John Clute, autore e critico canadese specializzato in letteratura fantasy e fantascientifica, curatore di The Encyclopedia of Science Fiction (1979) con Peter Nicholls, online dal 2011 (http://www.sf-encyclopedia.com/), ha definito La nube purpurea di M. P. Shiel come “il primo grande romanzo di fantascienza del secolo della fantascienza”.
Nato sull’isola britannica di Monserrat, nei Caraibi, Shiel si trasferì nel Regno Unito intorno al 1883 e qui iniziò la carriera di scrittore che condusse in maniera discontinua per tutta la sua esistenza. Gran parte della narrativa breve di genere fantastico dell'autore venne pubblicata tra il 1896 e il 1901 e il suo stile, che incorporava tecniche poetiche alla prosa, veicolava idee bizzarre sull’economia, la scienza e la religione, molto apprezzate da critici e colleghi scrittori.
Influenzato dalla letteratura fin de siècle, era ossessionato dalla ricerca di una scrittura sofisticata ed elegante ispirata a Edgar Allan Poe e al decadentismo francese. Tra le sue opere possono essere annoverati romanzi e racconti d'amore, gialli, polizieschi e horror che sono tra i migliori esempi del loro genere. L’autore stesso curò alcune antologie che ne raccoglievano la maggioranza, come Shapes in the Fire o Prince Zaleski.
The Purple Cloud (La Nube purpurea) ebbe tre diverse stesure. La prima, più breve, apparve, a puntate, da gennaio a giugno del 1901, sulle pagine di The Royal Magazine (nn. 27-32). La seconda, più lunga, è di poco posteriore. L’editore londinese Chatto & Windus, infatti, pubblicò il romanzo nel settembre dello stesso anno. Infine, la terza e definitiva versione, venne data alle stampe da Victor Gollancz nel 1929, dopo un’accurata messa a punto dell’autore che semplificò il linguaggio e modificò la trama.
Uno dei primi recensori del romanzo, all’inizio del XX secolo, scriveva: “… nulla potrebbe essere più folle, vertiginosamente e splendidamente folle di The Purple Cloud. E, allo stesso tempo, niente di così folle potrebbe avere più metodo nella sua follia. Mr. Shiel, a quanto pare, si è prefissato di essere più sensazionale di quanto lo sia mai stato chiunque altro prima d’ora, e ci sta riuscendo benissimo”.
Dotato di un talento eccezionale, “maestoso” lo definiva Lovecraft, Matthew Phipps Shiel, avrebbe dovuto essere ricordato come uno dei pionieri della fantascienza moderna assieme a H.G. Wells. Quest’ultimo, influenzato dalla tecnica narrativa di Shiel, vide aumentare a dismisura la propria fama e reputazione, mentre l’altro scomparve silenziosamente dalle librerie.
Oscuro e decadente proprio come le sue opere, l’autore britannico attende da fin troppo tempo una rivalutazione che, se non può e forse non deve riguardare la sua vita privata, ci sono, infatti, alcuni episodi della sua biografia personale che sono ingiustificabili, deve riconoscere le sue indubbie capacità letterarie e il suo amore per la scrittura.
Oggi, l’editore Mondadori, nella collana Oscar Fantastica fa uscire in libreria, un anno dopo la pubblicazione in Urania Collezione (n. 192), La nube purpurea, un romanzo straordinario che può competere con La macchina del tempo e La guerra dei mondi, tra i primi e più importanti “last man novel” mai scritti (precursore del genere è, ad esempio, L’ultimo uomo di Mary Shelley), un’opera potente, visionaria che sfida il lettore del XXI secolo e lo costringe a riflettere su se stesso e sul mondo, sempre più cupo e ostile, che lo circonda.
Il libro
Un vapore mortale – dall’inquietante luce purpurea e dall’inebriante profumo di fiori di pesco – spazza il mondo e annienta tutte le creature viventi. Rimane un unico uomo, Adam Jeffson, medico, reduce da una missione esplorativa nell’Artico. Come un Robinson Crusoe apocalittico, Adam inizia la sua epopea per la sopravvivenza. Ma, a differenza di Robinson, non è relegato su un’isola: a sua disposizione ha l’intero pianeta, un mondo silenzioso e devastato. E se l’eroe di Defoe faceva ricorso a tutte le più sottili doti del raziocinio e dell’intelligenza, Adam sprofonda invece nella follia, passando per i deliri e le allucinazioni della solitudine più profonda. Tuttavia una lucidità visionaria si fa lentamente strada nella sua mente, ed egli diventa infine consapevole che la sua sopravvivenza non è casuale e che il suo destino – e quello della razza umana – fa parte di un piano più vasto. Pubblicato agli albori del Ventesimo secolo, La nube purpurea è universalmente riconosciuto come uno dei grandi capolavori della fantascienza e come uno dei migliori last man novel mai scritti: un grandioso racconto emblematico dei più sinistri incubi novecenteschi, ma anche un’epica vicenda di rovina e rinascita, fine e principio.
L’autore
Matthew Phipps Shiel è uno scrittore britannico (1865-1947), nato nelle Indie Occidentali che si è poi trasferito in Inghilterra dove ha completato gli studi in medicina. I primi successi come scrittore sono legati a una serie di racconti influenzati dalla prosa di Edgar Allan Poe e incentrati attorno alla figura del Principe Zaleski, un detective decadente a metà strada tra i personaggi di Arthur Conan Doyle e di Robert Louis Stevenson. La sua opera più nota è La nube purpurea (The Purple Cloud, 1901), da cui nel 1959 è stato liberamente tratto il film La fine del mondo.
M. P. Shiel, La nube purpurea, Traduzione di Davide De Boni, Collana Oscar Fantastica, Mondadori, pagg. 312, Euro 14 (versione cartacea), Euro 7,99 (versione digitale, su Amazon e gli altri store online)
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