Aveva solo settant'anni, Gian Filippo Pizzo, e aveva tante idee, tanta voglia di fare. Da tempo perseguitato dalla malattia, che l'aveva costretto a un nuovo ricovero ancora di recente, se ne è andato la notte di fine anno.

Con lui se ne è andato uno dei grandi protagonisti della fantascienza italiana, forse il più defilato, mai accentratore, sempre pronto a inseguire nuove idee, nuovi progetti. Nato a Palermo, il 5 ottobre 1951, era apparso nel fandom nel 1974, a soli 23 anni, sulla fanzine  fondata insieme a Pippo Marcianò Astralia, fin da subito aveva frequentato le prime convention italiane, gli "Sfir" di Ferrara, e poi, trasferitosi intanto a Firenze, dopo la laurea, per lavorare nella biblioteca dell'Università, aveva cominciato a collaborare con tutte le riviste e le case editrici, Robot, Urania, Asimov's, e col Giornale dei Misteri sul quale per molti anni aveva curato una rubrica.

Ha scritto e pubblicato numerosi racconti (nessun romanzo); ma negli ultimi anni si era creato una grande reputazione come curatore per le numerose antologie pubblicate presso numerosi editori. E come saggista, con cinque saggi enciclopedici pubblicati insieme a Walter Catalano e altri, tutti per Odoya, opera che gli è valsa cinque dei sei Premio Italia (l'ultimo è per la cura dell'antologia Continuum Hopper) e un Premio Vegetti.

Alla comunità della fantascienza italiana mancherà il suo lavoro, ma forse anche di più mancherà la sua presenza, mai ingombrante e sempre piacevole, le sue parole, i suoi consigli, le sue idee.