La letteratura latinoamericana è il fenomeno letterario più rilevante del secolo passato: erede di Kafka e del surrealismo, contaminata con lo stile barocco (trapiantato oltreoceano dal cattolicesimo spagnolo), sembra impossibile pensare al Novecento letterario senza la nozione di realismo magico.
Questo filone in bilico con il fantastico, nobilitato da nomi come Cortázar, Fuentes, García Márquez, da un lato ha fatto sì che gli scrittori sudamericani venissero presi sul serio dalle Accademie, dall'altro ha forse inibito uno sviluppo di romanzi fantastici o fantascientifici tout court.
Il caso de L'Invenzione di Morel è dunque singolare, se non unico nella prima metà del Novecento.
Pubblicato in Argentina nel 1940, è il romanzo a cui Adolfo Bioy Casares deve la sua fama duratura (nonostante avesse all'attivo altri sette romanzi e numerose pubblicazioni in coppia con l'amico Jorge Luis Borges) e rientra senza compromessi nella letteratura fantascientifica, di cui anticipa alcuni temi che oggi vanno per la maggiore: la preservazione della memoria, l'integrazione tra realtà concreta e virtuale, il conflitto tra etica e scienza, l'impatto delle tecnologie sulla biologia.
In poco più di cento pagine, nella forma diaristica del resoconto di un fuggiasco, scopriamo l'anomala ambientazione di un'isola che deve tanto a quella del dottor Moreau (a cui il titolo del romanzo argentino allude) dominata da un museo la cui natura non è chiara. L'apparizione e la successiva scomparsa di alcuni turisti in abiti anni '20, che danzano al suono di un vecchio fonografo; il ripetersi di certi episodi spinge il lettore a chiedersi se si trovi di fronte alle allucinazioni di un disperato o piuttosto in una ghost story (altro modello letterario di Bioy Casares).
Dai pantani dove si mescolano le acque vedo la parte alta della collina, i villeggianti che abitano nel museo. La loro comparsa inspiegabile non può essere che un effetto del caldo di ieri notte sul mio cervello; ma qui non ci sono allucinazioni né immagini : ci sono uomini veri, veri almeno quanto me. I loro vestiti sono simili a quelli che si portavano qualche anno fa: gusto che rivela (mi sembra) la più squisita frivolezza; debbo tuttavia riconoscere che ormai è diventato molto comune prediligere la magia del passato immediato. Chissà per quale mio destino di condannato a morte, li guardo, inevitabilmente, senza sosta. Ballano tra le erbe alte della collina, ricche di vipere. Sono inconsapevoli nemici i quali, pur di ascoltareValencia e Tea for two — un fonografo potentissimo li ha imposti al rumore del vento e del mare —, mi privano di tutto ciò che mi è costato tanta fatica, che mi è indispensabile per non morire, e mi spingono verso il mare in pantani micidiali. Questo gioco di stare a guardarli è un po' pericoloso; come ogni gruppo di uomini colti avranno anche loro, nascosto, un itinerario di impronte digitali che mi condurrà, se mi scoprono, dopo un certo numero di cerimonie o di pratiche, in prigione.
Chi sono questi villeggianti, chi è l'inventore Morel e soprattutto come conquistare il cuore della bella Faustine senza compromettere la propria situazione di fuggiasco da un regime? E ancora, quale ignota malattia ha dato origine al mito della maledizione dell'isola, tanto da tenere lontani i visitatori, e perché invece gli ospiti di Morel non la temono? Non mi spingerò oltre nello svelare la trama: il romanzo di Bioy Casares darà delle risposte che non ammettono l'intervento del soprannaturale, ma che toccano questioni care alla speculazione fantascientifica quali la natura della memoria, la ricerca dell'immortalità, il significato che attribuiamo al vivente.
Sullo sfondo, la tematica politica: non sappiamo le ragioni della fuga, ma il narratore vorrebbe con il suo scritto discolparsi dalle accuse che lo hanno spinto lontano dal suo paese, fino al naufragio sulla misteriosa isola di Morel. L'amico Jorge Luis Borges è il primo, nella Prefazione, a notare l'anomalia del romanzo di Bioy Casares nella letteratura argentina: l'autore si è ispirato ai meccanismi del romanzo avventuroso e del fantastico anglosassone:
In spagnolo sono poco frequenti e anzi rarissime le opere di immaginazione ragionata. I classici praticarono l'allegoria, le esagerazioni della satira e, talvolta, la semplice incoerenza verbale; di data recente non ricordo che qualche racconto di Las fuerzas extranas, qualche altro di Santiago Dabove, ingiustamente dimenticato. L'invenzione di Morel (il cui titolo allude filialmente a un altro inventore isolano, Moreau) trasferisce nelle nostre terre e nella nostra lingua un genere nuovo.
Indubbiamente latinoamericano è però lo stile: ossessivo, lussureggiante e misterioso come l'isola, la palude, la vegetazione, il mare e il vento che costituiscono l'affascinante ambientazione del romanzo.
L'agnizione è delegata al lungo discorso di Morel ai suoi ospiti, che mette sul tavolo tutte le implicazioni morali della sua invenzione, ma grazie alla bravura dell'autore non si ha l'impressione del classico monologo informativo.
L'invenzione di Morel è forse, tra i tanti libri che hanno ispirato il cinema, quello che ha avuto la migliore fortuna. Nel 1961 il romanzo ha ispirato Alain Resnais per il film L'anno scorso a Marienbad, mentre nel 1974 Emidio Greco con l'Invenzione di Morel firma la regia di uno dei migliori film di fantascienza italiana. Se nel film l'estetica sudamericana non è rispettata, lo è lo spirito del racconto di Bioy Casares.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID