Mythic Quest è una serie americana distribuita tramite Apple TV+. È una commedia (non proprio una sit com ma quasi) ambientata in una azienda produttrice di un videogioco (l'eponimo Mythic Quest) e racconta soprattutto le dinamiche aziendali, una sorta di The Office con videogiochi, se volete. Ogni tanto però c'è una puntata diversa, e spesso sono le migliori: nella prima stagione c'era stata A Dark Quiet Death, che raccontava la storia di un altro videogioco, partito con idee innovative e poi arrivato al successo pian piano smontato e banalizzato pezzo dopo pezzo dalle richieste del marketing.
Tra i personaggi della serie c'è C.W. Longbottom (interpretato negli episodi normali da F. Murray Abraham) che è lo scrittore che ha scritto la trama del videogioco, gli ha dato un background narrativo, una backstory. È un personaggio un po' curioso, troppo anziano, ma molto rispettato perché, soprattutto, ha vinto un Premio Nebula.
Nella seconda stagione il sesto episodio di intitola Backstory e racconta la gioventù di Longbottom (interpretato questa volta da Josh Brener) quando, insieme ad altri due giovani aspiranti, viene assunto nella redazione della rivista Amazing Tales. E mentre i tre aspettano di poter parlare col capo si apre la porta della sala riunioni e si intravedono tre persone. E se siete fan di fantascienza li riconoscete subito, anche se ovviamente non sono loro ma sono tre attori che li rappresentano: Ursula K. Le Guin; Ray Bradbury; e Isaac Asimov.
L'episodio è divertente ma anche molto sagace, Longbottom ne emerge come pessimo scrittore ma in compenso come l'unico ad avere davvero una visione del futuro. E alla fine otterrà il suo Premio Nebula. Le Guin e Bradbury non compariranno più, ma Isaac Asimov avrà una parte importante nella vicenda.
2 commenti
Aggiungi un commentoVisto. Imperdibile per ogni appassionato di fs: per i lettori, è una tristissima e impietosa demistificazione dei propri idoli (escluso il Buon Dottore, ovviamente, il cui ruolo è all'altezza della fama); per gli scrittori, purtroppo, è una dolorosa antologia di amari déjà vu.
Tra l'altro, proprio ieri leggevo un'opera Premio Nebula (non ne rivelerò né la lunghezza, né l'autore/autrice, né l'anno in cui è stata -chissà perché- premiata) ma alla fine non ho potuto fare a meno di domandarmi chi accidenti sia stato a votarla, e cosa si fosse fumato al momento del voto. Poi ho pensato a cosa succede in molti premi di casa nostra e mi sono rassegnato.
Finalmente il Buon Dottore in un film, me lo guarderò in attesa della Fondazione (non sarà che l'Apple l'ha fatto a posta l'episodio speciale?)...
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