Raymond F. Jones con Man of two worlds (Renaissance) ha scritto la bibbia della science fiction classica e moderna: l'opera di questo grande autore è un vero miracolo di sapienza narrativa, in esso ci sono così tante idee che se oggi venissero degnamente sviluppate dai moderni scrittori di fantascienza americana e non, forse si riuscirebbe a produrre qualcosa di interessante per il pubblico e la critica. Tuttavia la science fiction riconosce a Raymond F. Jones il suo genio, ma ho il serio dubbio che non l'abbia ancora compreso, comunque non del tutto, quindi si limita a esaltarne la grandezza ma non si preoccupa di andare oltre. Il genio di Raymond F. Jones, non esito a dirlo ad alta voce, è nettamente superiore per forza stilistica, poetica e letteraria a quella di mostri sacri della fantascienza moderna e non come P. K. Dick, K. W. Jeter, Ursula Le Guin, Greg Bear, Ian Watson, Gregory Benford, ecc. Se questi autori sono (o sono stati) dei grandi lo devono a Raymond F. Jones che con L'uomo dei due mondi ha praticamente scritto tutti i grandi temi cari alla fantascienza.
R. F. Jones ha scritto un romanzo che è un autentica bibbia di idee, un romanzo di geniale fantasia non scevra di forti implicazioni morali, religiose, filosofiche e politiche: se P. K. Dick ha scritto allucinanti storie sui simulacri lo deve a F. Jones, se Jeter ha scritto ottimi romanzi sulla scia di Dick deve moltissimo a F. Jones, se Ursula Le Guin ha condotto la fantascienza nel territorio tabù della politica e dell'indagine sociale deve ringraziare sempre F. Jones, se Gregory Benford ha scritto fantascienza poetica deve ancora una volta ringraziare F. Jones... Potrei continuare così all'infinito e non mi sembra il caso. La realtà incontrovertibile è che Raymond F. Jones ha creato quasi dal nulla la fantascienza moderna con una singola opera immortale, L'uomo dei due mondi: in questo romanzo l'intelligenza è così alta, divertente, blasfema, provocatoria, profetica, che ben difficilmente oggi un autore moderno di SF riuscirà anche solo a eguagliare. Insomma Man of two worlds di Raymond F. Jones sta alla fantascienza come la Divina Commedia di Dante sta alla nascita della cultura italiana. E non è poco davvero.
Un accenno alla trama, solo questo mi posso permettere, e anche così mi sembra di commettere un crimine nei confronti della genialità di F. Jones: nella terra di Kronweld, nessuno, prima del leggendario Igon, aveva osato sfidare la Landa dei Mille Fuochi, al di là della quale si ergeva l'inaccessibile Pinnacolo, che rappresentava la salvezza dell'umanità. Dopo mille tara la civiltà dei Ricercatori di Kronweld stava morendo: nessuno, dopo il leggendario Igon, aveva osato sfidare i misteri della Landa dei Mille Fuochi che tingeva di fiamme violette il cielo notturno della Città, né aveva cercato di penetrare il mistero della vita nella selvaggia Landa Oscura. Ma Ketan, un ricercatore, forse una sorta di reincarnazione di Igon, sfidando ogni falsità della Karildex, la perfetta macchina che integra la volontà di tutti i cittadini di Kronweld, si è opposto con ferma volontà al Consiglio dei Ricercatori. Ketan vuole scoprire il motivo per cui le nascite sul pianeta sono calate drasticamente: Ketan sa solo che tutte le nuove creature umane uscivano già mature dall'inaccessibile Tempio della Nascita situato sull'orlo del Confine che si erge come una muraglia di tenebre, e che è regno esclusivo delle Signore, sin dai tempi della Prima Donna. E Ketan nutre il serio sospetto che gli esseri non possono nascere da un tempio ed essere consegnati al mondo già maturi biologicamente e intellettualmente; Ketan, grazie alla sua perspicacia, intuisce che la nascita è tutt'altra cosa, non è una cosa divina, piuttosto è l'incontro di due esseri, l'unione del maschio alla femmina. Ma quando Ketan rende partecipe il Consiglio dei Ricercatori di questa sua intuizione (scoperta), subito viene tacciato di eresia e condannato. Per Ketan inizia un viaggio dantesco attraverso mille verità e mille falsità tutte intercambiabili. Ketan ha una visione ricorrente che è come un innesto nella sua memoria, nella sua coscienza di essere umano: l'immagine di un deserto pieno di onde di sabbia bianca e scarlatta, in mezzo al quale c'è un maestoso solitario edificio
dal quale una Voce chiama, e Ketan segue la Voce per scoprire la verità, o meglio le verità sulla nascita, sull'origine del mondo, sulla religione, sulla politica, sulle credenze, su il Tutto che è l'Universo.
L'uomo dei due mondi di Raymond F. Jones è un capolavoro assoluto al quale è impossibile dare un giudizio sereno senza peccare di presunzione critica: un lavoro come questo non meriterebbe un giudizio, una critica, molto più semplicemente andrebbe accettato come capolavoro punto e basta. Grandissimo e superlativo, ed è sempre troppo poco. E' il miglior romanzo di fantascienza che abbia mai letto, credetemi.
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