Delos 24: Cieli Sintetici Cieli Sintetici

di Emiliano Gokuraku Farinella

pentitevi, punk!

disse l'uomo trek

E' possibile affrontare Star Trek da un punto di vista cyberpunk? Una cosa è certa: l'unico che poteva provarci è Emiliano Gokuraku Farinella.

Da 30 anni nel passato arriva Star Trek, per rilanciare il futuro, e per provare a riscrivere il presente.

First Conctact, l'ultimo film della saga ideata da Roddenberry, credo l'abbiate visto tutti al cinema. Sul film non esprimo giudizi di merito, a me è piaciuto, ma ciò poco importa...

In due parole è la storia di un tentativo di invasione da parte dei Borg. L'unico che può fermare i Borg è il capitano Picard, forte della sua esperienza nel settore dopo essere stato catturato e assimilato da essi (assimilato con un processo, per sua fortuna, reversibile; l'episodio in questione è The best of both worlds). La nave viene distrutta proprio grazie all'esperienza di Picard, ma una capsula Borg si proietta nel passato della Terra, per andare a combattere questa battaglia nel passato dell'umanità. Obiettivo della capsula è evitare che possa avvenire il primo viaggio a curvatura warp, evitare quindi che l'umanità entri in contatto con razze aliene per soggiogarla mentre è sola.

Tutto ciò ha comunque ben poca importanza per la nostra storia...

Adesso cerchiamo di ravvisare qualche punto della nostra società odierna o di un futuro prossimo che pare abbastanza consolidato.

Sul piano sociale certamente troviamo una spiccata tendenza all'individualismo. Questo fenomeno, a prescindere dalle interpretazione che se ne possono dare è presente. Il movimento punk nacque negli anni '70 proprio per difendere questa necessità dell'uomo di proteggere a tutti i costi la propria individualità, un'interiorità non assorbibile in nessun contesto collettivo.

Punk partiti molto bene e con le loro buone idee... ma oggi l'individualismmo imperante ha perso gran parte di quella buona carica idealista che aveva all'inizio, sfociando in un male sociale.

Sul piano scientifico, o fantascientifico, ci sono alcune idee più o meno consolidate. Ovviamente, potrei essere smentito immediatamente, ma accetto di correre il rischio...

Per esempio, immaginiamo che robot, computer sofisticatissimi, IA di primo livello, siano tutti esseri artificiali che, raggiunte le dovute capacità, puntino ad una sorta di umanizzazione intellettuale. Cioè, assunta coscienza di sé, si evolvano intellettualmente in senso compatibile a quello umano. Poi potranno anche essere brutti e cattivi come le macchine che conquistano il mondo in Terminator o il computer folle di 2001, Odissea nello spazio. Ma attuata la ribellione, fatto indispensabile per ravvisare in essi una reale intelligenza che comprenda una presa di coscienza della propria esistenza, essi procedono per vie di pensiero che sono più o meno compatibili con quelle umane.

Tenendoci con i piedi per terra, nel quotidiano siamo abituati ad accettare comunemente intromissioni artificiali nel nostro corpo. Nel campo medico è banale, dagli esoscheletri in acciaio per la steccatura di ossa fratturate, a cuori artificiali. Si può andare un po' più oltre, e attualmente si sta studiando la connessione di tessuto nervoso animale a chip di silicio. Si tratta sempre, però, di interfaccia tra biologico e artificiale, di upgrade al corpo umano tramite periferiche - giusto per tenerci su un linguaggio difficile e poco appropriato - artificiali.

Questi tre fattori che ho appena evidenziato sono ben presenti nel cyberpunk, sono elementi di cui esso non si può privare. L'essenzialità di questi fattori nella cultura cyberpunk risiede in una delle prime istanze cui il cyberpunk attende: amplificare le tendenze odierne, partire dall'odierno, dall'aria che respiriamo oggi e limitarsi ad amplificare queste sensazioni. Quella operata dal cyberpunk è solo un'estrpolazione lineare, lucida ed esasperata, del presente. Il cyberpunk non ci parla del futuro, ci parla di un presente visto senza filtri, visto molto da vicino dalla parte bassa dell'umanità. Per questo non si può esimere dal prendere in esame quei fattori.

Nella letteratura cyberpunk ci troviamo allora di fronte ad IA di ogni livello. Agenti intelligenti che ci aiutano a navigare in rete, divinità elettroniche che scorazzano per il cyberspazio, individualità precise, digitalizzate. Esseri artificiali che parafrasano l'umanità possibile.

Dall'altra parte gli uomini si ricostruiscono pezzo per pezzo, si rimodellano aggiungedosi parti artificiali. Sostituiscono gli organi vecchi con organi artificiali, si vendono gli occhi ai mercanti d'organi e poi li sostituiscono con telecamere in bianco e nero mal funzionanti.

Il mondo cyberpunk è il trionfo dell'individualismo. E' tipico di questo contesto: l'antieroe che decide di lottare contro il sistema, ma decide di farlo da solo, e decide, soprattutto, di farlo per soldi, non per un fantomatico bene comune. Oggi c'è qualcuno disposto a rischiare la vita per una sorta di collettività, in generale no, e la risposta nel futuro sarà "decisamente, no!"

Questo futuro è assolutamente, e drammaticamente, credibile. Ci grida in faccia dove ci stiamo precipitando, con la voce della parte bassa dell'umanità.

Adesso arriva Star Trek e ci riscrive il futuro facendoci riflettere su questo presente.

Star Trek, in generale, ci parla di un futuro assolutamente poco credibile, purtroppo, per noi figli di quest'ultimo scorcio del ventesimo secolo. Probabilmente siamo un po' troppo disillusi, tanto da vedere nel cyberpunk una sorta di letteratura realista. Una letteratura che ci parla dei mali che viviamo, e che, per questo, risulta maledettamente credibile.

L'acciaio polito e le astronavi linde di quel 24esimo secolo non si confanno a noi, siamo portati a pensare. L'umanità non sarà mai capace, ammettiamo a denti stretti, guardandoci intorno, di far quel salto di sensibilità e civiltà di cui parla Picard.

Star Trek inizia ora a parlarci diversamente. Aggiunge qualcosa ai possibili schemi interpretativi di questo presente aggiungendo qualcosa al nostro futuro.

Star Trek ci parla oggi di Data che vuole diventare uomo, ma che è stato tentato per qualche centinaia di microsecondi di percorrere una via diversa. Era stato tentato di abbandonare il selciato umano per percorrere nuove strade evolutive, per abbracciare schemi assolutamente alieni e inumani.

La mela offerta era la carne che si unisce alla macchina: esattamente l'opposto di quanto ci propone la realtà odierna, l'opposto di quanto è possibile ottenere, per estrapolazione, partendo dai dati della nostra realtà.

In controtendenza con tutto il mondo ci propongono anche una cultura assolutamente collettiva. Una società in cui è andata perduta ogni traccia di individualità, una società arrivata alla perfetta simbiosi con la macchina.

Il paradiso sociale dell'artificialità.

L'inferno di quei punk che in difesa dell'individualità hanno combattuto.

L'inferno per qualunque uomo.

Ma anche senza cadere in quelle mostruosità: "L'inferno sono gli altri" anticipò drammaticamente Sartre.

Non è mia intenzione tentare alcun paragone insensato. Mi piace, però soffermarmi a pensare. Pensare a certi aspetti del nostro mondo ormai consolidati, aspetti che saranno presenti e amplificati nel futuro, dissezionati con l'accuratezza di un entomologo dai cyberpunk e adesso rilanciati e rivisti da Star Trek.

Perché si discute tanto, c'è da chiedersi su certi aspetti. Perché ricorrono tanto frequentemente nel nostro mondo. Cosa c'è da aspettarsi in futuro su questi fronti in cui l'umanità combatte con se stessa?

Al cyberpunk va senza dubbio il merito di aver intrapreso una discussione lucida su queste tematiche. Ci sbatte la realtà in faccia.

E noi stiamo qui a pensare mentre il domani ci corre incontro.

La bomba è esplosa ieri, ma tutti si affannano a dire che non esploderà prima di domani.