Giunge la notizia della morte di Rutger Hauer all'età di settantacinque anni.
A molti, appassionati di fantascienza e non, viene subito in mente il replicante che ha contribuito a rendere immortale Blade Runner. Ma limitarsi a ricordarlo per Blade Runner sarebbe ingeneroso per un attore del suo calibro che ha recitato in quasi cento film.
Volendo restare nell'ambito della fantascienza, ci piace approfondire il ricordo di Rutger Hauer con un film di cui è stato protagonista nel 1989. Si intitola Giochi di morte; non è certo la pellicola più bella in cui abbia recitato, ma ci piace ricordarla per almeno due motivi: perché cade quest'anno il trentesimo anniversario della sua uscita e perché è uno dei rari tentativi cinematografici di coniugare la fantascienza con lo sport.
Giochi di morte segue di qualche anno Rollerball, altro film in cui la fantascienza incontra lo sport, mediante l'invenzione di un gioco brutale in cui le squadre sono schierate lungo una pista ad anello e gli atleti si muovono con pattini e motociclette; lo scopo del gioco è centrare con una palla di metallo una buca magnetica. Ah, a proposito: Blade Runner è ambientato nel 2019 (per uno scherzo del destino lo stesso anno in cui ci lascia Rutger Hauer), Rollerball nel 2018.
Gli eventi di Giochi di morte si svolgono in uno scenario post-apocalittico, non solo per seguire le orme dei tre film di Mad Max, una delle saghe più in voga al momento dell'ideazione di Giochi di morte, ma, probabilmente, anche per garantire alla produzione di operare con budget più ridotti: a parte la Città Rossa, nella quale è ambientata la seconda parte del film, i fatti hanno come sfondo una manciata di tende e baracche nel deserto.
La locandina della versione VHS dice che il film è ambientato nel 2200; tuttavia l'introduzione lascia intendere che siamo in un'epoca più vicina ai nostri giorni.
La gente non ricordava più l'età d'oro del XX secolo.
Non ne ricordava la prodigiosa tecnologia né le spaventose guerre.
Non ricordava più quando i Jugger avevano fatto la prima partita al "GIOCO" né per quale motivo si giocasse con un teschio di cane…
Il gioco, appunto. E i Jugger e il teschio di cane. I Jugger viaggiano di villaggio in villaggio alla ricerca di avversari da affrontare nel "gioco". Poche regole da osservare e un unico obiettivo: disputarsi un teschio di cane e cercare di infilarlo in un bastone. In un momento storico in cui non esistono più nemmeno gli orologi, il tempo di una partita viene scandito dalla caduta di pietre su una lamiera metallica.
Girato tra Stati Uniti e Australia, il film è noto con un doppio titolo: The Blood of Heroes e The Salute of the Jugger. Il regista è lo statunitense David Webb Peoples, già sceneggiatore di pellicole di fantascienza, come Blade Runner (guarda un po') e Leviathan, ma che in seguito non avrà più l'opportunità di dirigere film.
Nel film Rutger Hauer interpreta Sharko, protagonista e capitano della squadra nomade.
E, visto che la prima partita del gioco comincia mentre sfilano ancora i titoli di testa, diamo un'occhiata a questo sport che si svolge in un futuro distopico. Ogni squadra è costituita da cinque elementi, ciascuno con un ruolo specifico. Le immagini e gli scarni dialoghi lasciano intendere che solo uno dei cinque "atleti" (il qwik) può maneggiare il teschio, mentre gli altri, equipaggiati con armi di vario tipo e bardati con armature di fortuna, devono proteggerlo dagli attacchi avversari. La similitudine (se proprio vogliamo trovarla) è più con il football americano che con il rugby: nel secondo, infatti, non è ammesso il placcaggio di un avversario se questo non è portatore di palla.
Tra momenti drammatici e anche molto violenti, la partita termina con la vittoria della squadra nomade nel secondo tempo. L'analogia con il rugby si concretizza alla fine della partita quando, dopo il conteggio e la cura dei feriti, gli atleti si ritrovano tutti insieme per un banchetto: una sorta di "terzo tempo".
Kidda, l'unica donna della squadra del villaggio (interpretata da Joan Chen, protagonista di film di successo, come L'ultimo imperatore e Sfida tra i ghiacci), esprime ammirazione per Sharko, il più forte della squadra avversaria, e curiosità poiché questi reca sulla fronte il marchio della "città". Tanta è l'ammirazione per l'avversario e la voglia di praticare il "gioco" che Kidda decide di lasciare il villaggio e di unirsi ai nomadi, nonostante l'ovvio parere contrario della madre e la diffidenza iniziale di Sharko che non la ritiene all'altezza di sostituire il qwik che si era infortunato gravemente durante la partita.
Guidata da Sharko, la squadra giunge così nella Città Rossa dove, nonostante le perplessità di molti dei componenti, lancia la sfida alla fortissima rappresentativa locale. La prospettiva è quella di mettersi in mostra e di essere selezionati per giocare tra gli "eroi". Per Sharko c'è anche la possibilità di essere riabilitato dopo che era stato scacciato dalla Città Rossa, pare, per avere insidiato la figlia di uno dei governanti.
A chi è rimasto incuriosito dal film non sveliamo il resto della trama: vederlo (o rivederlo) sarà un ulteriore modo per ricordare il bravissimo attore olandese. Ci piace poi sottolineare che il gioco ideato da Peoples (autore del soggetto e della sceneggiatura, oltre che regista di Giochi di morte) è diventato un vero e proprio sport, praticato in tutto il mondo con il nome di Jugger. Lo sport è stato ovviamente ripulito degli aspetti più violenti presentati nel film, così come il teschio di cane è stato sostituito da una riproduzione fatta con gommapiuma e nastro adesivo. Le armi sono identiche nella forma ma realizzate in modo da essere pressoché innocue.
Con regole leggermente diverse da un paese all'altro, il Jugger è praticato soprattutto in Germania, in Australia e in Irlanda.
Uno dei pochi esempi di sport nato sul grande schermo e divenuto reale. Sapevate che anche il celebre Quidditch, presentato in Harry Potter e la pietra filosofale, è diventato uno sport vero e proprio con campionati nazionali e internazionali promossi dalla International Quidditch Association?
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