienza hard che non può fare a meno di descrizioni di tecnologie e di scenari bellici al limite dell’immaginazione. In tal senso i riferimenti sono proprio alla science fiction militare, da Robert Heinlein a Joe Healdman, per citare due dei principali attori di questo genere di narrativa.
Il romanzo è di fatto una godibilissima sfida letteraria, in cui la trama è quasi mancante, perché in questo caso è il continuo dialogo fra i protagonisti il vero motore della storia, inframmezzata dalle scene di guerra.
Anche in Armilla meccanica 1: Nel cielo ritroviamo robot giganti, denominati Meka, che erano nati per l’esplorazione spaziale. E infatti siamo in uno scenario in cui l’umanità si espansa nella galassia, mettendo radici su pianeti molto lontani dalla Terra. Ma la società costruita ha conosciuto una catastrofica crisi finanziaria, il Chain-crack, che ha destabilizzato gli uomini comuni ma reso ricchi e potenti pochi. Specchio di questa realtà è Metrobubble, la capitale finanziaria della galassia, dove un singolo uomo è al potere, il Meklord, che guida il pianeta con la ferocia del più spietato dittatore. A contrastare il signore della Metrobubble sono i queer, i nativi del pianeta, che stanno combattendo una battaglia di resistenza e opposizione, come Anahata che non ha nessun scrupolo nel voler mettere fine alla dittatura. Ma Metrobubble è anche al centro di un fenomeno che riguarda tutta la galassia, ossia lo slittamento temporale tra i sistemi planetari che accentua la crisi sociale, economia e politica.
Ne sa qualcosa il Vecchio Ker che con il suo Meka vede giorno dopo giorno vede i frutti del suo duro lavoro sfumare a causa della crisi economica senza precedenti. Il destino del mek operaio Ker, però, è destinato ad incrociarsi con quello dei queer e che porterà ad un nuovo assetto nella galassia.
Lo scenario dipinto da Carta in questo romanzo è molto ampio e si muove tra space opera militare e fantascienza sociale e politica. Lo scrittore romano tratteggia un futuro in cui l’umanità ha trovato casa in altri mondi della galassia, ma ha anche esportato dalla vecchia Terra tutti i vizi e i difetti che la Storia dell’uomo ha da sempre certificato. In tal senso, Armilla meccanica 1: Nel cielo può essere letto anche come una Storia Futura dell’umanità, tragica e drammatica come lo è stata la Storia passata.
Non a caso, la biografia di Fabio Carta (Roma, 1975) ci racconta di una ovvia passione per la science fiction, ma anche di quella per i romanzi del ciclo bretone e cavallereschi in generale, di una laurea in Scienze Politiche con indirizzo storico e di uno spiccato interesse per le convulse vicende che dall'evo moderno alla contemporaneità hanno visto le evoluzioni, gli incontri e gli scontri tra i popoli e le culture. Tutte cose che confluiscono sia in Ambrose sia in Armilla meccanica 1: Nel cielo.
Carta ha esordito nel 2015 pubblicando il primo volume della saga fantascientifica “Arma Infero”, sempre con la Inspired Digital Publishing, che a oggi conta quattro romanzi pubblicati: Il Mastro di Forgia (2015), I Cieli di Muareb (2016), Il Risveglio del Pagan (2018) e Delenda Gordia (2019). Per la Delos Digital ha scritto a quattro mani con Emanuela Valentini un racconto lungo intitolato Megalomachia.
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