La situazione è ben nota a quasi tutti gli appassionati di fantascienza: in una banale conversazione confessate di essere più o meno voraci lettori di science fiction ed ecco là che cominciano a materializzare sguardi a dir poco indignati. Coloro che vi avevano attribuito un minimo di interesse, non conoscendovi bene, hanno alzato il sopracciglio, non consapevoli di star citando il noto personaggio televisivo di una serie di fantascienza. Altri vi guardano con fare imbarazzato, come se la vostra confessione avesse a che fare con il vostro io più intimo. I più superficiali vi attribuiranno una specifica e approfondita conoscenza nella materia UFO e dintorni.
E voi? Siete lì che non sapete se vale la pena intavolare una battaglia per spiegare che cos’è la fantascienza o lasciar perdere, perché in fondo sapere che è già persa in partenza.
Gian Filippo Pizzo e un manipolo di coraggiosi autori italiani non si sono arresi a questo stato di cose e hanno deciso di offrire la possibilità ai “non” lettori di fantascienza un’antologia di racconti che potesse metterli sulla giusta strada.
È così che è nata Rapporti dal domani. Racconti per imparare ad amare la fantascienza (Delos Digital, ebook a € 3,99 e libro cartaceo a € 15,00) e nel solco di questa lodevole iniziativa abbiamo posto a quattro scrittori una fatidica domanda: “Quali argomenti useresti per far conoscere la fantascienza ad un non lettore di questo genere letterario e magari per convincerlo anche a leggere un romanzo?”
Gli scrittori coinvolti sono Francesca Cavallero, Alberto Costantini, Linda De Santi e Dario Tonani. Ecco le loro risposte.
Francesca Cavallero
Ci sono molti modi per raccontare la realtà, ma a volte assumere prospettive inconsuete ha l’effetto di rivelarne dettagli inattesi, interessanti e perfino controversi. L’esplorazione della fantascienza si muove in senso orizzontale, spaziando fra numerose e importanti tematiche che trascendono i sotto-generi nei quali può essere suddivisa; e in senso verticale, a diversi livelli di profondità, rivelando una grande ricchezza di contenuti e linguaggi. In alcuni casi, questo avviene anche grazie a forme di sperimentazione stilistica che traggono un grande potere narrativo dalla permeabilità alle contaminazioni letterarie.
Nella fantascienza, spesso, troviamo affrontati temi delicati e complessi: aspetti di attualità che riguardano ecologia, sociologia, politica, storia e tecnologia (solo per citare alcuni ambiti trattati) si mettono in scena, per esempio, su inediti background rappresentati da pianeti remoti o, magari, nelle tormentate vesti di cyborg, alieni o robot, ma incrementano la propria forza attraverso la fascinazione esercitata dalla metafora e dall’allegoria. Distanziare l'oggetto d'indagine è utile, a volte, per comprenderlo meglio.
Il potenziale filosofico e scientifico-speculativo della narrazione "in campo lungo o lunghissimo" di argomenti d’attualità si sviluppa, poi, proprio nel confronto fra autori e lettori, nel momento in cui l’input dell'immaginazione si fonde all’esigenza di approfondimento. Attraverso il racconto fantascientifico è infatti possibile delineare ed evidenziare rischi, problematiche, contraddizioni o esigenze che interessano la nostra società o il nostro tempo e, di conseguenza, individuare soluzioni o alternative attuabili in un futuro che è sempre più vicino.
Aprire un romanzo di fantascienza non significa, dunque, chiudere la porta alla realtà, ma guardarla con occhi nuovi e proiettarla nell’universo delle possibilità.
Alberto Costantini
Ricordo ancora la prima supplenza alle medie: feci leggere un racconto di Asimov, e l’ultimo giorno di scuola, l’ultima lezione della mia vita, ho concluso con un racconto di SF. Quindi possiamo dire che dal 1976 al 2016 è stato tutto un tentativo di avvicinare i ragazzi al genere. Aggiungi gli articoletti per i giornali locali, le conferenze, le presentazioni di libri miei. Non dico che sia stato inutile, ma i pregiudizi sono più forti di tutto. Venendo a noi, io scriverei una cosa del genere: "Ciao, mi chiamo FS, e mi hanno sempre bollata come una ragazza poco seria, anche perché spesso mi si vedeva in mano ad adolescenti brufolosi, sessantenni nostalgici, fanatici monomaniaci. Sono disposta ad ammettere che non mi presento sempre bene, e vesto in modo bizzarro: nelle mie copertine riportano spesso figurine ambigue, i temi che tocco possono scandalizzare, faccio uso e abuso di incredulità. D’accordo. Quello che ti chiedo è soltanto un atto di giustizia: trattami come tutte le altre. Cosa intendo dire con questo? Beh, un romanzo piace perché racconta una storia, no? perché l’autore ha creato dei personaggi che restano impressi, ha inserito descrizioni efficaci, la giusta suspense, ti ha fatto sognare e riflettete, l’hai trovato “vero” anche se quello che vi era contenuto non era necessariamente accaduto. Ecco, solo questo domando, di essere valutata per quel che sono, non per quello che gli altri dicono di me; in fondo, a te non è mai interessato che l’ippogrifo non esistesse o che i topini non parlassero, o che Renzo e Lucia non fossero inseriti nei registri parrocchiali, tu volevi la storia. Ebbene, anch’io posso dartene di belle e piacevoli, non meno degli altri, anch’io so creare quel fascino particolare che regalano i buoni racconti e i buoni romanzi, quel gusto gradevole che ti fa pensare: “non ho sprecato il mio tempo”. Come? dici che hai già provato e non ti è piaciuto? È possibile. Quante volte ti è capitato lo stesso con libri gialli, o i romanzi d’amore? Ammetto che anche fra i miei autori ce ne sono di più o meno validi, e aggiungo che nei romanzi un po’ vecchiotti neanche l’apparato scientifico è molto convincente, ma perdonami: forse che leggi l’Orlando Furioso per studiare le tattiche di battaglia dei Franchi? O I Malavoglia per le tecniche di pesca nella Sicilia dell’Ottocento? Dici che non ti piacciono i robot e i dischi volanti? Va bene, allora scegli la fantascienza sociologica, o quella distopica, o infiniti altri rami più o meno bastardi della mia famiglia: non hai idea di quanto vasta e varia sia l’offerta: basta dare un’occhiata in rete o chiedere un parere a un amico che se ne intenda e conosca i tuoi gusti. Insomma, in vita tua quanto leggerai? Duemila? Tremila libri? Pensa a tutti quelli che hai dovuto leggere per forza e al tempo perso con quelli che ti hanno deluso. Vuoi che siano proprio quelle cinque-sei ore che dedicherai ad un romanzo di fantascienza a fare la differenza?
Linda De Santi
La fantascienza offre molto di più del “semplice” intrattenimento.
Il mondo muta ed evolve rapidamente, e la fantascienza, lungi dall’essere un genere che tratta solo di alieni e astronavi, può stimolare e rafforzare capacità importanti per affrontare il futuro.
L’utilità della fantascienza non sta nella sua capacità predittiva, bensì nel fatto che immagina altri futuri. Incoraggia a guardare la realtà da punti di vista alternativi e abitua a considerare le cose sotto a una luce diversa, stimolando l’abilità di osservare la realtà da una prospettiva differente e aiutando a mantenere una mentalità flessibile. In un mondo che cambia in fretta, in cui dovremo affrontare grandi cambiamenti e inventare nuove soluzioni, queste capacità diventeranno fondamentali. Lo sono già adesso, e lo saranno ancora di più in futuro.
Qualche anno fa aziende come Microsoft, Google e Apple hanno sponsorizzato una serie di conferenze in cui hanno chiesto ad alcuni scrittori di fantascienza di scrivere delle storie in cui comparissero delle tecnologie potenzialmente sviluppabili, tracciando, nei loro racconti, i loro possibili esiti al fine di valutarne la realizzazione. Questo ha dimostra come la fantascienza sia, per eccellenza, un genere in grado di modellare delle idee per il futuro, per immaginare nuove opportunità. Credo che, nei prossimi anni, ci sarà sempre più bisogno di questo, non solo nel mercato del lavoro ma in ogni aspetto della società. Ecco perché si dovrebbe leggere più fantascienza: perché il nostro futuro è plasmabile in proporzione a quanto è flessibile la nostra visione del futuro stesso, e non esiste un genere in grado di stimolare la capacità di immaginare altre possibilità meglio della fantascienza.
Dario Tonani
Un consiglio per sgombrare subito il campo da equivoci: dimenticate per un attimo Star Wars… Ci piace, ci diverte, può persino arrivare a esaltarci, ma con tutta probabilità ci farà deragliare dal concetto di fantascienza, alimentando in molti il pregiudizio maturato nel tempo che la SF sia un colorato amalgama di avventura, cliché e pirotecnici effetti speciali. Insomma, per chi non la conosce, una sorta di luna park, con tanto di ruote panoramiche, montagne russe, autoscontri e zucchero filato. Tutto affascinante per carità, eppure tutto effimero e posticcio, a uso e consumo estemporaneo. Niente di più sbagliato!
In realtà, il genere – nato e cresciuto sulla carta e ormai con quasi un secolo sulle spalle (la locuzione Science Fiction è del 1926) – una giostra ce l’ha: ma è quella delle idee e dei contenuti, della visionarietà e dell’immaginazione che affondando le radici nel nostro presente ci proietta in modo critico verso un domani più o meno prossimo. Il tutto usando come registro preferenziale – ma non esclusivo – la scienza, la tecnologia, la fascinazione per la scoperta, l’analisi del potere, l’ambiente, la società e l’individuo che la compone, con le sue speranze, le sue aspettative e le sue paure. La fantascienza non è un genere né predittivo né didascalico preferendo reggersi sulla coerenza interna delle proprie storie anziché sulla plausibilità a tutti i costi. È osservazione attenta di quanto ci circonda, indagine, speculazione, elaborata con quel sense of wonder che costituisce la sua cifra stilistica più peculiare (anche se è andata annacquandosi con gli anni). Persino azzardo. E, proprio sulla base di questa sensibilità intrinseca, ha sviluppato una ricchezza di temi e sfaccettature che nessun altro genere – benché attiguo – può ragionevolmente esibire. Per quanto detesti il termine, le “etichette” che fanno capo alla fantascienza spaziano dall’avventura propriamente detta alla narrativa sociologica, dalla space opera alla military SF, dal catastrofico/postapocalittico all’inner space, dall’ucronia al cyberpunk, dalla distopia e al solarpunk (e chi più ne ha più ne metta). Una ricchezza che è escursione estrema, sintesi tra hard SF e approccio umanistico. Impossibile trovare scatola di cioccolatini altrettanto ricca di sapori e farciture. E impossibile non trovare il proprio gusto…
3 commenti
Aggiungi un commentoMi sono sempre chiesto perchè gli scrittori/scrittrici in Italia debbano prendersi tanto sul serio. Ho letto le quattro "motivazioni" e mi sono sbellicato dalle risate. Ma è mai possibile che su quattro almeno tre servano a fare scappare chiunque non sia aduso a frequentare la SF? Due in particolare (non dico quali per non farmi tacciare di faziosità) sono comprensibili solo a chi - come me - si nutre di SF (almeno 50 anni nel mio caso) piene come sono di aria di superiorità intellettuale (sigh...) ed elucubrazioni pseudo culturali. Una terza va appena meglio contenutisticamente ma non è facilmente comprensibile (troppi rimandi a terminologie "interne"). Meno male che ne rimane una (non dico quale ma è evidente) che con semplicità fornisce una motivazione seria e valida per chiunque ami leggere. Conosca o no la SF...
Uff... Perché tanta fatica?
Prendi il non lettore, lo carici su un treno da Pella a Canicatti, con tutte le fermate in mezzo, senza bagaglio e vagone senza prese per il cellulare.
Sul tavolino, una bottiglia d'acqua e un libro qualunque di FS.
L'acqua è solo per dargli il tempo di finire il libro senza morire di sete prima.
A Canicattì l'ha letto tutto, ci scommetto. E fine di ogni discussione.
Misogino!
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