"Non ho mai creduto che gli uomini siano più razionali delle donne. Ma con Carlo devo fare un'eccezione. Non son sicura che le sue trovate fossero geniali, però come scrittore funzionava egregiamente. Mi è sempre piaciuto il suo cervello". E' l'incipit di un nuova opera di Alda Teodorani (Organi, Nuovi equilibri), raccolta di storie legate da un fil rouge comune (quasi un romanzo); e proseguendo nella lettura ci si rende subito conto di un contesto sottilmente inconsueto, conturbante, a dispetto dell'apparente quotidianità o ordinarietà delle azioni, dei pensieri della protagonista. La quale ultima narra le sue gesta in prima persona, apparentemente si identifica nella stessa Teodorani, e presenta personaggi realmente esistenti. Una protagonista comunque disincantata, la cui necessità disperata di amore la indirizza, racconto dopo racconto, alla ricerca non di generici partner, ma dell'"uomo perfetto". Esiste una simile creatura? Le delusioni sopportate la inducono a credere di no, evidentemente. Non si spiegherebbe altrimenti il gesto cruento con il quale ella letteralmente si "appropria", a poche pagine dall'inizio della storia, del prezioso cervello di Carlo, per custodirlo gelosamente in frigo; scena che peraltro stempera la sua violenza splatter nell'ironia. La protagonista prosegue imperterrita nella ricerca dell'"eterno mascolino", districandosi tra scene di arroventato erotismo e relazioni algide il cui esito globale è soprattutto il "tranquillo" progressivo incremento di un'insolita collezione di organi vari (come da titolo del volume), tutti evidentemente di prima scelta. Quasi che solo realizzando questa sorta di delirante archetipo frankensteiniano sia possibile, finalmente, costruire un uomo perfetto. E tuttavia l'ultimo "trofeo" palpitante, quello che dovrebbe coronare l'intera collezione, rivelerà un segreto sconvolgente.

Situazioni disperate, crude, fantastiche, al limite del grottesco e del surreale ma - dicevamo - mediate da una scrittura ironica che spesso diviene auto-ironia (e come tale lascia intravvedere universi di solitudine, incomunicabilità), non senza farsi, tra le righe, anche "manuale di scrittura". Infatti tra un amante (o tra un organo...) e l'altro, la protagonista trova modo di spiegare i trucchi del suo mestiere di scrittrice di storie erotiche e horror.

Dopo aver pubblicato vari racconti (uno nella ormai celebre raccolta Gioventù cannibale a cura di Daniele Brolli, che nel 1996 rivelò all'Italia gli scrittori dell'"orrore estremo") Alda Teodorani ha precisato un suo personale universo narrativo in vari volumi, tra i quali ricordo Delitti di carta, Le radici del male, Sesso col coltello, che le hanno valso l'appellativo di "signora del noir". Esaurite le effimere stagioni editoriali di "cannibali", "pulp" e così via, restano - ritengo - le pagine postmoderne e acute, pungenti, di un'autrice che usa il bisturi (è il caso di dire) per portare allo scoperto nervi -- e organi -- della condizione esistenziale odierna.