Come abbiamo notato negli ultimi tempi, i russi amano la fantascienza, spesso ad alto tasso di effetti speciali e toni epici, ma in questo caso sono tornati alle loro radici più importanti con We o Мы in lingua originale, ovvero il romanzo di Evgenij Ivanovič Zamjatin scritto tra il 1920 e il 1921 (ultima edizione da noi Oscar Mondadori 2020) e considerato uno dei capolavori del genere distopico e ispiratore di numerosi autori di culto.
Il romanzo
Qualche centinaio di anni dopo che l'organizzazione chiamata One State ha conquistato il mondo, è in fase di costruzione un'astronave chiamata Integral, creata per invadere altri mondi. Nel frattempo il capo ingegnere D-503 (nel One State tutti hanno solo numeri al posto dei nomi) inizia un diario che intende completare quando sarà finita la Integral. La struttura sociale del One State è basata sulle teorie dell'ingegnere meccanico (realmente esistito) Frederick Winslow Taylor, chiamate anche taylorismo, un metodo ipoteticamente perfetto per ottimizzare l'efficienza lavorativa nelle fabriche: ovvero considerare gli operai portati per il lavoro da analizzare, studiare l'esatta serie di movimenti che ognuno di loro deve compiere, determinare il tempo necessario a compierle, eliminare ogni movimento lento e inutile.
A sua volta il One State è costruito sotto una gigantesca cupola in stile panopitcon, ovvero il progetto per una prigione creato dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, dove la struttura circolare è sovrastata da una torre centrale, dal quale un unico guardiano controlla tutti i prigionieri, i quali non sono però in grado di sapere se sono osservati oppure no, per cui manterrebbero un comportamento disciplinato. La vita di D-503, che lui ritiene perfetta, viene spezzata quando incontra una donna, I-330, che vìola ogni legge senza problemi. Lei gli mostra una casa del vecchio mondo, l'unica in cui non è possibile guardare se non attraverso le finestre e da lì nei cunicoli sotterranei, fino al mondo al di là del grande muro verde che divide One State dal resto del mondo. Qui scopre l'esistenza di altre persone e dei mefi, membri di una resistenza che vuole porre fine allo strapotere del One State.
Controllo totale
Il regista Hamlet Dulian ha dichiarato che ai giorni nostri la gente segue sempre di più idee radicali in conflitto l'una con l'altra. Queste idee e proposte estreme portano a una deformazione dei valori e delle linee guida sociali, portando al controllo totale sulla popolazione. Per Dulian We continua a essere un classico e potente lavoro sociale, che solleva temi rilevanti anche dopo cento anni.
E non solo, il romanzo ha ispirato autori come Aldous Huxley e il suo Il mondo nuovo (1933), Antifona o La vita è nostra (1938) di Ayn Rand, 1984 di George Orwell (1949) e I reietti dell'altro pianeta (1974) di Ursula K. Le Guin per citarne solo alcuni.
Inzialmente previsto in uscita nel 2020, ora We arriverà nei cinema russi in un punto indefinito del prossimo autunno, mentre per ora non ci sono notizie sull'arrivo nel resto del mondo e da noi, vi terremo al corrente sulla rivolta contro il One State e vi lasciamo con il trailer ufficiale.
4 commenti
Aggiungi un commentoI russi amano la fantascienza, al punto da creare e sostenere un regime autoritario repressivo a livello di quello dell'ex Unione Sovietica. Se il regista e la produzione si prendessero qualche "licenza poetica", chiamiamola così, guardando a cosa sta accadendo nel proprio stato, probabilmente assisteremmo a qualcosa di molto interessante e coraggioso.
Naturalmente dubito che ciò possa accadere, altrimenti regista, produzione e attori sarebbero spediti in un gulag a villeggiare, come accaduto a molti oppositori di quel criminale che si è autoimposto come dittatore a vita in Russia.
Un racconto di 100 anni fa, che ispira un nuovo film di fantascienza, mi fa sorgere tante domande: ma Orwell l'ha mai letto? Ma non hanno freddo dormendo all'aperto?
A quanto dice l'articolo, se non ho capito male, lo avrebbe anche ispirato per "1984"
Sì, l'ha letto eccome. Cito dalla prefazione al romanzo
Orwell già dal 17 febbraio 1944 fa cenno a "Noi" proprio in relazione al nucleo compositivo che darà origine a "1984" e il 4 gennaio 1946 parla diffusamente del libro di Zamjatin, avendolo reperito nella traduzione francese del 1929. Lo scrittore britannico auspicò la ripubblicazione in inglese di "Noi" (e negli anni si adoperò per questo).
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