In un articolo apparso su sfrevu.com, nell’agosto del 2003, gli editor americani David G. Hartwell e Kathryn Cramer notavano come negli ultimi vent’anni, dal 1982 al 2002, il premio Hugo come miglior romanzo fosse stato vinto da un romanzo di space opera, grazie ad autori come David Brin, C.J. Cherryh, Orson Scott Card, Lois Bujold, Dan Simmons e Vernor Vinge. Negli anni avvenire, poi, sono cominciate ad apparire delle ottime antologie di storie di questo filone della fantascienza, quali ad esempio The Space Opera Renaissance (2007), curata proprio da Hartwell e Cramer, e The New Space Opera (2007), curata da Gardner Dozois e Jonathan Strahan. È proprio il termine New Space Opera lo si è usato per definire un nuovo tipo di space opera, non più relegato a stilemi degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, quando questo genere spopolava, ma legato a tematiche postmoderne, pur mantenendo alcune caratteristiche di base.

Anche la fantascienza italiana ha prodotto notevoli opere di questo filone: basta pensare a romanzi di scrittori come Antonio Bellomi, Renato Pestriniero e Donato Altomare o, più recentemente, a Franci Conforti, autrice del sorprendente romanzo Stormachine (Delos Digital), vincitore del Premio Vegetti.

A questo genere della letteratura fantascientifica, possiamo ascrivere anche Nubila (2019) di Alberto Grandi, pubblicato da Prospero Editore.

Lo scenario del romanzo è tipico: l’umanità ha lasciato la Terra e si è sparpagliata nell’universo, raggiungendo anche altre galassie, tra cui quella in cui c’è il sistema planetario di Nubila. Qui, gli umani, hanno creato un impero di stampo militare, costringendo anche una razza di mutanti, che abitava nei vari pianeti di Nubila, a divenire poco più che schiavi. Questi ultimi, però, hanno imparato a sopravvivere, grazie anche al fatto di riuscire a camuffarsi da esseri umani.

Nero Fink è un mutante che, per mestiere, fa il killer professionista e viene incaricato da un uomo di recuperare una scheda dati che Gosh, il governatore del pianeta Kierkgar, sta per consegnare a Herald Flenner, emissario dell’imperatore Elwaar Gassan. Quest’ultimo vuole assolutamente quella scheda perché i dati in essa contenuta possono consentirgli di costruire una potentissima arma, grazie alla quale potrà estendere il suo dominio e potere nella galassia. Ma in realtà, come il lettore scoprirà alla fine, tutto questo è solo l’inizio di una trama densa di colpi di scena e ricca di personaggi: stregoni mutanti, depositari di antichi riti di un’ancestrale religione, a donne a cui è stato modificato il DNA per diventare strepitose amanti o letali macchine per uccidere. Senza dimenticare astronavi dotate di intelligenze artificiali e a deserti “vivi”, in grado di “masticare” e riconoscere un essere vivente che lo attraversa.

Milanese, classe 1973, giornalista di Wired Italia e principale animatore della community di social writing Penne Matte (www.pennematte.it), Alberto Grandi è un grande conoscitore di tutta la letteratura di genere – dal noir alla fantascienza, passando per il fantasy – e questo si riverbera positivamente nel romanzo e nella sua scrittura. Un esempio, in tal senso, è anche la sua precedente storia, il fantasy mitologico L'odissea di Timoteo, pubblicato per Delos Digital.

Con Nubila, Grandi costruisce una space opera postmoderna, figlia di classici moderni, come il Dune di Frank Herbert, ma debitoria in parte anche della scuola dell’hard boiled americano, laddove la figura di Nero sembra ispirarsi ai protagonisti dei romanzi di Dashiell Hammett e Raymond Chandler.