E' una notte di danze e musica sul malecòn, il lungomare dell'Avana, una notte come tante altre quando viene ritrovato il cadavere di Vivian, una delle jinetera - letteralmente "cavallerizza" per indicare le prostitute del giro turistico. Il suo corpo senza vita è disteso sugli scogli squartato "dalla gola alla vulva".
Si apre praticamente con questa cruda scena l'ultimo noir di Gordiano Lupi, Il giustiziere del Malecòn. Protagonista del romanzo è Maria, anche lei jinetera - una delle tante ragazze che vestono abiti succinti ed hanno "altro da fare" quando parla Fidel - che si vende per dar da mangiare al figlio Danilo e diventa suo malgrado investigatrice. Parla da un letto d'ospedale Maria: lascia andare i pensieri ed il lettore capisce che tutto è avvenuto. Attraverso le sue parole, veniamo così condotti nelle notti dell'Avana dove dietro la musica e i colori, c'è la vita complicata della Cuba del dopo-muro, la Cuba dei balzeros e del "periodo speciale". Ed è in questa triste realtà che un serial killer ha deciso di sterminare tutte prostitute. Il tema del romanzo - ennesima variazione di Jack the Ripper - non è perciò nuovissimo, ma Lupi riesce a rendere la narrazione gradevole e leggibile, anche perché la inserisce in un contesto nuovo, quello dei Tropici. L'operazione è una sperimentazione narrativa interessante, anche se non scevra di rischi (uno "spaghetti serial killer tropicale"?), ma subito si capisce che l'autore è un profondo conoscitore della realtà cubana: non a caso infatti Il giustiziere del Malecòn viene dopo Sangue tropicale (Il Foglio, 2000) e Il mistero di Incrucijada (Prospettiva editrice, 2000).
Il romanzo insomma si legge bene e regge benissimo il confronto con più noti autori, nonostante delle piccole cadute di tono qua e là che si sarebbero potute eliminate con un editing più robusto. Unico neo: la distribuzione (che però è il tallone d'Achille di tutta l'editoria italiana). Per fortuna c'è internet: www.prospektiva.it/lupi.htm.
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