Il cacciatore di draghi è una favola con fantasiose connotazioni metastoriche: un mondo metastorico senza precise coordinate spazio-temporali, un'atmosfera da fiaba, un universo immaginario, popolato di draghi e di giganti, dove un agricoltore un po' fanfarone, vagamente donchisciottesco, riesce a conquistare il favore del suo Paese per aver messo in fuga un gigante, per aver cacciato via un drago sputafuoco e avergli sottratto buona parte del tesoro. Aegidius Ahenobarbus Julius Agricola de Hammo (è questo l'altisonante nome del contadino) dopo aver preso possesso del tesoro del drago, si sostituisce al re e diventa lui il nuovo padrone del regno.
"L'agricoltore si sentiva rispettato, e la fortuna gli arrideva. Il lavoro durante l'autunno e il primo inverno procedette bene. Tutto sembrava volgere al meglio - finché giunse il drago... Aegidius de Hammo era un uomo che viveva nel bel mezzo dell'isola della Britannia. Il suo nome completo era Aegidius Ahenobarbus Julius Agricola de Hammo, perché in quell'epoca, molto tempo fa, quando quest'isola era ancora felicemente divisa in molti regni, le persone erano dotate di nomi altisonanti. Allora c'era più tempo, e c'era meno gente..."
Quella dell'agricoltore di Ham è una storia ironica e divertita ma non per questo priva di una semplice quanto politica morale di stampo socialista, anche se Tolkien non ha mai pensato al socialismo come politica di sinistra, ma solo in termini cristiani, cioè la politica di Tolkien in questo scritto è un socialismo cristiano. Gli elementi politici e fantastici ci sono tutti: il gigante che fa razzie nel villaggio, un re che gode ad angariare il suo popolo con gabelle sempre più esose, un drago che è l'incarnazione del male, e l'agricoltore di Ham, fanfarone, pavido, eroe perché aiutato da tanta fortuna (o dalla Provvidenza) riesce a metter fuori gioco i suoi nemici e a diventare un re ignorante quanto generoso con il popolo. Non è una semplice favola come molti potrebbero credere, è molto di più: è un preciso manifesto di fratellanza cristiana tradotto in una meravigliosa storia divertente dove gli stereotipi letterari sono solo una scusa per dar corpo a precisi riferimenti sociali e politici, che sono la nostra realtà quotidiana.
L'elegante traduzione di Isabella Murro e le incisive illustrazioni di Pauline Diana Baynes fanno di questa favola di J.R.R. Tolkien un piccolo capolavoro di fantasia tanto classica quanto moderna: una lettura indimenticabile, una storia che si incide nella memoria del lettore sognatore ma anche razionale.
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