Usata molto spesso a sproposito, la metafora del Grande Fratello è la sintesi banale e consumistica di un capolavoro del Novecento, ovvero quel 1984 di George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, i cui diritti sono scaduti (insieme alle altre opere dello scrittore) e che molte case editrici italiane si sono adoperate per ripresentarlo in nuove traduzioni, in alcuni casi ad opera di scrittori italiani.

Nato a Motihari, un distretto dell’India, il 25 giugno 1903 e morto a Londra, il 21 gennaio 1950, Orwell è stato a suo modo un anticonformista, nelle vesti di giornalista, attivista politico, saggista, scrittore e critico letterario. La sua fama è legata a 1984, iniziato nel 1948 e a La fattoria degli animali (Animal Farm, 1945), un romanzo satirico sulla rivoluzione sovietica e sullo stalinismo.

Anche con 1984, Orwell intendeva lanciare un monito contro quelle ideologie-dittature che erano sorte a cavallo tra la prima e la seconda Guerra mondiale, dai fascismi di Spagna (lo scrittore fu volontario nella guerra civile spagnola, combattendo nelle file del Partito Operaio di Unificazione Marxista) e Italia al nazismo tedesco.

Winston Smith, il protagonista del romanzo, è un funzionario del ministero della Verità, il cui lavoro consiste nel modificare le notizie presenti sulle vecchie copie del Times per renderle conformi all’ideologia del governo.

Siamo nel 1984 (l’autore ha invertito le cifre dell’anno in cui il romanzo è stato scritto per ambientarlo in un futuro, ma non troppo lontano) e tutta la Terra è divisa in tre grandi nazioni: l’Eurasia, l’Oceania e l’Estasia. Smith vive a Londra, che fa parte dell’Oceania, dove vige una vera e propria dittatura che s’ispira al Socing (socialismo inglese) e le uniche autorità riconosciute sono “il Partito” e il “Grande Fratello”, una figura presente in ogni dove nella vita pubblica – sui manifesti propagandistici, in televisione – ma che di fatto nessuno sa chi sia veramente. Tutti i cittadini sono costantemente controllati grazie a dei televisori in grado sia di trasmettere sia di ricevere immagini. Non ci sono diritti e se si devia dalla vita che il partito ha costruito per ogni cittadino la pena è il carcere e il ricondizionamento della mente.

Triste, amaro, drammatico: sono solo alcuni degli aggettivi con cui si può definire questo romanzo, incasellato giustamente nella categoria delle opere distopiche, ma che è anche un monito per i nostri tempi, per chi come noi vive nelle democrazie moderne.

Sono tre gli aspetti per cui 1984 è ancora oggi un romanzo attualissimo. Il primo è il lavoro che svolge Winston Smith, ossia quello di modificare le notizie uscite in passato per renderle conformi alla narrazione della dittatura. Orwell aveva intuito il grande potere della propaganda, che proprio tra la prima e la seconda Guerra mondiale aveva avuto il suo picco di massima espansione. Nella vita di una democrazia sono centrali la libera informazione e la stampa che devono essere sempre in grado di poter contraddire il potere costituito. Ma se pensiamo al fenomeno delle fake news, cioè la costruzione e la diffusione di notizie palesemente false della nostra epoca ad alto tasso di democrazia, ecco che 1984 ci appare di un’attualità disarmante.

Il secondo motivo per cui è importante leggere il romanzo di Orwell è il tema dell’annientamento della vita privata del protagonista, continuamente sorvegliato, prigioniero perenne di un carcere che è fatto di sorveglianti umani, ma anche di un occhio elettronico, un televisore presente in ogni casa e che diffonde la propaganda governativa e allo stesso tempo sorveglia costantemente. Se pensiamo alla continua proliferazione di telecamere nelle nostre città, nei luoghi pubblici, nei pressi di edifici sensibili, ma anche presso aziende private, allora l’idea di Orwell ci sembra profetica, quasi visionaria.

Infine, la divisione della Terra in tre grandi zone è una lezione di geopolitica che lo scrittore britannico consegna ai nostri tempi, in cui il nostro mondo è diviso e divisibile in aree d’influenza politica, dove l’apparente pace mondiale è spesso mantenuta al prezzo di guerre locali.

Non è un caso che i tre slogan del Grande Fratello nel romanzo di Orwell sono: “La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza”.

Ma c’è forse un segno più tangibile della sua virulenta attualità: 1984 è perennemente presente nella classifica dei libri più venduti di quasi tutti i paesi occidentali, Italia compresa, come a dire che la sua lettura è un esercizio di grande catarsi collettiva.