Di Franco Battiato e della sua grandezza si è detto e scritto molto, ancor più dopo la morte avvenuta lo scorso 18 maggio ella sua casa di Milo, vicino Catania.

Quello che non tutti sanno è che il cantautore siciliano è stato probabilmente l'artista italiano che più si è ispirato alla fantascienza. Già dal disco d'esordio, Fetus (1972), un mix di musica elettronica, avanguardia e progressive rock, ben lontano dalla canzone d'autore che caratterizzerà, nella forma originalissima basata più sull'elettronica che sull'acustica, la sua produzione dalla fine degli anni settanta in poi. Si tratta di un concept album ispirato all'opera più celebre dello scrittore britannico Aldous Huxley: Il mondo nuovo (Brave New World, 1932), romanzo distopico ambientato nell'anno 2540 in cui si immagina il nostro pianeta comandato da dieci governatori, saliti al potere al termine di una lunga guerra. Il riferimento ad Huxley è esplicito, il retro della copertina riporta infatti: “interamente dedicato alla persona e all'opera di Aldous Huxley”. L’ispirazione allo scrittore britannico è tangibile nei riferimenti alla riproduzione (Una cellula, Fetus, Cariocinesi) che evocano la fabbrica di esseri umani descritta nelle prime pagine de Il mondo nuovo.

La sperimentazione introdotta dal Battiato degli esordi può essere considerata la risposta italiana ai francesi Magma e ai tedeschi Tangerine Dream. E prosegue, unitamente al legame con la fantascienza, nel concept album successivo: Pollution (1972). L'inquinamento cui si riferisce l'artista è quello elettromagnetico; nelle note di copertina infatti si legge “Gesto sonoro in sette atti dedicato al Centro Internazionale Studi Magnetici”. L'ispirazione è ancora Il mondo nuovo di Huxley, stavolta evocato per descrivere l’alienazione e la subordinazione delle classi sociali inferiori.

La ricerca di nuove forme di espressione musicale prosegue per tutti gli anni settanta, ma le tematiche si allontanano dalla fantascienza delle origini, anche perché la produzione del cantautore sarà principalmente strumentale. 

Dalla fine degli anni settanta la svolta pop, sebbene in forma colta e ricercata, con i dischi L'era del cinghiale bianco (1979) e Patriots (1980) e l'esplosione commerciale con La voce del padrone (1981), il primo album nella storia della musica italiana a superare il milione di copie vendute. Qui troviamo Segnali di vita, con l’osservazione delle stelle e dell’immensità del cosmo (“Rumori che fanno sottofondo per le stelle / Lo spazio cosmico si sta ingrandendo / E le galassie si allontanano”).

Ne L’esodo dall’album L’arca di Noè (1982), Battiato presenta uno sguardo addolorato verso il futuro (“Prima che la terza Rivoluzione Industriale / provochi l'ultima grande esplosione nucleare / prepariamoci per l'esodo”; e ancora: “Nelle vie calde la temperatura s'alzerà / Moltitudine, moltitudine / Non si erano mai viste / code tanto grandi, tanto lunghe”).

Il ritorno alle tematiche fantascientifiche avviene nel 1985 con il disco Mondi lontanissimi. Non si tratta di un concept album, ma la fantascienza è un tema ricorrente. Già dalla copertina che mostra un'immagine di Saturno visto attraverso una finestra. Via Lattea, il brano che apre il disco, è un breve racconto di fantascienza in musica ("Ci alzammo che non era ancora l'alba / pronti per trasbordare / dentro un satellite artificiale / che ci condusse in fretta / alle porte di Sirio / dove un equipaggio sperimentale / si preparava / al lungo viaggio."). In No Time no Space la fantascienza è filtrata attraverso la visione mistica del cantautore ("Parlami dell' esistenza di mondi lontanissimi / di civiltà sepolte di continenti alla deriva. / Parlami dell'amore che si fa in mezzo agli uomini / di viaggiatori anomali in territori mistici … di più. / Seguimmo per istinto le scie delle comete / come avanguardie di un altro sistema solare"). Riferimenti fantascientifici anche ne I treni di Tozeur, la città della Tunisia in cui "nelle chiese abbandonate si preparano rifugi e nuove astronavi per viaggi interstellari".

L’ultima produzione del cantautore siciliano si allontana dalla fantascienza per farvi ritorno solo occasionalmente. Un esempio è Shock in my town (dall’album Gommalacca del 1998), in cui, come in Up patriots to arms (1980), viene estremizzato il malessere per la società (“Ho sentito urla di furore / di generazioni, senza più passato / di neo-primitivi / rozzi cibernetici, signori degli anelli / orgoglio dei manicomi”).

Ora che l’esistenza terrena si è trasferita su mondi lontanissimi, ci piace immaginare Franco Battiato come un piccolo principe, che osserva il bene e il male del mondo da un asteroide. Nel suo caso, l’asteroide 18556. Che si chiama, in suo onore, “Battiato”.