Per chi ha amato i cicli di avventure di Robert Hervin Howard, H. R. Haggard è una piacevole riscoperta editoriale; sempre più raramente si produce eroic fantasy intelligente, quindi non rimane che guardare ai classici. Lo stile di H. R. Haggard è più sofisticato rispetto a quello di R. H. Howard, infatti Haggard fa della materia narrativa una sorta di epica popolare introducendo così il lettore in un mondo fantastico perfettamente credibile e che richiama alla memoria storie perdute, che hanno l'incarnato di un fantasma spirituale scritto nel nostro DNA.

Henry Rider Haggard è considerato a ragion tra i maggiori scrittori di avventure; le sue opere sono state spesse volte paragonate a quelle di Edgar Rice Burroughs: i punti in comune fra i due scrittori possono essere individuati nella loro vivacità d'immaginazione, nella loro eclettismo, infatti entrambi hanno contribuito a formare autori quali Philip José Farmer (che attinse a piene mani dalla narrativa di Haggard per il suo Ciclo di Opar), Gemmell, Goodkind, Zelazny, Moorcock, Bradley fino al più commerciale e meno originale Terry Brooks. H. R. Haggard ha fatto scuola e la Fantasy moderna forse oggi non sarebbe così moderna se Haggard a suo tempo non avesse dato il suo contributo a questo nobile genere letterario. Haggard guarda ai mondi perduti e al soprannaturale: il primo dei suoi romanzi più famosi, Le miniere di re Salomone (1885), nacque per scommessa, infatti Haggard s'impegnò a scrivere un libro che superasse il modello di Stevenson de L'Isola del Tesoro e lo ambientò nel continente africano. Haggard con Le miniere di re Salomone diede vita alla Fantasy classica che è poi anche quella moderna: il romanzo, Le miniere di Re Salomone, ambientato in un'Africa oscura di cui l'autore aveva una profonda conoscenza delle tradizioni, della storia e di cui fu appassionato studioso delle vestigia delle antiche civiltà, lo consacrò presso pubblico e critica. Il successo del romanzo fu enorme e Haggard con il suo stile ormai brevettato nel 1887 scrisse il celeberrimo La donna Eterna (She), romanzo che aprì un ciclo narrativo dedicato al personaggio di Ayesha (The Return of She,1905).

Ma il ciclo di Ayesha non bastava ad Haggard per imporsi come geniale scrittore, così creò la saga di Allan Quatermain, personaggio al quale dedicò ben quindici volumi tra romanzi e raccolte di episodi. In una delle avventure di Allan Quatermain, precisamente in Allan and the Ice Gods di stampo fantascientifico, e nel romanzo fantastico When the World Shook, H. R. Haggard prende ispirazione a prestito a piene mani dal lavoro di Rudyard Kipling; tuttavia il personaggio di Allan Quatermain, troppo sfruttato dall'autore, è abbastanza sterile e a poco serve che Haggard si immedesimi nello stile dell'amico R. Kipling.

Le avventure del vichingo Olaf Spadarossa insieme a Le miniere di Re Salomone sono sicuramente i suoi lavori migliori, quelli meno ripetitivi e originali. Olaf, dalle terre del nord scese con i suoi uomini per unirsi all'impero romano di Bisanzio nella lotta contro i musulmani, questo il tema centrale delle avventure di Olaf. La saga di Olaf Spadarossa comprende La collana del Vagabondo, Bisanzio e La valle dei Re, e per la prima volta in Italia l'Editrice Nord raccoglie le avventure del vichingo in un unico volume dal titolo Olaf Spadarossa - L'uomo del Nord.

La trama è imperniata sul vichingo Olaf che trafuga da una tomba dimenticata la spada del Vagabondo, eroe leggendario del Grande Nord che per il suo romantico coraggio meritò il nickname di Olaf Spada-rossa. La saga ha inizio con le prime avventure nella sua terra natia e attraverso vicende tempestate di visioni, antiche maledizioni, reincarnazioni, principesse, grandi combattimenti, torture ed eroismi, si dipana nelle aree barbare dell'Impero Romano d'Oriente, dove Olaf incontra la donna del Fato, quella visione che l'aveva tormentato per tanto tempo dopo aver trafugato la spada del Vagabondo. L'incontro con la donna del Fato segna irrimediabilmente il destino del vichingo, che dovrà affrontare da solo le ire dell'Impero Romano d'Oriente, ire incarnate in una femme fatale molto ma molto gelosa.

Nonostante alcuni errori storici che Haggard ha prodotto volontariamente per dar corpo alla saga di Olaf, le avventure del vichingo sono quanto di meglio la fantasy classica ha da regalare al lettore. Per la prima volta, nella bella traduzione di Wanda Puggioni, il lettore italiano potrà leggere integralmente le avventure di Olaf Spadarossa, una delle migliori opere di Henry Rider Haggard.