Captain Marvel è un film composto dal racconto di due origini: l'origine del supereroe più potente dell'universo Marvel e l'origine della cosmogonia del Marvel Cinematic Universe.
Il nuovo film della Marvel è il ventunesimo della saga cinematografica della Casa delle Idee, prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures e diretto da Anna Boden e Ryan Fleck. Basato sul personaggio di Carol Danvers, il film ha per protagonista Brie Larson, nel ruolo di protagonista, e un cast che comprende Samuel L. Jackson, Ben Mendelsohn, Djimon Hounsou, Lee Pace, Lashana Lynch, Gemma Chan, Annette Bening, Clark Gregg e Jude Law.
Diciamolo subito, Captain Marvel è il vero Superman dell'MCU, un Superman all'incontrario, e non per la differenza di genere, ma perché mentre Clark Kent è un alieno precipitato sulla Terra e poi diventato protettore del pianeta, Carol Danvers è una terrestre sottratta al proprio pianeta natale che vi fa ritorno e assume il ruolo di protettore non solo della Terra ma, soprattutto, della Pace.
Ci sono almeno due scene iconiche che spingono al raffronto tra Captain Marvel e Superman: la prima è quella in cui lei si trova a difendere il pianeta da una intera batteria di missili balistici e la seconda quando, sul finale, prima di lanciarsi nello spazio, si gira a guardare il pianeta azzurro, con una inquadratura del tutto simile a quella di Superman in Man Of Steel. Ma mentre nella sequenza di Superman tutto è pervaso di una pesante carica messianica, lo sguardo di Captain Marvel è nostalgico e, in definitiva, affettuosamente materno.
Perché la scelta di fare di una donna il Primo Supereroe, il più potente, non è solo una questione di politically correct e #metoo, ma una azzeccata scelta di scrittura.
La scena, potente, in cui Carol Danvers apparentemente sconfitta dalla Suprema Intelligenza Kree si rialza per, poi, dare finalmente sfogo ai suoi incredibili poteri, frutto della mescolanza di Kree e Umano, è guidata attraverso il ricordo di tutte le volte che è caduta sin da piccola e si è sempre rialzata, rendendo chiaro il paragone con una razza (i terrestri) che viene considerata dal consesso delle superiori razze aliene come “praticamente innocua” (grazie Douglas Adams).
Lungo il percorso del film, Carol acquisisce poteri e consapevolezza tanto da poter dire al maschio che ha cercato di dominarla da sempre (Yon Rogg, interpretato da Jude Law): “Non devo dimostrarti niente”. E questa è di sicuro una delle frasi che mi auguro resti bene in mente a tutti gli spettatori: non si tratta di dimostrare quanto vali, tu vali e basta, non importa quale genere, razza o ruolo tu abbia.
In questo film assistiamo al primo vero contatto tra terrestri e civiltà intergalattiche nell'universo Marvel, e il fatto che la protagonista sia proprio una donna negli anni Novanta (quando tutti gli eroi erano solo maschi muscolosi e ipertrofici) non solo applica al MCU il nuovo concetto delle principesse Disney (Frozen insegna), ma rende il personaggio iconico per tutti.
Captain Marvel sceglie non di combattere una guerra schierandosi su un fronte, ma di favorire la pace cercando di rimanere super partes e impegnandosi in prima persona perché la pace esista.
Così, se i maschi conoscono il linguaggio universale della guerra (come dice Nick Fury), le donne perseguono la pace (come fa anche la mentore di Carol Danvers, interpretata da Annette Bening).
Guerra e pace sono parti integranti della cosmogonia del MCU, che ci catapulta nel conflitto tra gli azzurri (non sempre, ce ne sono anche di rosa come i terrestri) alieni “eroi e guerrieri” Kree da un lato e dall'altro i verdi mutaforma Skrull.
È interessante, a questo punto, considerare la diversa visione che avrà chi conosce i fumetti Marvel rispetto a chi invece ha sempre e solo visto i film.
Gli Skrull sono i perseguitati, quelli che i Kree vogliono annientare ed epurare da qualsiasi pianeta dove si infiltrino, i Kree sono votati al genocidio senza sé e senza ma, pronti a bonificare un intero “innocuo” pianeta come la Terra a suon di missili balistici se non ci fosse Captain Marvel a fermarli.
Vengono, così, fuori temi quali la persecuzione razziale, l'accoglienza dei profughi, il contrasto tra pace e guerra (in questo simile a quanto fatto dalla DC in Wonder Woman, dove Diana combatte contro Ares per difendere la Pace) e l'utopia della pacifica convivenza.
Il finale del film con Captain Marvel che parte per cercare una casa per gli Skrull perseguitati, dirigendosi “la dove nessun supereroe è mai andato prima” (concedeteci la citazione), apre alla possibilità di altri film di interpolazione con avventure galattiche a metà tra space opera e space fantasy, così come abbiamo avuto modo di assaporare nelle avventure dei Guardiani della Galassia, ponendosi come fresca alternativa avventurosa ad altri franchising cinematografici quali Star Wars e Star Trek.
La fantascienza che viene proposta in Captain Marvel è di ottimo intrattenimento, con pochissimi spiegoni e tanto sottinteso da stuzzicare la voglia di saperne di più (e pensiamo ai Nova Corps, ai Sovereign che genereranno Adam Warlock, e perché no, ai Titani di cui Thanos è un esempio, per tacere delle voci sugli Eterni).
Che è esattamente il desiderio di Nick Fury, personaggio che ci guida nell'origine della narrazione del MCU. Probabilmente passando a setaccio il film, qualche incongruenza potrà anche venire fuori rispetto a quanto visto dal primo Iron Man in poi, ma non si può che complimentarsi con gli sceneggiatori e il produttore Kevin Feige perché tante frasi ascoltate (una fra tutte: “Io sono Iron Man, pensi di essere il solo?”) acquistano un altro significato, così come il feeling particolare tra Fury e Coulson (qui in versione Di Nozzo dello S.H.I.E.L.D.) e perfino la famosa “Iniziativa Avenger”. Infatti il soprannome che campeggia sulla fusoliera del caccia di Carol Danvers, e che Fury prende come nome del suo progetto, è proprio Avenger. L'asso nella manica, il trucco, il colpo di scena nascosto dell'intero film, poi, è del tutto insospettabile: l'amore per i gatti di Nick Fury.
Le origini di questo personaggio e di tutto il mondo dei supereroi Marvel portano alla costruzione di un personaggio che è capace non solo di “suonarle a Thanos”, ma anche di fungere da reale campione della Terra nel consesso galattico, in puro stile Marvel/Disney, quindi con intermezzi comici e utilizzi di trovate (quale quella legata al gatto Goose) che forse non a tutti saranno gradite.
Il risultato, però, è perfetto: abbiamo il nostro campione.
Un personaggio simpatico e a tratti guascone che funziona benissimo in accoppiata con Fury (interpretato da un Jackson che si diverte da pazzi a fare la spalla comica) e che appare da subito capace di assumere il ruolo di leader nella futura formazione degli Avengers.
I difetti, anche se non enormi, ci sono: ad esempio il personaggio di Yon Rogg (Jude Law) viene fortemente depotenziato dalla sua cattiveria a tutto tondo, nota ai lettori dei comics e più che sconfitto appare ridicolizzato (che poi a pensarci bene potrebbe essere un nuovo modo di sconfiggere), gli Skrull, intesi solo come poveri perseguitati, non convincono specialmente per chi ha letto i primi Fantastici Quattro e Secret Invasion (ma niente vieta che diventino doppiamente cattivi in seguito), infine non va dimenticato che il film è anche un corridoio di passaggio tra Infinity War e Endgame e non lo nasconde affatto, anzi eleva l'hype a livelli di guardia.
Insomma il Captain Marvel del MCU è questo, ed è perfetto per quello che deve essere. La scelta di ignorare del tutto l'esistenza di un protettore galattico di sesso maschile che fu nemesi di Thanos, e innamorato di Carol Danvers, è un altra delle modifiche alle quali ci siamo abituati nella trasposizione cinematografica del mondo Marvel.
I fumetti, si sa, sono altra cosa.
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