Con il suo Scream Wes Craven ha -- senza dubbio -- dato impulso nuovamente ad un genere asfittico come quello dell'horror giovanilistico, inventando nuovi stilemi e un nuovo approccio visivo alla narrazione. Dopo la sua explotaition tra sequels e spin offs ecco arrivare le variazioni sul tema dall'altra parte dell'Atlantico, dall'Inghilterra che con la sua Working Title desidera affrontare al meglio la sfida con i colossi americani sul loro stesso terreno. Con ragazze meno glamour di quelle americane e con giovani un po' più middle class rispetto a quelli protagonisti di pellicole come Urban Legend e So quello che hai fatto (tanto care alle parodie come Scary Movie) ecco che Long Time Dead si profila per essere uno dei più interessanti (e spaventosi) film legati a questo nuovo genere. Se da un lato la musica rock e le ambientazioni urbane sono più o meno le stesse sebbene temperate con toni più dark, il regista e sceneggiatore Marcus Adams "fa fuori" la tematica legata agli omicidi in serie per rispolverare demoni e presenze maligne più vicine alla cinematografia europea (e anche italiana) degli anni Settanta e Ottanta. Sebbene nell'andamento e nel finale Long Time Dead non presenti nulla o quasi di nuovo, sotto il profilo tecnico e strettamente registico è una pellicola horror decisamente intrigante. L'audio digitale, una regista che flirta con la tipologia topica del genere aumentando la velocità del montaggio e delle sequenze fa sì che le immagini di LTD danzino intorno allo spettatore per un maligno ballo di sangue e paura meno politicamente corretto rispetto a quello dei film dei cugini americani. Amaro, aspro, senza personaggi tanto simpatici da meritare la passione dello spettatore Long Time Dead è convincente e di sicuro intrattenimento. Una buonissima dose di brividi per raffreddare i bollori di un'estate cinematografica torrida anche dal punto di vista cinematografico.