Insieme a Batman di Tim Burton e X men di Bryan Singer L'uomo ragno brilla come il miglior adattamento cinematografico di un fumetto che - a seconda del gusto dello spettatore - potrebbe perfino riuscire a primeggiare, viste e considerate le grandissime qualità intrinseche alla sceneggiatura di David Koepp, autore - tra gli altri - dei copioni di Panic Room, Mission: Impossible e di Carlito's Way.
La storia è quella legata alla figura di Goblin, personaggio che nasce quasi in contemporanea con l'Uomo Ragno. Ma se Peter Parker è solo uno studente di liceo orfano che proviene da una piccola borghesia urbana con pochi sogni e con scarse ambizioni, Norman Osborn è un ricco magnate dell'industria trasformato in una creatura malvagia da un esperimento genetico militare fallito. Se da un lato c'è il caso che vede Peter morso da un ragno migliorato da esperimenti di laboratorio, dall'altro c'è un altro volto della scienza utilizzata per scopi bellici in grado di generare un mostro. Visivamente eccitante e - soprattutto - straordinario dal punto di vista dell'ambientazione fedelissima al fumetto, l'uomo ragno di Sam Raimi non ha - fortunatamente - nulla a che vedere con gli sconci tentativi dei film precedenti di ricreare i movimenti e lo spirito del personaggio creato da Stan Lee. Quello che piace di più di questo film è il grande dubbio che sembra lacerare Peter Parker. Supereroe per caso che sembra non avere alcuna intenzione di affrontare le responsabilità derivategli dai poteri acquisiti per caso. Fino a quando suo zio non fa le spese della sua noncuranza e distrazione. Un dolore enorme che coincide con la transizione di un adolescente in un uomo. In questo senso Peter Parker / Uomo Ragno è la perfetta metafora della crescita e della responsabilità di diventare adulti per tutti gli eroi senza calzamaglia presenti tra il pubblico.
Cinematograficamente ineccepibile (Raimi sembra essere tornato al felice passato di pellicole più piccole, ma interessanti come Darkman e Soldi sporchi) l'Uomo Ragno del 2002 vive di un'ambientazione fumettistica senza diventare macchietta, celebrando l'eterno confronto tra Bene e Male senza cadere in cliches scontati. Merito dell'impenetrabilità del suo protagonista (un ottimo Tobey Maguire) della bellezza ruvida di Kirsten Dunst e soprattutto di una sceneggiatura che non teme di coniugare gli effetti speciali ad un'ironia e un'intensità di fondo decisamente superiori. Come quando la zia dice a Peter: "Non sei mica Superman!" e come quando al funerale di Norman Osborne, Peter Parker prende una decisione dolorosa e solitaria in perfetta sintonia con lo spirito del personaggio.
Una grande emozione a partire dai titoli di testa commentati dalla colonna sonora di Danny Elfman (lo stesso tra gli altri di Batman),per un eroe dalla sensibilità nuova, nata dalla fusione delle suggestioni del passato con le ambizioni del futuro di una saga, che pur rispettosa della tradizione è capace di innovare dal punto di visivo, facendo diventare - finalmente - i sogni realtà. Inoltre grande merito va dato a Raimi per non avere mai ceduto alla tentazione di andare sopra le righe anche con personaggi come quello di Goblin che pur rimanendo fedele all'originale, non sfugge al rischio della bidimensionalità diventando incredibile e eccessivo. Bravo Willem Dafoe (grande mimica facciale la sua) e bravi anche tutti gli altri attori, per una storia emozionante destinata a rimanere nella storia del cinema e non solo di quello fantastico.
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