Diana Prince, altrimenti nota come Wonder Woman, è uno dei personaggi storici dell’universo fumettistico DC e viene da molto lontano nel tempo e nello spazio, condividendo il destino della Terra quasi da sempre.
La sua storia nell’ Extended Universe DC al cinema inizia con Batman v Superman: Dawn of Justice, prosegue con Justice League e, infine è tornata indietro per narrarne le origini nel suo primo film “a solo” (che si è guadagnato anche il primato come film dedicato ad un supereroe di sesso femminile) ovvero Wonder Woman (2017). Abbiamo così imparato a conoscere la sua terra di origine, l’isola delle amazzoni Themyscira, e l’abbiamo seguita nella sua prima apparizione nel mondo degli uomini avvenuta durante il conflitto mondiale del 1915-1918. Responsabile della sua pellicola in solitario è stata Patty Jenkins, che, forte del successo ottenuto, è rimasta al timone anche per il secondo episodio: Wonder Woman 84, con protagonisti Gal Gadot, Chris Pine, Kristen Wiig, Pedro Pascal.
Anche questo secondo episodio delle avventure della principessa Diana si guadagna un primato (positivo o negativo è tutto da discutere): è il primo cinecomic a uscire in prima visione direttamente a noleggio in streaming (dal 12 febbraio) dopo tutta una serie di annunci, reinvii, teaser, trailer, e campagne pubblicitarie avviate, stoppate, riavvolte e riavviate.
Se non l’avete ancora visto, vi invitiamo a farlo e poi tornare qui a leggere (sempre se volete).
E prima di addentrarci nello specifico del film, mettiamo un bello SPOILER ALERT.
Rispondiamo innanzitutto alla domanda: vale la pena vedere questo film? Sì, ne vale la pena (con qualche riserva), anche perché di cinecomics, in questo momento, non è che ce ne siano poi tanti.
L’universo cinematografico DC è di sicuro costellato di alti e bassi, nessuno lo mette in dubbio. Spesso, però, i film meno riusciti hanno riguardato i personaggi più famosi (Justice League, ad esempio) mentre invece quelli dedicati a personaggi meno famosi (ma non per questo meno importanti nell’economia dell’universo DC) quali Shazam, Aquaman e Wonder Woman hanno rappresentato, invece, delle belle sorprese, presentando nuovi scenari, nuove avventure e storie divertenti.
Wonder Woman 84 prova a bissare il successo del primo episodio e a inserirsi nel solco di questa tradizione, ma ci riesce zoppicando.
Fondamentalmente è la storia ad essere meno epica. Certo, il precedente episodio era ambientato all’epoca della prima guerra mondiale e il cattivo era nientemeno che il dio Ares. Poi Diana si trovava a combattere come paladina della pace contro ogni guerra, diventando un vero eroe da una semplice giovane amazzone.
In WW84, invece, si parla dei desideri profondi dell’animo umano, della realizzazione di essi, del costo che questo può avere in termini di vita personale e di vita altrui. La scelta è quella di mostrarci una Diana che deve venire a patti con l’impossibilità, anche per una creatura semidivina, di riavvolgere il nastro della vita per rivedere un amore perduto, ovvero il maggiore Steve Trevor che si era eroicamente sacrificato nel primo episodio. Insomma centrando l’attenzione sulla crescita psicologica e sentimentale piuttosto che sul ruolo epico.
La vicenda ruota attorno ad un manufatto che giunge al museo dove Diana lavora e che è dotato del potere di esaudire i desideri (ma a quale prezzo?). Questo manufatto scatena l’immaginazione di Diana nel rivolere il suo Steve, quella di Barbara, esperta geologa, topologa e cripto zoologa dall’aria nerd e dimessa che vorrebbe non essere così insignificante e debole, e quella di Maxwell Lord (che di per se sarebbe un grande personaggio legato anche alle sorti della Justice League, ma al quale è stato riservato un trattamento abbastanza simile al Mandarino in Iron Man 2).
Diana riavrà il suo Trevor, Barbara diventerà Cheetah, una delle antagoniste più toste della nostra amazzone, e Maxwell Lord avvierà la sua scalata verso un potere globale, complice anche la rete satellitare di comunicazione mondiale. Tutti e tre dovranno fare i conti con l’amuleto di Dolos (dio dell’inganno) che se da una parte concede dall’altra toglie e così Diana perderà parte dei suoi poteri, Barbara la propria umanità sostituendola con un istinto ferino e Maxwell Lord si ammalerà progressivamente. Oltre alla storia stonano un po’ anche gli interpreti degli antagonisti: Kristen Wiig, un volto e una presenza da comedian navigata, non convince fino in fondo come Cheetah, e Pedro Pascal con la capigliatura Biondo Trump si fa prendere meno sul serio. Nonostante questo ciascuno si troverà a fare una scelta. Diana rinuncerà a Trevor, indosserà l’armatura di Asteria (l’amazzone che leggenda dice sia rimasta nella terra degli uomini per chiudere il portale quando le amazzoni si isolarono a Temiscyra e sul cui destino Diana sta indagando) e affronterà Barbara (che verrà sconfitta ma dovrebbe poter riutilizzare in futuro la propria felinità), per poi mettere in scacco Maxwell Lord con il lazo della verità allo scopo di rivelarne la vera personalità di ragazzino sfigato e deriso che si riscatta, a sua volta, diventando un padre responsabile.
Con una trama simile il “power playing” esibito da Diana contro un avversario di proporzioni mitologiche nel precedente episodio viene abbandonato a favore di una maturazione psicologica e caratteriale. Anche la scena finale, infatti, somiglia come ambientazione, fotografia, costumi e impianto più al finale di una commedia romantica di Nora Ephron (quella di C’è Posta per Te, Insonnia d’Amore e Harry Ti Presento Sally) che ad un cinecomic.
Attenzione, però, che nella scena dopo i credits c’è un guizzo/omaggio che fa battere il cuore specialmente a quelli di noi che erano ragazzi e guardavano la TV negli anni 80.
Questo secondo episodio della principessa Diana in una ipotetica classifica si piazza dietro il primo episodio sempre a lei dedicato e anche dietro ad Aquaman ma merita comunque una visione.
Aspettando, ovviamente, di poter vedere la Snyder Version di Justice League, che verrà proposta esclusivamente in streaming.
7 commenti
Aggiungi un commentooh, dimenticavo - consiglio un'occhiata alla recensione di Synergo, su youtube
Caspita che male che è venuto sto film. Film lungo poi, dove per larga parte mi son detto che i tempi erano tutti sbagliati. I tempi della vicenda, il ritmo del racconto….non va. E già lì, ne veniva fuori un film sbagliato, dove le parti raccontate prendono poco o niente e i combattimenti anche meno. Bah. Però poi va peggio. La storia imbastita non ha né capo né coda, il finale è un inno al “volemose bene” tra il ridicolo e il ributtante, totalmente non credibile e classico deus ex machina per risolvere una situazione irrisolvibile, cioè come cavolo finire il film. Vergogna dunque sugli sceneggiatori? E vorrei vedere! Certo! Soprattutto perché non hanno visto il disastro, o lo hanno visto e amen, si saranno detti, la frittata è fatta. Il film a quel punto non era salvabile, e non molto viene fatto per salvarlo, fino pure a un Chris Pine resuscitato (nella finzione) che ha 40 anni nella realtà ma qua ne dimostra anche 50 e pare in tutto il film che gradirebbe essere altrove, ma non sul set.
Il film doveva uscire a fine 2019, la data venne spostata al 2020, tanto, cosa potrà mai capitare, e allora inevitabilmente, davanti a costi di produzione faraonici, si è giunti alla catastrofe al botteghino. Come se non bastasse, bocciato da critica e grande pubblico. Per me, ahimè, con tutto il bene che posso volere a quella gran gnocca della Gadot, il film è da 4.
Okay, non è un film che guarderei più di una volta ogni 5 o 6 anni (il tempo necessario a dimenticarne tutti i difetti abbastanza da chiedermi come fosse).
Però sta comunque parecchio sopra a Pacific Rim o a Godzilla.
Non so, un 6 meno meno glielo darei, anche solo per la gnocc... , ehm per Gadot, che è tanto brava
E comunque il televenditore nella prima parte è azzeccatissimo. Poi vabbè, prende il potere e perde tutto il suo fascino, ma non è che si può avere tutto
Generoso!
Quindi il voto sarebbe la seguente media
Voto Gadot : 10
Voto Film : 2--
Voto complessivo : 6-
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