Gli anni ’50 costituiscono – come abbiamo più volte detto – una sorta di periodo d’oro della fantascienza cinematografica, dopo i decenni precedenti per così dire propedeutici.
È il periodo dell’era atomica che fa da prodromo all’era dei viaggi spaziali che inizierà ufficialmente con il lancio del satellite Sputnik 1 nel 1957. Quindi un periodo particolarmente fertile anche a livello cinematografico, con ottimi film in bianco e nero che si addicono particolarmente alla serietà della scienza. X
X contro il centro atomico (X the Unknown) un film del 1956, diretto da Leslie Norman e prodotto dalla famosa Hammer Film in UK, per una durata di 86 minuti.
Siamo in Scozia (Lochmouth) in pieno inverno ed un gruppo di militari si esercita tra buche di fango a cercare oggetti radioattivi preventivamente nascosti da un sergente istruttore. Durante questa attività simulata un soldato trova invece una vera fonte di forte radioattività, ma non fa in tempo ad attirare l’attenzione che scompare in una crepa che si apre nel terreno.
Nelle vicinanze uno scienziato, il dottor Adam Royston (Dean Jagger) insieme al figlio del direttore del centro nucleare, esegue esperimenti sulla radioattività.
Dopo quanto accaduto i militari chiedono la loro collaborazione. Infatti due soldati sono gravemente ustionati ed uno è stato ucciso. Inoltre anche un ragazzino incontra insieme ad un suo amico la “forza” che è reduce da un approvvigionamento energetico in una vecchia torre, dove vive un vagabondo che ha raccolto un oggetto radioattivo dal laboratorio di Royston.
Nel frattempo un ispettore di un ente di sicurezza nazionale, McGill (Leo McKern) chiede a Royston di collaborare. Quest’ultimo ha una teoria: al centro della Terra c’è una forza misteriosa che si nutre di radioattività e che in mancanza di essa emerge attaccando i luoghi dove sono contenuti gli oggetti radioattivi. La tesi è avversata dal direttore del centro di ricerche nucleari.
Nel frattempo si scopre che c’è stata gente incenerita dalla strana forza ed allora gli scienziati preparano una trappola in laboratorio mettendo sostanze radioattive come esca.
Ma la forza, che ha l’aspetto di un fluido gelatinoso che gorgoglia dalla spaccatura nel terreno, li precede ed attacca il centro prima di aver potuto predisporre l’esca.
Royston, allora, studia attentamente grazie anche ad un elicottero il percorso del mostro che esce da un crepaccio e riesca a predisporre una trappola in cui questa volta la forza ci cade grazie alla trappola radioattiva. Vi è una esplosione e X viene colpito da un’arma disgregante e rigettato nel crepaccio definitivamente.
Un classico film anni ’50, con un tonico b/n a sottolineare la drammaticità degli eventi che spesso sono accompagnati da atmosferiche gotiche, come i paesaggi invernali della Scozia. Certamente visto ora il film può apparire un po’ ingenuo, ma si deve considerare che allora si era in piena era atomica e per di più in una situazione di guerra fredda. Alla luce di questo anche gli effetti speciali non sono male per il periodo.
La Hammer Film muove i primi passi nella fantascienza – horror per poi divenire famosa nella produzione di film horror gotici dai tardi anni ’50 fino agli anni ’70 dello scorso secolo, specializzandosi su Dracula, la Mummia e Frankenstein imitando la Universal che impose questo genere dal 1923 al 1956 con in più personaggi come Il fantasma dell’opera, l’Uomo invisibile, l’Uomo lupo e il Mostro della laguna nera.
Curiosamente, nell’edizione italiana, viene pronunciato solo il nome del dottor Royston, “Adam”, forse perché la pronuncia del cognome risultava complicata.
Il vampiro del pianeta rosso (Not of this Earth), invece, è un film in b/n prodotto negli Usa nel 1957 dalla Los Altos Productions e diretto da Roger Corman per la durata di 67’.
Siamo nel Sud della California. Uno strano tizio munito di inquietanti occhiali neri, Paul Johnson (Paul Bitch), assume una infermiera, Nadine Storey (Beverly Garland) che lavora con il dottor Rochelle (William Roerick), per fare delle trasfusioni e un poco di buono, ex galeotto, tuttofare, di nome Jeremy Perrin (Jonathan Haze).
Johnson ha bisogno di sangue, infatti il film inizia con una ragazza che viene aggredita nel giardino di casa, perché quello della sua razza è stato deteriorato dagli effetti di una guerra nucleare ed in pratica si sta riducendo in polvere.
Harry Sherbourne (Morgan Jones), un poliziotto, è il fidanzato di Nadine.
In realtà il signor Johnson – dotato di poteri telepatici – è un agente del pianeta Davana (nel doppiaggio italiano stranamente del pianeta Marte) che ha come compito quello di preparare l’invasione della Terra. I grandi occhiali neri servono a nascondere i terribili occhi bianchi che sono una specie di laser capace di uccidere chi li guarda.
Il dottor Rochelle nel frattempo analizza il suo sangue e scopre il segreto, ma poi verrà ucciso da un insetto gigante utilizzato da Johnson.
Sulla Terra c’è anche un’altra aliena e nel tentativo di aiutarla le inietta il sangue sbagliato uccidendola e questo scombussola i suoi piani.
Alla fine Nadine – che sta per essere teletrasportata sul pianeta e che ha anche un’iniziale rapporto di stima reciproca con il “vampiro” – scopre tutto il piano e il “marziano” rimane ucciso, non prima di aver a sua volta ucciso Jeremy.
Ma il finale riserva una sorpresa: infatti un altro alieno simile a Johnson si avvicina in lontananza.
Il titolo originale, Not of this Earth, “Non di questa Terra”, è molto più suggestivo, ma in Italia fu cambiato perché allora andava molto di moda Marte e relativi marziani.
Il film, uno dei migliori di Roger Corman, grande regista, tra gli altri, di film di fantascienza e di horror, è molto godibile e a suo modo un piccolo capolavoro perché alla trama abbastanza ingenua si aggiunge un tocco di romanticismo nel rapporto tra Mr. Johnson e Nadine, l’infermiera.
È originale anche la figura dell’alieno, che è un uomo corpulento, all’aspetto molto terrestre che a volte mostra anche un certo senso dell’humor.
Inoltre Johnson è una persona discreta, educata e gentile, pur essendo un assassino e questo contrasto tra i suoi modi urbani e le sue azioni, genera una sorta di forza elettromotrice scenica che fornisce la spinta propulsiva del racconto.
Il bianco e nero poi dà ulteriore fascino e suggestione al film.
La trama è intrisa di accenti lirici ben riassunti nel titolo originale in inglese.
Ricordiamo che Corman ha diretto film come Il mostro del pianeta perduto (1955), Conquistò il Mondo (1956) e poi Guerra di satelliti (1958), La donna vespa (1959) e l’ottimo L’Uomo dagli occhi a raggi X (1963) in cui torna il tema del potere insito nello sguardo.
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