- Tradotta, internazionale, globale (?)
- Costruire, vedere, leggere la fantascienza globale
- Mappature in corso
Tradotta, internazionale, globale (?)
È uscita nel 2018 una raccolta che fa il punto sulla crescente fortuna della fantascienza non anglofona nel campo degli science fiction studies internazionali: Lingua Cosmica: Science Fiction from around the World, curata da Dale Knickerbocker (Illinois University Press). La miscellanea include saggi su autori e cineasti centro e sud-americani (cubani, argentini), europei (polacchi, francesi, tedeschi, finlandesi, russi), asiatici (cinesi, giapponesi), del Canada francofono, nigeriani. Lanciato con l'ambizioso intento di “forgiare un nuovo canone della fantascienza internazionale” (così sul sito dell'editore) – il volume è una tappa significativa entro il recente percorso di conquista di una nuova visibilità di tradizioni non anglofone nel mercato traduttivo globale, largamente dominato dall'inglese come lingua fonte, e all'interno dei discorsi critici attorno alla fantascienza, segnati dalla medesima posizione egemonica del mondo anglofono.
Nella sua introduzione, Knickerbocker ripercorre gli episodi e i sintomi di questa nuova visibilità che si sono accumulati negli ultimi decenni, in maniera accelerata. Sono aumentate innanzitutto le traduzioni, la necessaria materia prima di qualunque discorso per chi non conosce le lingue d'origine delle opere: dall'antologia Science fiction from China curata nel 1989 da Patrick D. Murphy e Dingbo Wu alle raccolte di sf caraibica (a cura di Nalo Hopkinson, 2000), del Sud America e della Spagna (Andrea Bell e Yolanda Molina-Gavilán 2003), africana (Ivor W. Hartmann, 2012), russa (Yvonne Howell e Anne O. Fisher, 2015), della Romania (Horea Gârbega e altri, 2015), ceca (Julia Novakova, 2016), oltre a romanzi di singoli autori e autrici.
Alle traduzioni hanno fatto seguito attenzioni critiche, soprattutto di riviste, in primis Science Fiction Studies, con numeri monografici su varie tematiche e aree a partire dal 1999 fino ad oggi – global science fiction e science fiction and globalization, fantascienze giapponese e russa, afrofuturismo, fantascienza latino-americana, giapponese, cinese, italiana, indiana e spagnola – fino a prestigiose riviste accademiche e/o letterarie non specializzate: un numero del Cambridge Journal of Postcolonial Literary Inquiry dedicato alla fantascienza africana (2016) e uno di Renditions dedicato a quella cinese (2012).
Ma, al di là delle rassegne, pure interessanti, Knickerbocker – docente di hispanic studies alla East Carolina University – coglie bene la feconda complessità di questa congiuntura: la messa in discussione del canone anglofono presuppone il riconoscimento dell'esistenza stessa di questo canone, l'implicita distinzione tra un virtuale centro (visibile, influente, studiato) e molte periferie (poco visibili, poco influenti al di fuori delle loro aree linguistiche di appartenenza, marginali negli studi).
La stessa distinzione tra tradizioni linguistico-letterarie differenti può porre problemi non secondari: nel compilare un'antologia letteraria o critica diverso è prendere a riferimento dei confini nazionali (entità politico-amministrative, es. l'Italia), da usarne di geografici (es. il Mediterraneo), o ancora linguistici (es. autori che scrivono in lingua italiana, dovunque essi vivano) o culturali (es. autori che hanno radici culturali italiane, in qualunque lingua essi scrivano): lungi dal trattarsi di questioni di lana caprina si tratta di opzioni che ci costringono a interrogare e a defamiliarizzare la nostra idea di cultura, di identità linguistico-culturale e non solo.
L'antologia critica curata da Knickerbocker sceglie un titolo in latino, suggerendo un parallelo tra latino e inglese come lingue franche imperiali rispetto alle quali altre aree si collocano in posizione di minorità, se non automaticamente di minoranza.
Costruire, vedere, leggere la fantascienza globale
Non sono mancate negli anni iniziative che sistematicamente hanno attirato l'attenzione della comunità internazionale di lingua inglese sulla fantascienza prodotta in altre lingue, come gli Science Fiction & Fantasy Translation Awards (2011-2014), con vincitori rappresentanti di varie aree (ricorrenti tra finalisti e vincitori polacco, svedese, cinese, danese, francese). Continua in piena salute l'attività del Jamie Bishop Memorial Award, dedicato annualmente dalla International Association for the Fantastic in the Arts a saggi scritti in lingue diverse dall'inglese.
Il web ha indubbiamente favorito lo svilupparsi di reti di rapporti e messo spazio a disposizione di iniziative plurilingui, seppure in una situazione di grande fluidità che ha registrato anche un tasso di mortalità comunque un ritmo piuttosto sostenuto di ricambio e avvicendamento tra siti e pagine.
Il sito International Speculative Fiction (https://internationalsf.wordpress.com) curato da Roberto Mendes su piattaforma Wordpress ha offerto tra 2012 e 2013 sei numeri dell'omonima rivista con traduzioni in inglese di racconti e articoli da varie lingue, oltre a singoli racconti in download, tutto gratuito. Inestimabile per la lettrice e per la studiosa ugualmente, il sito Speculative Fiction in Translation (http://www.sfintranslation.com), nato nel 2016 e animato da Rachel Cordasco, un collettore sia di traduzioni da varie lingue in inglese che di informazioni su progetti, opere già tradotte e in cerca di traduzione, che ha cercato di raccogliere in qualche misura il testimone di del blog coordinato da Lavie Tidhar tra 2009 e 2013 The World SF Blog: Speculative Fiction from Around the World (https://worldsf.wordpress.com).
The World SF Blog anche ad attività cessata mantiene online un ricco archivio di racconti tradotti ed è collegato a una serie di antologie approdate su carta, contrassegnate dall'attenzione all'area pacifica (con traduzioni di autrici e autori filippini, malesi, tailandesi, indiani, oltre che cinesi) nonché a quelle mediterranea, balcanica e atlantica. Entro un solco analogo opera dal 2015 anche Mithila Review (http://mithilareview.com) fondata da Salik Shah coadiuvato da Ajapa Sharma, particolarmente attenta all'area indo-cinese e giunta al decimo numero (gratis online, a pagamento su carta).
Possiamo immaginare che Mithila, il cui gruppo redazionale gravita attorno a Nuova Delhi, abbia scelto la lingua inglese non solo in qualità di eredità post-coloniale della presenza britannica, ma anche come lingua veicolare d'elezione per ampliare il proprio pubblico potenziale. Il che suggerisce una considerazione: proprio come nel mercato editoriale nel suo complesso, anche e forse più nel settore dei generi speculativi non c'è solo uno sbilanciamento a favore dell'inglese come lingua-fonte delle traduzioni e una storica carenza di traduzioni da altre lingue in inglese, ma si osserva anche una specifica carenza di traduzioni tra coppie linguistiche diverse, che non coinvolgano l'inglese, es. italiano-francese, piuttosto che cinese-italiano, e così via (sul “collo di bottiglia” del mercato traduttivo restano sempre valide alcune osservazioni che Istvan Csicsery-Ronay Jr. ha proposto nell'articolo “What Do We Mean When We Say 'Global Science Fiction'? Reflections on a New Nexus”, nel 2012 in Science Fiction Studies).
Un esempio dal mondo di lingua francese: la rivista Angle Mort (http://www.angle-mort.fr) che affianca programmaticamente autori francofoni e traduzioni francesi da altre lingue, offrendo accesso completamente aperto ai suoi contenuti. Così anche Hélice: Critical Thinking on Speculative Fiction (https://www.revistahelice.com) nata nel 2006 nel vivace mondo di lingua spagnola, offre nei suoi numeri una sezione di “testi recuperati”, di solito tradotti in spagnolo da altre lingue.
Mappature in corso
Le traduzioni sono i tasselli fondamentali su cui può svilupparsi un dialogo
culturale a cavallo di confini e competenze linguistiche. In questo quadro gli spazi offerti da Internet – di cui appassionati e critici fanno spesso buon uso – contribuiscono ad ampliare gli orizzonti con iniziative di ricerca e promozione, e a rilanciare la visibilità del lavoro traduttivo (a proposito del “dietro le quinte” di traduttrici e traduttori raccomando la newsletter In altre parole di Chiara Reali e Dafne Calgaro lanciata a fine 2018, un ricchissimo regalo da ricevere ogni mese, https://tinyletter.com/inaltreparole).
Parlare di fantascienza globale e di globalizzazione della fantascienza richiede di guardare a fenomeni complessi: l'unità di misura nazionale sta stretta al megatesto fantascientifico. Più interessante è prestare attenzione alle reti di relazioni internazionali e interculturali che lo caratterizzano, sempre più fitte e stabili; alle dinamiche di crescente integrazione di aree planetarie geograficamente distanti; alle diverse velocità e ai processi – anche contraddittori – entro cui questa integrazione avviene; ai sostrati linguistici e culturali locali che interagiscono con un repertorio di genere comune.
Entro una rapida evoluzione dei rapporti di forza planetari, anche l'uso di concetti come quelli di “centri” e “periferie” potrebbe essere ripensato, in favore di panorami caratterizzati da baricentri multipli e/o in fluido spostamento, e in favore di una storicizzazione dei processi che hanno determinato il funzionamento del mercato globale contemporaneo.
La fantascienza è stata, all'alba dell'età contemporanea, tra i primi ambiti dell'immaginario a percepire e dar corpo a una accelerata fase di globalizzazione economica e tecno-scientifica, immaginando conflitti bellici su scala planetaria (Robida), invitando a visualizzare la Terra come entità complessiva agli occhi di un “altro” alieno, e adoperando questo distanziamento per denunciare le violenze dell'imperialismo europeo (Wells), percorrendo il pianeta intero in una celebrazione delle nuove possibilità offerte da mezzi di trasporto e di comunicazione (Verne, Mantegazza). Ad autrici e autori, studiose e studiosi di oggi senz'altro non mancano gli strumenti per proseguire e aggiornare l'esplorazione.
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