Franco Ricciardiello è un veterano della fantascienza italiana. Nato a Vercelli nel 1961, scrive e pubblica fantascienza dal 1981. Due suoi romanzi sono stati pubblicati sulla collana Urania: Ai margini del caos, vincitore del premio Urania nel 1998 e Radio aliena Hasselblad, nel 2002. Ha pubblicato numerosi racconti, su riviste e in ebook. Più recentemente ha scritto anche gialli, vincendo nel 2002 il premio di narrativa poliziesca Orme Gialle e nel 2005 il premio Gran Giallo Città di Cattolica. Nel 2007 col romanzo Autunno Antimonio ha vinto il premio Delitto d'Autore. Con Delos Digital ha pubblicato il romanzo Termidoro e diversi racconti.
Lo scorso anno ha curato l’antologia Assalto al Sole. La prima antologia solarpunk di autori italiani per Delos Digital e sempre per lo stesso editore ha dato vita alla collana Atlantis, dedicata appunto al solarpunk. A Ricciardiello abbiamo chiesto di parlarci di questo nuovo filone della science fiction e di raccontarci le prossime uscite della collana Atlantis.
La prima domanda è da un milione di euro: che cos’è, secondo te, il solarpunk?
Hai fatto bene a premettere “secondo me”, dal momento che ancora non esiste una definizione univoca di solarpunk. D’altronde uno degli sport preferiti dei fan è ancora accapigliarsi su cosa sia fantascienza e cosa no, un secolo dopo la sua nascita. Per me il solarpunk è l’estetica solare dell’etica, un movimento artistico e del pensiero che promuove una visione progressista del futuro. Nasce dalla coscienza che se vogliamo un futuro positivo, dobbiamo prima immaginarlo, perché da sempre l’utopia precede la politica. Nel quadro di questo movimento artistico e di penseiro, la letteratura solarpunk lavora con concetti come solidarietà, sostenibilità e democrazia per raccontare storie ambientate in una società egualitaria, che ha evitato la catastrofe climatica e superato l’organizzazione capitalista, così da dimostrare che un altro mondo è possibile. La narrativa solarpunk può anche raccontare qualsiasi momento da oggi fino a quel futuro, cioè il processo di costruzione dell’utopia.
Segnalami un’opera che a tuo giudizio esprime bene il concetto di solarpunk e spiega il perché.
È noto che uno dei principali ostacoli a una più ampia diffusione della fiction solarpunk è la mancanza di un’opera di riferimento, che sia conosciuta anche al grande pubblico generalista: un po’ quello che furono il film Blade Runner e il romanzo Neuromante per il cyberpunk. Kim Stanley Robinson ha pubblicato diversi romanzi che possono essere un riferimento sicuro, tra cui The Ministry for the Future (2020), ancora inedito in Italia. Il fatto che Robinson sia un autore raffinato ed estremamente realistico, anche nelle storie più futuribili, lo rende in un certo senso meno “appetibile” una trasposizione cinematografica: il futuro degradato e marcio dello sprawl di Gibson era visivamente più suggestivo. Il film solarpunk per eccellenza, capostipite di un’estetica, dovrà essere meno pratico e più utopistico, più visionario.
Secondo te il solarpunk è il contrario della distopia? Che rapporto c’è tra i due filoni della fantascienza?
Un rapporto molto stretto. La distopia è una categoria narrativa coniata come contrapposizione all’utopia: un mondo in cui nessuno si augurerebbe di vivere, un futuro deragliato del quale possiamo però riscontrare non pochi precedenti nella storia passata (e presente). È naturale che il solarpunk tenda piuttosto verso l’utopia: ma non si può dire che si opponga alla distopia, che è la sua gemella negativa. Senza l’una non ci sarebbe l’altro. Piuttosto, l’estetica e la narrativa solarpunk si oppongono all’estetica e alla narrativa del distopico, cioè di un sottogenere definito da trend di mercato e casi editoriali: un immaginario volto genericamente a “un futuro peggiore del presente” che pur possedendo tratti di distopia, è poco più di una collezione d’ambientazioni in cui situare avventure consolatorie, che dimostrino ai lettori come in fondo possano esistere mondi ben peggiori di quello in cui viviamo.
Perché un lettore di fantascienza dovrebbe leggere opere solarpunk?
Perché oggi il solarpunk, come ha scritto Domenico Gallo su Pulp Libri, è la fantascienza. Coniuga lo spirito ottimista verso il progresso, che ne caratterizzò le origini, con la social science fiction degli anni Settanta; recupera il vigore ammonitorio del filone catastrofico e al tempo stesso l’iconografia modernista dell’art déco, il senso del meraviglioso e l’utopia razionale. Se la fantascienza ha intenzione di sopravvivere non solo come genere vintage, deve diventare solarpunk.
Come è nata l’idea di una collana solarpunk?
È nata in maniera quasi naturale, sulla scia del lavoro preparatorio per “Assalto al sole”, la prima antologia solarpunk di autori e autrici italiani, che ho curato per Delos Digital nel 2020. La casa editrice Future Fiction aveva già tradotto e pubblicato narrativa straniera, e anche qualche titolo italiano; la mia intenzione era compilare una raccolta-incubatrice, invitando scrittori e scrittrici che conosco personalmente a pensare in maniera solarpunk. Mi pare che oltre a essersi dimostrato un successo, l’antologia abbia risvegliato un interesse perfino inaspettato in un potenziale pubblico, e quello che più conta, davvero autori italiani guardano con occhi nuovi questo sottogenere ancora misterioso e indefinito. L’esperienza dall’antologia però era solo il primo passo: poi sono venuti il sito Solarpunk Italia e la collana Atlantis, perché troppi nomi interessanti erano rimasti fuori dalla raccolta. Inoltre sono convinto, e con me l’editore, che ci sia un pubblico oltre al tradizionale lettore di fantascienza, fortemente interessato a quello che ha da dire una letteratura utopica seria e al tempo stesso visionaria.
Quali sono i titoli che sono stati pubblicati e raccontaceli un po’…
La collana Atlantis ha esordito a marzo con un racconto lungo dell’autore premio Urania 2019, Davide Del Popolo Riolo; si intitola Cinque stagioni su Eureka, e inaugura la serie di visioni del futuro con un racconto che parla di rappresentanza politica e democrazia; è ambientato in una colonia terrestre su un altro pianeta, scivolata in una spirale autoritaria e repressiva, che un movimento cittadino d’opposizione affronta con le armi della nonviolenza. Il secondo titolo è L’infinita leggerezza dei quanti, romanzo breve di Stefano Carducci e Alessandro Fambrini nella migliore tradizione della social science fiction. Unisce scienze hard e una luminosa utopia per raccontare, attraverso l’espediente del protagonista trasportato in un altro universo, un avvenire di distribuzione delle risorse, energia a buon mercato e civiltà post-industriale. Terzo titolo, a fine aprile, Memorie di una ragazza interrotta di Romina Braggion, che ha scelto come argomento le questioni di genere, e i cambiamenti di morale e di linguaggio. Il suo romanzo breve racconta un futuro nel quale esiste un unico sesso, e questo comporta nuovi ruoli sociali e relazioni interpersonali rivoluzionarie. Una storia decisamente radicale: ma nel mondo futuro che racconta, sarebbe la nostra società a essere giudicata estremista.
Se un autore vuole proporvi un testo, quali consigli daresti per poter essere selezionati?
Ho deciso di strutturare la collana Atlantis secondo regole molto personali, senz’altro discutibili. Sono io che invito direttamente le autrici e gli autori, aggiungendo alcune indicazioni tematiche; Atlantis arriverà alla fine a comporre una specie di “storia futura”, come nella tradizione della migliore fantascienza, sebbene senza pretese di esaustività né ambizioni di previsione esatta. Ci sarà, per esempio, chi racconterà il futuro del lavoro o dell’arte, l’automazione, e poi ancora alimentazione, demografia, controllo del clima, trasformazione urbana, ordine internazionale e via dicendo. Al momento ho già autori, autrici e titoli che coprono oltre un anno di pubblicazioni mensili.
Quali sono, invece, i titoli che pubblicherete nei prossimi mesi?
Posso anticiparti qualche nome: Oscar Felix Drago, Serena Barbacetto, Domenico Gallo, Silvia Treves, Roberto Sturm, Elena Di Fazio, Pee Gee Daniel, Giulia Abbate, Andrea Franco, e ancora ne sto invitando perché il solarpunk solleva sempre più interesse tra chi scrive. Il solarpunk oggi è la fantascienza.
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