Con tono decisamente drammatico, il quotidiano “Il Giorno”, il 16 luglio del 1969 titolava a piena pagina: “Addio Fantascienza”. L'uomo era partito per la Luna e per il quotidiano milanese la fantascienza moriva in quel preciso giorno. Per fortuna, così non è stato e la science fiction – come la chiamano gli americani che per primi sbarcarono sul nostro satellite – è viva e vegeta anche nel 2019, cinquant'anni dopo quel titolo dal sapore catastrofico. Si può comprendere come, però, dovesse essere sembrata una cosa reale a quel titolista de “Il Giorno”, che aveva assistito come tanti altri italiani alla partenza dell'Apollo 11 verso la Luna: la fantascienza non poteva che morire nel momento in cui diventava realtà. L'uomo era in volo verso un altro corpo celeste e tanta narrativa e cinema che avevano speculato su questo genere di viaggi non poteva che essere dimenticata, per sempre.
Chi conosce la fantascienza, ne ha letta un bel po' o ha visionato film, fumetti e serie televisive, sa bene che l'immaginario collettivo generato da questo genere dell'intrattenimento popolare non si è nutrito solo di viaggi spaziali o sbarchi su altri pianeti, ma anche di tanti altri topos narrativi. Eppure il viaggio nello spazio e la conquista di altri mondi sono forse quelli che più di altri hanno segnato la fantasia di tanti lettori e spettatori e quel titolo, forse, non era poi così fuori posto: segnalava un cortocircuito tra realtà e immaginazione, tra vissuto quotidiano e fantasia allo stato puro.
C’è stato un tempo, infatti, in cui il volo spaziale sembrava davvero – e forse lo era – la concretizzazione dei sogni degli scrittori di fantascienza. Il primo satellite, lo Sputnik, e il primo uomo in orbita, Jurij Gagarin, erano l'inizio di una sfida che vide le due superpotenze emerse dalla Seconda Guerra Mondiale darsele di santa ragione, pur di conquistare ciò che era inimmaginabile per l'uomo della strada: lo spazio.
Oggi, molte nazioni guardano alla Luna con rinnovata attenzione dal punto di vista scientifico. Paesi come la Cina, Israele, la Russia, senza dimenticare gli Stati Uniti e la vecchia Europa, hanno intrapreso programmi spaziali di esplorazione, se non progetti per un vero e proprio ritorno sulla Luna, anche in vista di obiettivi più ambizioni, come l'approdo su Marte. Anche le imprese private hanno rivolto il loro sguardo verso il nostro satellite, in un'ottica soprattutto di turismo spaziale.
Il Vicepresidente degli Stati Uniti d'America Mike Pence, al secolo Michael Richard, ha lanciato l'ultimatum dell'Amministrazione Trump alla NASA: gli americani torneranno sulla Luna nel 2024.
L'annuncio è del marzo 2019 ed è avvenuto nel corso di un discorso tenuto a Huntsville, in Alabama. Pence ha usato queste parole: “Su ordine del presidente, la politica ufficiale di questa amministrazione e degli Stati Uniti d'America è di far tornare degli astronauti statunitensi sulla Luna entro cinque anni”. Ma non solo. In tempo di politically correct, Pence ha aggiunto che a mettere piede sulla Luna sarà una donna: “La prima donna e il prossimo uomo sulla Luna saranno degli astronauti americani, lanciati da razzi americani dal suolo americano”.
Il nostro satellite, non è solo una meta da raggiungere e riconquistare, ma è vista soprattutto come una sorta di testa di ponte per il futuro dell'esplorazione spaziale, con il primo obiettivo di raggiungere Marte. La Stazione Spaziale Internazionale, infatti, è in fase di dismissione e la Luna dovrebbe essere il luogo dove la NASA ha intenzione di testare le tecnologie che poi saranno utilizzate per il lungo viaggio verso il Pianeta Rosso e da lì cominciare l'esplorazione del sistema solare. In orbita intorno alla Luna, infatti, è prevista una nuova ed avanzata stazione spaziale, denominata Lunar Gateway, realizzata dall'ente spaziale americano, dall'Esa, l'agenzia spaziale europea e altri importanti partner privati. La stazione Lunar Gateway dovrebbe consentire un più facile allunaggio sulla superficie della Luna, sulla quale posizionare strumenti, sonde e rover per l'esplorazione che, nel corso degli anni, potrebbe essere addirittura propedeutica ad una vera e propria colonizzazione del nostro satellite.
È chissà se per allora, quando la Luna sarà nuovamente conquistata, si scriverà ancora di viaggi lunari. Noi scommettiamo di sì. L’immaginazione degli scrittori, per fortuna, non ha limiti e sentiremo ancora raccontare storie di uomini che viaggiano o sono andati sul nostro satellite.
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