“Ma come, l’UCCI è un personaggio? Ma mi facci il piacere!”. Eppure sì, l’Ufficio Centrale Cronotemporale Italiano, nel suo insieme di personaggi secondari differenti, l’ho sempre considerato un unico personaggio. E probabilmente è il più importante dell’intero ciclo, più importante di Mariani, del Vecchio, della Savoldi. È l’UCCI che dà il là a tutta la situazione. Spesso ho detto, ed è una totale ovvietà, che la particolarità del viaggio del tempo nel ciclo dei “vicoli del tempo” è l’essere visto “all’italiana”. Romanzi e racconti sono stati scritti quasi in colloquio, o ancora meglio in dibattito con cicli come “La pattuglia del tempo” di Poul Anderson o quello di “Lord Kalvan dell’Altroquando” di H. Beam Piper. Bisognerebbe considerare con grande attenzione, e probabilmente studiare maggiormente, questa particolarità della fantascienza dove, proprio per effetto del predominio delle idee su altri elementi della narrazione, c’è un maggior dialogo cosciente tra le diverse opere e i diversi autori rispetto alla letteratura cosiddetta mainstream: testi dove viene sviluppata la stessa idea o idee simili, si rimandano tra loro in un gioco di specchi.
Agli integerrimi funzionari del tempo di Anderson vengono sostituiti gli arruffoni italiani dell’UCCI più preoccupati di ferie, indennità di missione, anni alla pensione e a farsi fondi neri pubblici e privati che della sicurezza della storia italiana. Si tratta palesemente di una caricatura composta da un po’ tutti i tratti negativi che vengono assegnati – che noi ci assegniamo – agli italiani. La pubblica amministrazione è veramente molto cambiata negli ultimi anni e il quadro che se ne fa nell’UCCI è un quadro più storico che realistico. L’UCCI ha un po’ la stessa funzione dell’agente Catarella: far capire che stiamo guardando una puntata di Montalbano e non una della serie NYPD.
È quindi l’UCCI a fornire il clima e l’atmosfera della narrazione. In realtà, tolto l’UCCI o quanto meno cambiati i suoi connotati in nome della legalità e dell’efficienza, i romanzi e i racconti cambierebbero faccia. Sarebbero soltanto delle storie avventurose di fantascienza e di viaggi nel tempo, e niente di più, perderebbero completamente il loro carattere che li pone saldamente nella fantascienza italiana. Come ben sa chiunque mastica un poco di scrittura, ogni personaggio può interpretare soltanto un limitato numero di narrazioni. Il vigliacco non può trasformarsi in due pagine in eroe e l’integerrimo eroe non può nel giro di due pagine tramutarsi in un ladro di banche; o si comporteranno secondo la loro natura o la loro storia consisterà proprio nel passaggio da una modalità di essere all’altra. Definire un personaggio con delle caratteristiche, aiuta spesso a definire come evolverà la storia. Un personaggio come l’UCCI, naturalmente potrà interpretare soltanto un certo numero di storie e non altre. È quindi lui a determinare le storie possibili.
Naturalmente la mano è stata calcata e non poco: gli uomini dell’UCCI si comportano anche peggio del peggior ufficio di provincia. Tenendo presente una cosa che non va mai sottovalutata: i colleghi vengono visti quasi sempre soltanto attraverso gli occhi di Mariani e a volte di Marina Savoldi, che sono a loro volta personaggi un po’ troppo pieni di sé per essere dei testimoni attendibili: “Non si fidava dei meccanismi delle macchine temporali e soprattutto non si fidava dei sottoposti che se ne occupavano, incapaci per lo più assunti da irresponsabili dietro raccomandazione di personaggi ancor meno affidabili, capaci e responsabili” (Il Lastrico del tempo).
L’UCCI inoltre acquista sempre maggiore spazio, per ragioni di verosimiglianza. Nella sua inverosimiglianza, si presenta come struttura articolata, perché per dare realismo alla narrazione serve una struttura: se si parla di un viaggio nel tempo appannaggio dei servizi segreti, bisognerà mostrarli abbastanza ampiamente questi servizi segreti, non bastano due personaggi principali, ed è anche per questa necessità che in alcune opere del ciclo la fantascienza sembra trascolorare nella spy-story. Ma è un servizio segreto un po’ sui generis, poiché sempre per motivi di verosimiglianza è l’unico servizio segreto italiano che ufficialmente non esiste, non ha un sito web, non ha uno stemma né un motto – ma se qualcuno si volesse fare avanti e provare a idearne uno, il Vecchio potrebbe essere tentato di prenderlo in considerazione –. Si chiama Ufficio Centrale Cronotemporale Italiano ma si nasconde sotto l’Ufficio Controllo Combustibili Inquinanti, e non ci sarebbe nulla di strano se dipendesse o facesse finta di dipendere dal ministero per l’Ambiente.
Ecco perché, detto in cinque paragrafi, considero l’UCCI come un personaggio.
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