La vita è bella. È bello arrampicarsi tra le macerie dell’antica città in cerca di blatte.
Bisogna stare solo attenti agli uomini, perché gli uomini si dividono in due categorie: i mangia–uomini e i mangia–blatte. I mangia–uomini mangiano solo uomini, e hanno i denti bianchi. I mangia–blatte mangiano solo blatte, e hanno i denti neri.
È bello camminare tra le macerie dell’antica città in cerca di nidi di blatte. Io sono bravo a trovarli anche se adesso non è più così facile perché le blatte stanno terminando. Per trovarle devo scendere nelle grotte sotterrane, sotto le macerie, e nei tunnel lunghi, perché lì c’è umidità e le blatte amano l’acqua, mentre in superficie, al sole, non sopravvivono più di un attimo.
Neanche gli uomini sopravvivono al sole, perciò si nascondono tutti sotto le macerie, nei pozzi e nei rifugi. Al buio.
Nel buio la vita è bella e semplice: macerie, blatte, mangia–blatte, mangia–uomini. Il resto è morto.
Prima che io nascessi – raccontava mia madre – c’erano cose bellissime come la doccia–calda, che si passava sul corpo, la birra–fredda, che si beveva, il big–mac, che si mangiava e le canne, che si fumavano.
Poi è scomparso tutto. Sono rimaste solo le macerie, e le blatte.
Ci siamo dovuti adattare, come diceva mia madre, però siamo felici. Poi è morta la mamma, di tosse, e io sono rimasto solo. Però sono egualmente felice.
Nel mio rifugio, al mattino, guardo le ombre che si muovono sulla parete scrostata, e mi piace perché sembrano uomini. Oppure, a volte, trovo una pozzanghera fredda, e bevo. E volte l’acqua è ancora buona. Oppure trovo una vecchia immagine sul muro, ancora non strappata, e allora la strappo e me la porto via, che mi fa compagnia. Oppure trovo qualche ossa lasciata dai mangia–uomini. Anche quelle me le porto al rifugio, perché anche le ossa mi fanno compagnia: metto assieme i pezzi e compongo i corpi. E i corpi mi fanno compagnia. Guardo gli antichi crani e ci parlo. Dal colore dei loro denti capisco se erano mangia–uomini o mangia–blatte.
E la vita è bella, di notte, quando è buio, è c’è silenzio e lo stomaco duole perché è pieno.
È bello camminare tra le macerie dell’antica città in cerca di blatte. Devo solo stare attento agli uomini, se hanno i denti neri o i denti bianchi.
Oggi vedo un’ombra.
Mi nascondo. Poi mi avvicino piano, piano, senza far rumore. Ho paura.
È un uomo, no, è una donna, una ragazza. I capelli lunghi, le gambe sottili.
La seguo di nascosto: voglio guardarla in faccia e voglio vedere i suoi denti.
La seguo per tutta la lunghezza del tunnel, da lontano, al buio. Infine raggiunge un pozzo. Dal pozzo scende giù un raggio di luce.
La ragazza si ferma, guarda in alto: è bionda, nuda ed è bella come una di quelle immagini che strappo dai muri.
Allora mi avvicino e la chiamo a voce bassa.
Mi sente, si gira e mi guarda.
Ha paura, ma poi sorride: i suoi denti sono neri.
I miei invece bianchi. Ma quando la ragazza lo scopre è troppo tardi: sono già rossi del suo sangue.
Cammino tra le macerie dell’antica città in cerca di blatte perché, dove ci sono blatte, ci sono anche i mangia–blatte. E quando trovo un mangia–blatte la vita diventa ancora più bella.
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