Yukio Mishima è nato nel 1925 e, purtroppo, è morto suicida nel 1970: nel panorama della letteratura giapponese, Mishima è l'autore che più drammaticamente ha incarnato nella vita e nell'opera le contraddizioni del Giappone. Tra i suoi romanzi più importanti meritano di essere ricordati almeno Sole e acciaio, Morte di mezza estate, Cinque n. moderni, Madame de Sade e Sete d'amore.
"All'improvviso vi fu silenzio. L'uomo sollevò lo sguardo al cielo. Un disco volante era sospeso obliquamente sui tetti delle basse case. Pareva un ovale dal bordo sottile, stava perfettamente immobile. Poi cominciò a colorarsi d'arancione in quattro o cinque secondi. All'improvviso il disco volante vibrò, divenne totalmente arancione e volò inclinato di circa 45° verso il cielo a sud-est, con un'incredibile ed estrema velocità, in linea retta. In principio era parso grande come una luna piena, quindi era rimpicciolito come un chicco di riso, e alla fine non si distingueva più dal colore del cielo."
Utsukushii Hoshi (Stella meravigliosa) è un romanzo della maturità di Yukio Mishima: il romanzo è stato pubblicato per la prima volta a puntate nel 1962 su Shinco, rivista letteraria dell'omonima casa editrice giapponese. Stella meravigliosa è un romanzo lieve, un sogno ad occhi aperti, una metafora della società giapponese che Mishima descrive con poesia pessimista quanto veristica.
Il romanzo ruota intorno alla famiglia Osugi che scopre, d'un tratto, di appartenere al mondo delle stelle. Ma Mishima descrive la possessione aliena con la delicatezza di un sogno: gli alieni di Mishima sono uomini mortali, soltanto più poetici nell'animo e maggiormente disposti ad interrogarsi sul senso del vivere. Non è il romanzo migliore di Mishima, ma non è neanche quello più brutto. Si può dire che l'autore si è provato con un filone letterario a lui poco congeniale riuscendo comunque a creare un lavoro compiuto e sapiente, dove gli alieni rappresentano la solitudine umana, il bisogno di investigare oltre il "conosciuto". Quindi niente ridicoli omini verdi, solo uomini profondamente soli, che si sforzano di mantenere la pace sulla Terra scrivendo lettere ai potenti della Terra, organizzando riunioni autofinanziate che richiamino l'attenzione dell'opinione pubblica sul problema di come mantenere la pace ed evitare future possibili guerre. La famiglia Osugi, profondendo la maggior parte delle sue proprie energie in questo progetto salvifico di stampo laico, purtroppo incontra una imbarazzante verità: l'armonia della famiglia si disgrega lentamente ed inesorabilmente, mentre tenta di ricucire quella che il mondo orientale e occidentale hanno perso ormai da tempo.
Un romanzo nostalgico e lieve, un fiore di loto: i personaggi si muovono dentro un sogno, ma le loro battute sono incisive, disperatamente reali. Come nelle sue opere migliori, Mishima disegna un Giappone prigioniero delle sue mille contraddizioni: i luoghi, gli eventi, i personaggi stessi sono il frutto di un sogno, un sogno che è la realtà quotidiana di non riuscire a vivere completamente la vita e soprattutto di non riuscire ad armonizzarsi con essa. Il grande autore giapponese per scrivere Utsukushii Hoshi si è molto documentato, infatti ha preso parte a riunioni di esperti in ufologia e ha consultato con cura maniacale gli studi sulle possibilità di vita extraterrestre. Utsukushii Hoshi è un romanzo della maturità dell'autore: negli anni Sessanta, l'autore già sentiva profondamente la pesantezza della vita, e in Stella meravigliosa descrive proprio questa sua pesantezza comune a un po' tutti i giapponesi reduci sconfitti dalla IIa Guerra Mondiale e stressati dall'idea di dover ricostruire un Giappone nuovo, un Giappone basato anche su i modelli di vita occidentale, quelli del capitalismo e della fretta. Mishima si era perfettamente reso conto che il Giappone non era più la sua patria: ha visto un Giappone destinato all'incomunicabilità e ne è rimasto inorridito. Ed è così che ha dato vita a Utsukushii Hoshi.
La traduzione italiana di Utsukushii Hoshi di Lydia Origlia non è tra le migliori, ma considerando i tempi che corrono, oggi che la traduzione di un testo è considerata un optional, la versione di Lydia Origlia non è da disprezzare: una versione non troppo poetica, non troppo spartana.
In una notte d'estate degli inizi degli anni Sessanta, Juichiro Osugi, un uomo che conduce una vita tranquilla al riparo delle mura domestiche e dell'affetto dei familiari, attratto dal chiarore della luna, esce di casa e raggiunge una radura ai margini della città. Lì avviene l'incontro che muterà radicalmente la sua vita: un'astronave, luminosa, solenne, si schiude all'improvviso davanti ai suoi occhi. L'uomo la contempla estasiato e scopre un segreto sepolto nella sua memoria...
La fusione tra realtà e fantasia è quasi perfetta e se Mishima avesse avuto intenzione di scrivere un romanzo di pura fantascienza, Stella meravigliosa sarebbe oggi considerato da molti un esempio mirabile di science fiction. Tuttavia, come ho evidenziato, Mishima non ha scritto Stella meravigliosa per produrre un romanzo di science fiction: il suo lavoro è un ritratto della società, della solitudine e dell'ansia di vivere una vita che sfugge all'uomo e non riesce a comprenderne la pienezza e lo scopo.
Pur non essendo fantascienza allo stato puro, questo romanzo di Yukio Mishima è decisamente interessante: la quotidianità viene tradotta in un sogno lieve e delicato che lentamente si trasforma in un sogno a metà e mai in un incubo; e se ci pensate bene, un sogno a metà è assai più inquietante di un incubo. Questa la grandezza di Yukio Mishima.
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