Se pensiamo alla fantascienza umoristica/satirica ci vengono in mente subito le opere di scrittori quali Robert Scheckley, Fredric Brown, Ron Goulart, Harry Harrison, Stanislaw Lem, alcuni romanzi di Mack Reynolds e, naturalmente, Douglas Adams, ma questi autori sono solo la parte superiore di una piramide che ha alla base centinaia di racconti che vanno dal comico al satirico, dall’umoristico alla parodia. Anche gli autori italiani si sono cimentati in questo genere, basta pensare ad alcuni racconti di Vittorio Catani o ai romanzi di Massimo Mongai Memorie di un cuoco d'astronave, premio Urania 1997, e il suo seguito Memorie di un cuoco di un bordello spaziale. Anche uno scrittore di protofantascienza come Antonio Ghislanzoni, autore del libretto dell’Aida di Giuseppe Verdi, ha scritto un’opera umoristica dal titolo Abrakadabra. Storia dell'avvenire.
Su questo prolifico filone si è inserito anche lo scrittore Andrea Coco, che per i tipi di Tabula Fati ha pubblicato il romanzo Spacefood (Pag. 240, € 14,00, copertina Vincenzo Bosica).
Come il titolo stesso prelude, la storia ruota intorno a chef, piatti prelibati e particolarissimi e a ristoranti che si trovano in luoghi della galassia sconosciuti o inaccessibili ai più.
Il protagonista è Aner Sim, temuto e venerato critico enogastronomico del giornale “The Times of Hibernia”. Nella prima parte del romanzo, praticamente una sorta di prologo alla storia vera e propria, Sim si reca con la sua fidanzata Net O’Moore al ristorante La taverna galattica di Mario, per trascorrere una piacevole serata romantica, il giorno di San Valentino. Ma qui cominciano i guai per il nostro eroe, prima con i piatti che gli vengono serviti e poi con i pirati spaziali. A soccorre il critico e gli ospiti del ristorante, interviene il Comandante della Flotta Spaziale Augusto “Rock” Parboni, amante della buona cucina ma anche con una naturale tendenza a combinare disastri. Dopo quest’avventura, Aner Sim e Parboni andranno alla ricerca del “Ristorante che non c’è”, il migliore di tutta la galassia, ma il cui accesso è riservato solo a coloro che supereranno un test. Da qui, iniziano un serie di rocambolesche avventure per i due, a cui si unisce anche la bella responsabile del Servizio di Protezione Aziendale di una multinazionale, Scilla Aliprand, che è segretamente (ma non tanto, per la verità) innamorata di Sim.
Il romanzo di Andrea Coco si snoda come il classico plot del romanzo satirico, in cui al protagonista accadono tutta una serie di situazioni paradossali, inframmezzate dal viaggio (nel caso specifico nella galassia). L’autore è bravo a descrivere odori, pietanze, cibi che nella maggior parte dei casi sono inventati ma plausibili e che sono il vero bonus di un romanzo la cui lettura è piacevole, grazie ad una prosa tutto sommato in linea con il genere umoristico, fatta cioè di una ricerca minuziosa della singola parola e una costruzione efficace della battuta. Plausibile e divertente è anche l’universo che Coco crea, ricco di citazioni fantascientifiche e non solo e che al lettore lasciamo il gusto di scoprire. Per fare un esempio concreto, gli appassionati di musica Jazz e Rock troveranno pane per i loro denti nella parte finale del romanzo.
Al netto della fantascientificità del romanzo, Spacefood ha anche un enorme debito con un grande e, forse, troppo sottovalutato autore umoristico italiano, quell’Achille Campanile che dagli anni venti agli anni sessanta del Novecento ha regalato alla storia della letteratura italiana una voce singolare, densa di umorismo e satira sociale. Elementi che il lettore ritroverà anche nel romanzo di Andrea Coco.
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