Abbiamo fatto qualche calcolo: da martedì scorso abbiamo visto più o meno un giorno e nove ore di film e cortometraggi, a cui vanno aggiunte circa dodici ore per la scrittura degli articoli. Totale: quarantacinque ore, senza calcolare le conferenze. Ecco spiegato perché i nostri occhi sono uguali a quelli di Yoda. Ma ci faremmo strappare un bulbo oculare da un mostro per avere un’altra settimana di Trieste Science+Fiction, perché l’idea che oggi sia l’ultimo giorno – escludendo le repliche del lunedì – è dura da mandare giù.
Ma lasciamo che i brutti pensieri si perdano come lacrime nella pioggia e focalizziamoci su problemi più grandi: i cambiamenti climatici in atto. Tempo fa abbiamo assistito a una conferenza del noto climatologo Mercalli, che prevedeva scenari apocalittici per il futuro. Stamattina al Café Rossetti si ribadisce il concetto con esperti dell’Arpa e del Dipartimento di Scienze Ambientali di Ca’ Foscari. A conferma che il TS+FF ha obiettivi più alti che mostrare rappresentazioni del reale: vuole modificarlo. Ma la sensibilizzazione su queste tematiche, al giorno d'oggi, attecchisce con difficoltà. Ci proviamo anche noi: se non invertiamo la rotta e iniziamo a mettere la sostenibilità in cima alle nostre priorità, i nostri nipoti saranno cotti al vapore. Fine.
Perdiamo purtroppo la rassegna di corti al Miela, ma una ventata di ottimismo e leggerezza – di cui oggi abbiamo particolare bisogno – ci investe al Rossetti, quando il proiezionista fa partire lo spassoso Lajko. Siamo a fine anni ’50 e la competizione tra Stati Uniti e Russia ha causato una febbrile corsa allo spazio, con la seconda in netto vantaggio. I libri raccontano che il primo animale ad andare in orbita fu il cane Laika e il primo uomo Yuri Gagarin, ma nella pellicola di Balázs Lengyel scopriamo che il primato spetta a un giovane Rom chiamato per l'appunto Lajka. Il tono della storia è chiaro dall'inizio: quando il futuro astronauta, ancora bambino, spedisce per errore la madre nello spazio a bordo di un bagno esterno, il Rossetti esplode. Per un attimo dimentichiamo di essere ad un festival di fantascienza (qui a malapena accennata) e ci lasciamo andare alla comicità surreale e politicamente scorretta del regista ungherese.
Il successivo Prospect ci riporta sulla terra, anzi, su una luna aliena. Seguiamo il dramma di una ragazzina persa in un mondo ostile, in cui non ci sono buoni ma solo cattivi un po' meno cattivi. Le sparatorie tra i cercatori di una sostanza chiamata aurum non possono che confermare l’evidente struttura western appena sotto la narrazione, con tanto di simil-indiano verso il finale. Ben fatto, ma ormai l’asticella è troppo alta per accontentarsi.
Ed eccoci alle premiazioni: sala quasi piena, presentatore incendiario e un ritmo che fa concorrenza ai festival più blasonati. Partono video riassuntivi che danno un senso di vertigine riguardo alla durata del festival: ci pare di essere qui da sempre.
I colleghi di BadTaste, Cineblog e altre webzine assegnano il Premio della Critica Web a Jonathan di Bill Oliver, in perfetta sintonia con noi. Sentimenti nell’era Black Mirror ed estetica molto controllata per questa opera di cui abbiamo parlato durante la cronaca della quinta giornata.
Il Méliès d’argent è un'assegnazione particolare: vale anche come nomination per l’ambìto premio europeo Méliès d’or e viene assegnato sia a un lungometraggio che a un corto. In giuria anche il noto autore e conduttore della trasmissione Hollywood Party Enrico Magrelli. Thunder from a Clear Sky si accaparra la vittoria nella breve durata (con qualche perplessità da parte nostra) mentre Man Divided – con la sua mistura di fisica quantistica e sensibilizzazione climatica di cui abbiamo parlato durante la quarta giornata – vince nella categoria dei lungometraggi. Interessante notare come lo sdoppiamento dei protagonisti (presente in chiave opposta anche in Jonathan) abbia catalizzato gli apprezzamenti delle giurie.
Il Premio Asteroide e il Premio Rai 4 vanno allo stesso titolo: il coinvolgente Freaks di Zack Lipovsky si inserisce nel florido filone sui superpoteri e lo fa con una certa originalità (vedi giorno tre).
Abbiamo fatto davvero fatica a scegliere tra due film ugualmente potenti, perciò abbiamo deciso di dare anche una menzione speciale
afferma un Richard K. Morgan dichiaratamente brillo sul palco. Come se Cronenberg fosse nato negli anni ’80, Away Further Instructions merita totalmente la prestigiosa menzione (ne abbiamo parlato qui), anche se arrivare secondo forse ha lasciato un po’ l’amaro in bocca al valido Johnny Kevorkian.
Ma il saporaccio viene subito attenuato dal Premio Nocturno Nuove Visioni, che porta nelle mani del regista inglese una bella N rossa fiammante da 120 euro più IVA
, scherza il portavoce di Nocturno.
Un po' emozionati, assistiamo ai veri e propri titoli di coda del festival: ogni collaboratore viene chiamato sul palco da un incendiario Lorenzo Bertuzzi, fino a che la sensazione è che non ci sia più una netta divisione tra noi e loro. È il momento dell’urlo collettivo “raggi fotonici!” e – senza perdersi in momenti amarcord – viene spenta la luce per l'ultima, gloriosa proiezione al Rossetti. Per i nostalgici, noi in primis, il Cinema Ariston accoglierà le repliche dei film vincitori.
Overlord prodotto da J.J. Abrams è un frenetico war-monster movie che si rifà chiaramente a Wolfenstein, il videogioco della Raven software. Impressionante CGI, ritmo perfetto e attori ben assortiti. Gli applausi in sala si diffondono ad ogni efferata truculenza ai danni di nazisti e mostri. Anzi, ad ogni efferata truculenza e basta.
E questo è uno degli aspetti più belli del TS+FF. Durante la proiezione di Go Home – A casa loro (giorno due), qualcuno si scandalizzò nel sentir partire un applauso dopo la scena in cui un fascista scaraventa un bambino di colore tra gli zombi. Ma non c'era nessuna motivazione ideologica, è bene chiarirlo. Questo festival è fatto di commenti serafici urlati dalle ultime file, battiti di mani che si diffondono come pioggia nella sala e – appunto – da applausi che superano ogni barriera morale. Perché quello che ci ha unito durante il Trieste Science+Fiction Festival è anche questo chiassoso, irriverente e splendido fantalinguaggio.
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