So che i miei pensieri tu li stai leggendo. Tu, mio caro lettore, sei il mio unico legame con il mondo fuori di qui. Io posso comunicare solo con te. Posso farlo grazie a uno spazio-ponte di dialogo che termina con un libro. Io non sono allineato al tuo tempo e questo è evidente. Tu hai davanti a te un testo scritto in carta stampata o in formato elettronico, poco importa, perché in ogni caso contiene la mia storia. La tua lettura servirà a me per allinearmi al tuo tempo e quindi tornare alla mia vita nel mio mondo e a te per allenarti all’impossibile.

Nel gergo teatrale, per “quarta parete” s’intende quel “muro” immaginario e apparentemente insuperabile posto di fronte al palcoscenico, che lo separa dagli spettatori e attraverso il quale assistono alla rappresentazione. Questo concetto formulato per la prima volta dal filosofo e critico francese Denis Diderot, è stato più ampiamente adottato, nel XIX secolo, con l’avvento del teatro realista.

A dispetto di ciò, il possente muro è stato più volte infranto e valicato nel corso del tempo, divenendo quasi un luogo comune. Infatti, l’espressione “rompere la quarta parete” si riferisce agli attori in scena che si rivolgono direttamente al pubblico e, nel cinema, quando, voltandosi verso la telecamera, parlano a chi li sta guardando. In Italia, questa tecnica fu usata spesso da Luigi Pirandello nelle sue opere. In Sei personaggi in cerca d'autore, ad esempio, gli attori, varcando il limite del proscenio, si muovevano e recitavano liberamente in mezzo alla gente passando per la platea.

Nel cinema l’escamotage non è certo inusuale. Cominciando con i film di Stanlio e Ollio, passando per la Rosa purpurea del Cairo e Last Action Hero fino a Deadpool e, frequentemente anche nelle serie tv (Malcom, House of Cards), gli attori interpellano il proprio pubblico per ottenere supporto e approvazione.

Neppure nella letteratura il dialogo diretto con coloro che leggono è mai mancato. Si pensi, solo per fare un esempio, alla Divina Commedia di Dante o ai Promessi sposi di Manzoni, i cui ripetuti appelli si rivolgono proprio ai lettori delle loro opere.

Che cosa c’entra tutto questo con Prisma di Elisa Averna? In questo romanzo la quarta parete non è stata soltanto varcata, ma è stata realmente abbattuta. Se avete letto le poche righe qui sopra, avrete forse intuito che le parole pronunciate dal protagonista, il suo nome è Freddy, sono dirette esplicitamente al lettore, che diventa così un personaggio del libro, cercando in lui o lei, non solo comprensione, ma la cooperazione necessaria per uscire da una pessima situazione. Evidentemente, oltre se stesso, la sua mente e i suoi ricordi, non può contare sull’aiuto di nessun altro.

Prisma è il luogo dove si risveglia. È una stanza dalla forma bizzarra dalla quale non può uscire. Nessuno gli parla, nessuno lo ascolta. C’è un solo canale aperto, tra il suo pensiero e il nostro pensiero, attraverso il libro, sia esso digitale o cartaceo. Solo insieme, forse, si potrà risolvere l’enigma della sua sparizione. Dove si trova esattamente? Quando? Chi è stato a fargli questo? E perché? Solo leggendo il romanzo fino alla fine potremo avere le risposte. L’autrice, in Prisma, ha sviluppato un’idea tanto originale quanto ardita. Può un normale lettore diventare co-protagonista di un romanzo? A voi l’ardua sentenza.

Il libro

Freddy Moore vive a New York, ha un QI sopra la media e ha sempre usato il suo intelletto per escogitare truffe. Fino a quando non è stato reclutato dall’intelligence.

In una giornata come le altre si sveglia imprigionato in un prisma trasparente e infrangibile. È un ambiente claustrofobico senza alcuna apertura, grande quanto la cameretta di un bambino. Freddy non sa da chi e perché sia stato rinchiuso lì dentro, ma scopre ben presto che chi lo ha fatto vuole comunicare con lui: ogni faccia laterale del prisma è uno schermo sul quale, di tanto in tanto, viene proiettata una fase della vita di Freddy.

L’unico modo per scoprire la verità, sei tu, lettore. Freddy ha solo te per capire chi lo ha chiuso lì dentro e perché.

L’autrice

Elisa Averna nasce a Genova nel 1974. Laureata in Lettere e Filosofia e specializzata in Conservazione dei Beni Culturali, si occupa ora di progettazione museologica. Ha da sempre avuto una grande passione per la letteratura e la scrittura creativa. Ha pubblicato opere di saggistica per Aracne editrice. Prisma è il suo esordio nella narrativa.

Elisa Averna, Prisma, EdiKiT, pagg. 184, cartaceo Euro 12,00, ebook formato kindle (su Amazon.it) o epub (sugli altri store), Euro 2,99