Due corpi celesti "strani", uno troppo piccolo e uno troppo freddo, costituirebbero le prime evidenze sperimentali dell'esistenza di oggetti cosmici insolitamente densi, previsti dalla teoria, ma mai osservati prima d'ora. Secondo gli scienziati dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (Cambridge, Massachussets - USA) che hanno condotto la ricerca sotto la guida del dottor Jeremy Drake, le due stelle RX J1856 e 3C58 osservate nelle lunghezze d'onda dei raggi X presentano infatti delle peculiarità che potrebbero aprire nuovi orizzonti nel campo della fisica nucleare. Padre di questa sensazionale scoperta è Chandra (da non confondere con il creatore di HAL 9000!), il più potente telescopio per l'osservazione delle sorgenti cosmiche a raggi-X, in orbita dal luglio 1999. Intitolato a Subrahmanyan Chandrasekhar, Premio Nobel per la Fisica 1983 proprio per le sue ricerche sulla struttura e l'evoluzione delle stelle, il telescopio Chandra è stato indirizzato verso la costellazione della Corona Australe e, con l'ausilio di dati provenienti dall'Hubble Space Telescope, ha scoperto che la stella RX J1856, distante circa 400 anni luce dalla Terra, ha una temperatura di 700.000 gradi Celsius ma un diametro di soli 11.3 chilometri, troppo pochi per riportare la stella all'interno dei consueti modelli delle stelle di neutroni. L'ipotesi, prevista da alcune teorie, che confermerebbe il piccolissimo raggio, è che i neutroni all'interno della stella si siano dissolti per formare una miscela di quark ad altissima densità. Dal canto suo, la stella 3C58 distante circa 10000 anni luce nella costellazione di Cassiopea, resto di una supernova già osservata sulla Terra da astronomi cinesi e giapponesi nel 1181 d.C., avrebbe una temperatura di meno di un milione di gradi, molto più bassa dei 35.6 milioni di gradi previsti dagli scienziati. Anche in questo caso, questa caratteristica sarebbe spiegata molto bene dalla presenza nel nucleo di materia esotica ad altissima densità. Di sensazionale c'è che finora questa materia è sempre stata osservata per pochi fuggevoli istanti in seguito a collisioni di particelle subatomiche ad altissime energie nei grandi acceleratori di particelle, e questa sarebbe la prima volta che questa materia viene osservata in condizioni naturali. Dettagli sullo studio in questione saranno pubblicati ufficialmente sul numero del 20 giugno 2002 dell'Astrophysical Journal.