Diciamo subito che eXistenZ (durata 97’) – Orso d’argento a Berlino per il 1999 – è un film particolare. Intanto il regista è David Cronenberg, canadese, icona insuperata della commistione tra horror e fantascienza e Leone d’oro alla carriera nel 2018.
L’autore di capolavori come Il pasto nudo (tratto dall’opera letteraria dello scrittore William Bourroughs) e La mosca, si esprime probabilmente al suo massimo in questo film che ha come tema il rapporto tra il mondo reale e il mondo simulato.
eXistenZ, produzione canadese, è un film del 1999 in un’epoca quindi in cui la realtà virtuale sembrava dover decollare con Virtual Life mentre invece era imminente l’era dei social.
La storia inizia con un gruppo di appassionati che ricevono una convocazione per la presentazione di un nuovo gioco virtuale di Antenna Reserach, appunto eXistenZ, che ibrida l’elettronica avanzata e la bioingegneria, tema del resto caro al Transumanesimo.
L’ideatrice di tutto è la programmatrice Allegra Geller (Jennifer Jason Leigh) che mostra ai presenti il “pod” che è una interfaccia biologica che mette in connessione il sistema nervoso umano con il gioco.
La connessione avviene tramite una “bioporta” che non è altro che una fessura nel corpo umano in cui si inserisce il pod.
Poiché l’interfaccia può accedere ai ricordi del giocatore, ogni volta che viene connesso genererà una nuova storia, pur basata su un canovaccio comune.
Ma anche in questo mondo simulato ci sono luddisti ostile al pregresso ed ecco che improvvisamente tra il pubblico si alza una persona che al grido di “Morte al demone Allegra Geller” gli spara con una “bio-pistola” che risulta un ibrido biotecnologico essendo in parte organica ed in parte inorganica. In ogni caso il colpo danneggia il pod. A questo punto l’unico modo che si ha per controllare i danni è connettersi al videogioco. Allegra trascina Ted Pikul (Jude Law), un addetto alla sicurezza della società produttrice, direttamente nella realtà simulata per capire i danni inferti al pod.
Ted viene convinto da Allegra a farsi installare la bioporta da Gas (William Dafoe) e dopo diverse vicissitudini ci riesce, ma gliene inserisce una difettosa, essendo un seguace dei “realisti”, cioè di coloro i quali difendono la realtà dalle simulazioni. Tuttavia, tramite uno scienziato amico la bioporta viene sostituita.
I due si connettono ed inizia il videogioco.
La scena, in verità orrorifica, è quella di una fabbrica pod che utilizza materiale biologico anfibio proveniente da un vivaio, la Trout Farm, che rifornisce un ristorante cinese.
Qui sono presenti personaggi incredibili, come un cuoco cinese ucciso da una pistola ibrida i cui proiettili sono dei denti umani. Tuttavia la loro “realtà” risulta contaminata dalla realtà virtuale sottostante e ci si trova in una strana commistione in cui non si capisce se si è in una simulazione oppure nel mondo reale.
Allegra uccide Ted in eXistenZ e i due si ritrovano in un livello originario superiore.
Qui la storia si ripete, ma il nuovo gioco si chiama Transcendenz, prodotto da una nuova società, la Pilgrimage.
La vicenda ha il suo epilogo quando Allegra e Ted replicano la narrazione accaduta a loro al livello zero e uccidono il programmatore (Don McKellar) al grido di “Morte a Transcendenz. Morte al demone Yevgeny Nourish”. Il dubbio che ci si ritrovi nel videogioco però ancora c’è. Infatti il “cameriere cinese” dice: “Siamo ancora nel gioco, vero?” mentre i due non rispondono.
In eXistenZ non è tanto la trama, pur avvincente, a colpire lo spettatore quanto l’atmosfera.
E qui ritorna una tematica cara a Cronenberg e cioè quella della commistione delirante tra la forma fisica e “altro”, in questo caso il pod biotecnologico, tema del resto già presente in un altro famoso film del regista canadese e cioè Il pasto nudo, in cui la forma allucinatoria prende le sembianze proprio di una biologia da incubo alterata dall’elemento tecnologico, se vogliamo da una tecnologia imponente e perturbante, che incombe come un noumeno su una umanità in eterna transizione lamarkiana verso nuovi mondi.
La dimensione è quella dell’incubo, ma non sovrannaturale, bensì naturalissimo e frutto della commistione formidabile di droghe e tecnologia.
Eppure si tratta di un incubo in fondo accettabile e che –in un certo senso, rassicura, perché la realtà descritta da Cronenberg è una realtà ordinata.
Ordinate villette americane a tre piani, con l’erba ben tagliata, le luci assicuratamente accese risplendono di un giallo dolce nel buio autunnale. Normali cene in famiglia, seguite da uscite notturne per conferenze tecnologiche tenute in stanze in legno di vecchie chiese e che in realtà si rivelano dei veri buchi neri da cui accedere -tramite le magie della tecnologia- a realtà parallele. Processo questo che però fa perdere l’identità a colui che osserva e sperimenta la situazione. La quieta quotidianità americana nasconde l’accesso a nuovi mondi, a realtà ibride che aprono la strada a sogni totalizzanti.
Si tratta di una tecnologia “divina” che può essere anche fondante a livello valoriale e quindi in definitiva avere anche un valore “religioso” se con questo termine includiamo la trascendenza tecnologica.
In questo senso eXistenZ si distingue dagli altri film simili sulla realtà simulata.
Qui c’è la descrizione della presenza di una “divinità” in fieri che sta trasformando e confondendo il mondo, alterandolo visibilmente nei suoi contenuti percettivi.
Per questo alla fine della visione si proverà una certa ansia, di tipo appunto trascendente. C’è percezione di una potenza, ma anche contezza del pericolo e, per chi riesce a dominare la situazione, anche l’epifania di una opportunità escatologica.
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