(Riproponiamo, in senso corretto, l'articolo pubblicato ieri in senso inverso).
Una freccia, dritta e puntata solo in una direzione. Così è il tempo, come è vissuto nella nostra esperienza quotidiana e come è descritto dalla seconda legge della termodinamica, secondo la quale dall'ordine si può andare verso il disordine, ma non viceversa. Insomma, potete facilmente rompere un uovo o scrivere su un foglio di carta, ma ricomporre l'uovo o far tornare l'inchiostro nel pennino vi richiederà decisamente più impegno.
Qualcosa del genere accade ai qubit, che per i calcolatori quantistici sono l'equivalente (abbastanza alla lontana in realtè) dei bit dei computer normali. I qubit partono da uno stato che possiamo definire “zero”, e da quel momento “perdono ordine” e la loro condizione diventa sempre più complessa.
L'esperimento, condotto da G. B. Lesovik, M. V. Suslov, I. A. Sadovskyy, A. V. Lebedev e V. M. Vinokur, i primi tre dell'Istituto di Fisica e tecnologia di Mosca e gli altri tre dell'Argonne Nationale Laboratory dell'Illinois, USA, è riuscito in sostanza a far tornare indietro nel tempo alcuni qubit.
Tramite un programma scritto appositamente due qubit sono stati riportati dallo stato complesso allo stato "zero", quindi in pratica andando indietro nel tempo. L'esperimento è riuscito l'85% dei tentativi; con tre qubit, il numero di successi è sceso al 50%.
Lo scopo, o quantomeno uno dei possibili utilizzi di questa tecnica non è tanto quella di tornare indietro nel tempo per uccidere Sarah Connor, per il momento, quanto piuttosto poter lavorare sulla programmazione dei computer quantistici, le cui elaborazioni normalmente non possono essere interrotte per verificare la correttezza della procedura, perché la sola interruzione e osservazione dello stato del programma ne cambierebbe i risultati.
Se pensate di aver capito poco di questo articolo, comunque, non preoccupatevi: quando c'è in ballo la parola "quantistico" in generale capire qualcosa è quasi difficile quanto far rientrare l'inchiostro nel pennino.
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