Era il 1978 negli USA quando il virus chiamato Captain Trips sterminava nel giro di poche settimane il 99,4 per cento della popolazione mondiale nel romanzo di Stephen King The Stand, che sarebbe arrivato da noi nel 1983 con il titolo L'ombra dello scorpione. Il regista Josh Boone potrà in questi giorni essere associato allo sfortunato film New Mutants, da lui in realtà completato e pronto a uscire già nel 2018, ma nel frattempo inseguiva il suo sogno di sempre: creare una miniserie da The Stand. Ed ecco finalmente arrivare il primo trailer ufficiale della serie della quale non solo ha diretto tutti gli episodi, ma è stato anche co-produttore esecutivo.
L'inizio della fine
Nel romanzo tutto comincia con un'auto che si schianta presso una stazione di servizio in quel di Arnette, Texas. A bordo ci sono Charles Campion, la moglie e il figlio. Gli ultimi due già morti, lui morente, ma purtroppo i soccorritori non sanno che Campion era in fuga da un laboratorio del dipartimento della difesa, doveva avevano sviluppato una variante del virus dell'influenza in grado di sterminare praticamente il mondo e, come è ovvio, sfugge al controllo infettando tutti i presenti, compreso la guardia di sicurezza Charles Campion, il quale morendo contagia tutti quelli intorno a lui. Ma Captain Trips, come dice il nome, viaggia velocemente e il mondo diventa una landa desolata, dove a sopravvivere sono solo le persone immuni al virus.
Ed è qui che entra in scena quello che diventerà il cattivo per eccellenza dell'universo di Stephen King: il misterioso, carismatico e letale Randall Flagg (Alexander Skarsgård), il quale attira in quel che rimane di Las Vegas una parte dei sopravvissuti con la promessa di dare loro tutto quello che desiderano. Dall'altra parte c'è Madre Abigail (Whoopy Goldberg), una donna nera di centootto anni, l'esatta antitesi di Flagg. Così lo scenario è pronto e le due forze in campo per conquistare quello che resta del pianeta, ovvero la "presa di posizione" del titolo originale (non chiedeteci il significato del titolo italiano, non c'è).
La serie
Durante la recente New York Comic-Con il co-produttore esecutivo Benjamin Cavell ha voluto sottolineare che non la serie non vuole essere una metafora della nostra situazione epidemica attuale e che Stephen King fin dall'inizio della produzione gli aveva dato un'indicazione precisa: il romanzo non si intitola l'epidemia, ma la presa di posizione:
L'epidemia è solo il meccanismo per cui il pianeta diventa un grande spazio per una storia su il bene e il male.
E su compassione e gentilezza che si contrappongono ad avidità e egoismo.
Un altro aspetto che ci tenevano a chiarire è che Flagg e Abigail non sono personaggi monodimensionali, il cattivo e la buona. Lui è la versione rock and roll del diavolo e la gente vuole credere a ciò che dice, a sua volta Madre Abigail non è immune dalla corrompente influenza del potere. Flagg può pensare di avere i poteri di un dio, ma Abigail si scontra con il suo nuovo status di profeta, altrimenti non sarebbe diversa dal suo antagonista.
I personaggi
Odessa Young ha dichiarato che la sua Frannie Goldsmith, una studentessa del college incinta, potrebbe essere l'ultima speranza per la rinascita della razza umana e si ritrova a dover affrontare il cambiamento nella sua vita quando il mondo non esiste più e deve reinventarsi. James Marsden (Westworld) ha definito il suo Stu Redman un appartenente alla classe operaia che parla poco ma quando si esprime lo fa con tanta risolutezza e forza che lo rende il leader perfetto per riscostuire il mondo.
Harold Lauder (Owen Teague, It- capitolo uno e due) è stato vittima di bullismo per tutta la vita, sia da parte della sorella che a scuola. È innamorato di Frannie, ma si porta dentro rabbia e rancore, il che lo rende vulnerabile alle manipolazioni di Flagg. Teague ha dichiarato che il suo personaggio non è totalmente vuoto di empatia, è solo che non ha mai imparato a usarla e si ritroverà a poter scegliere se diventare migliore o rimanere per sempre arrabbiato col mondo.
Larry Underwood (Jovan Adepo, Overlord) è un cantante che ha avuto un solo successo nella sua carriera e il cui ego troppo spesso gli è stato solo di intralcio. Ma sa riconoscere il giusto dallo sbagliato. Glen Bateman (Greg Kinnear) è, come ha ammesso lo stesso autore, il punto di vista di King all'interno della storia, il suo avatar in un certo senso. Un ex professore di filosofia cinico che non crede alle apparenze. Bateman è anche quello che non ha perso nulla durante l'epidemia, essendo già vedovo e autoesiliato dal mondo insieme al suo cane. Per finire Amber Heard (Aquaman) ha descritto la sua Nadine Cross come una persona che aveva un legame con Flagg da prima del virus e che esiste una profondità al di sotto della sua apparenza da pura e semplice cattiva.
Infine, non solo la miniserie in realtà parte da dopo l'apocalisse, ma Stephen King ha scritto un nuovo finale per la storia, che ovviamente nessuno ha voluto rivelare. I dieci episodi della miniserie The Stand debutteranno il 17 dicembre negli USA su CBS All Access, la casa della saga di Star Trek in streaming, per cui resta da scoprire se da noi arriverà su Netflix o Amazon Prime Video come accaduto con Star Trek: Discovery e Star Trek: Picard, nonché quando, nel frattempo vi lasciamo con il trailer ufficiale e il panel dalla New York Comic-Con.
1 commenti
Aggiungi un commentoNonostante sia un prodotto sulla fine del mondo e le sue conseguenze (cosa che ha davvero stancato), al contrario di tanti altri (ma scritto in tempi diversi da questo imperversare di post-apocalittici scrausi e scontati), pare essere decisamente di un altro livello (mai letto il libro, non saprei fare paragoni); magari il cast, magari l'autore, magari l'impianto generale...
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