Sul finire del '700, Edward Gibbon diede alle stampe il trattato in sei volumi The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, ritenuto un caposaldo metodologico della storiografia moderna. Dal suo osservatorio rivolto al passato, il paffuto studioso inglese non poteva immaginare di aver allungato anche un passo nel futuro (anzi, nel futuribile), proiettandosi nell'opera di due fumettisti del ventesimo secolo.
Il parallelo tra la storia imperiale e il fumetto sembrerebbe ardito, se la similitudine non balzasse agli occhi a partire dal titolo The Rise and Fall of the Trigan Empire. Questa sigla altisonante apre un ciclo marmoreo quanto un capitello ionico, che ha tenuto banco per quasi un ventennio a partire dal settembre 1965.
L’ideazione dell’epopea origina negli olimpici piani alti della della Fleetway Publications, dove i numi tutelari della casa editrice decidono di affidarne i testi a Mike Butterworth, autore prolifico e versato in ambientazioni storiche, responsabile di diverse serie tra cui la fantascientifica Jason January Space Cadet. Ai disegni viene coinvolto l’illustratore Don Lawrence, con il vincolo di lavorare a inchiostri colorati per agevolare in stampa la riproduzione delle tavole.
A discapito della difficoltà della tecnica l’esito dei bozzetti è soddisfacente e la loro comunicativa diventa un punto di forza della serie, che esordisce nel numero 1 della rivista Ranger fondendo il fascino dell’antichità con la fantascienza avventurosa in stile golden age.
L’attitudine del settimanale per ragazzi è educativa, per cui il passo solenne del comic funziona bene in compagnia di articoli didattici e romanzi illustrati, come l’Allan Quatermain di Mike Hubbard (erede della strip Jane), oppure il Moby Dick disegnato dal grande Franco Caprioli. Inizia quindi il lungo percorso dei Trigan, preceduto da un cappello introduttivo ambientato sul nostro pianeta nel finire degli anni Trenta.
L’antefatto ci porta in Florida, dove un’astronave proveniente da una stella sconosciuta precipita nelle Everglades col suo carico di umanoidi identici a noi, tranne per la taglia di oltre 3 metri. Archiviata la tecnologia spaziale, che resterà in secondo piano, il contenuto più prezioso della nave si rivelerà un tesoro inaccessibile all’uomo. Si tratta di libri di vecchia buona carta, scritti in un linguaggio misterioso. Cosa mai conterranno? Contabilità aliena? Ricette di cucina molecolare?
Ci vuole la perseveranza del professor Peter Richard Haddon per trovarne la chiave d’interpretazione e la sua figura incanutita dallo studio, con l’aiuto di un computer formato lavatrice, farà conoscere al mondo la storia dei popoli di Elekton.
Nei continenti del pianeta extrasolare le civiltà sono molte e dallo sviluppo discontinuo. Tra le cinque regioni di Victris spadroneggiano i Lokans, asiatici verdastri dotati di astronavi, raggi distruttivi e tanta carogneria. Sotto il loro tallone cade la pacifica Tharv e i tre fratelli leader del popolo Vorg, Trigo, Brag e Klud, finiranno col doverne accogliere gli esuli federandosi e trasformando le proprie abitudini nomadi.
In questa massiccia immigrazione solo Trigo vede un’opportunità di crescita e, con le competenze dell’architetto tharviano Peric, getta le basi della prima città Vorg, Trigan City, arroccandola sui suoi cinque colli e facendone il nucleo della resistenza al nemico. Sostenuto dal progetto visionario del condottiero, lo scontro scalza la supremazia Lokans, permettendo a Trigo di acquisire potere, trovare un accordo con un'altra nazione egemone e infine essere eletto imperatore con buona pax (romana) di tutti.
Tralasciando gli immacabili debiti con Raymond e il suo Mongo, appare evidente la falsariga del racconto con la fondazione dell’Urbe, richiamata nella lotta fratricida tra Trigo e l’invidioso Klud, oltre alle origini epiche della capitale e la classicità di costruzioni, costumi e armature dei Trigan.
Gli archetipi sono il piatto forte della serie, che cita la civiltà ellenica attraverso la sapienza di Peric, presentando inoltre figure di contorno esemplari di una cultura conservatrice e un tantino xenofoba. Basti vedere la subalternità dei ruoli femminili nelle vicende e l’opposizione tra l’Occidente buono (i Trigan) e l’Oriente cattivo (i Lokans), perfetta espressione del clima internazionale degli anni ‘60/’70, diviso in blocchi contrapposti.
All’arco narrativo di maggior respiro legato alla fondazione, seguiranno sviluppi dal carattere più avventuroso, interpretati in episodi autonomi dai discendenti dei protagonisti, come il figlio di Brag, Janno, accompagnato dagli amici Keren e Roffa. Una svolta improntata all’esplorazione che, tecnologie permettendo, si sposterà anche su una luna di Elekton facendola diventare una nuova frontiera geografica.
Dal 1966, intanto, Ranger viene fuso dopo 40 numeri e due annuali con l’avviata rivista Look and Learn, giunta al numero 232, elettrizzandone i lettori abituati a un magazine divulgativo, dominato da articoli storici e scientifici in stile Focus accompagnati da pochi fumetti.
Le immagini pittoriche di Don Lawrence, nel solco di Frank Bellamy e del Frank Hampson di Dan Dare, affascinano con il loro realismo dai colori vivaci e la minuziosa cura del design. La resa di armi e astronavi colpisce ancora, pur col proprio sapore retrò, per la verosimiglianza con cui rende tangibili materiali e superfici, anche nella raffigurazione di mostri favolistici.
In questo mondo science-fantasy i lettori sono trascinati in un film che non vive di grosse sorprese, ma che riesce a catturare l’attenzione grazie alle solide sceneggiature di Butterworth, narratore a tutto tondo che sarà impegnato dal ’67 in poi a sfornare numerosi romanzi gialli e gotici.
Un disaccordo economico riguardo i diritti d’autore del comic fa sì che Lawrence abbandoni la Fleetway nel 1976 per avviare una collaborazione con l’editore olandese Oberon, con cui creerà la popolare serie Storm. Il suo allontanamento porterà altri disegnatori a proseguire il ciclo dei Trigan e si susseguiranno diverse firme, tra cui lo svizzero Oliver “Oli” Frey, il legnoso Philip Corke (emulo dello stile di Lawrence), Ron Embleton (realizzatore dei tv-fumetti di Stingray) e altri ancora, con l’aggiunta ai testi di Ken Roscoe dall’episodio n. 188.
Con la chiusura di Look and Learn nel 1982 col venerando numero 1049, si chiude una stagione di qualità della stampa inglese a causa degli eccessivi costi di produzione, quindi L'Impero Trigan prende commiato dai suoi aficionados con un attivo di 854 uscite, successivamente ristampate in volume con molteplici raccolte e in una sontuosa Don Lawrence Collection.
Di questa epopea lunga e amata abbastanza da lasciare un’impronta nell’opera di talenti come Brian Bolland o Neil Gaiman, l’Italia ha visto varie porzioni disseminate nel corso degli anni su edizioni disparate e dalle cadenze irregolari. La prima apparizione è sul settimanale Vitt, nel 1969, seguita dal 1973 al 1977 dalle varie incarnazioni de L’Avventuroso. L’editore Piero Dami ne ristampa le prime avventure in due volumi cartonati nel 1976 e 1978.
Da queste uscite incomplete in poi Trigan esce di scena per essere riesumato insieme ad altri personaggi British dalla Planeta – De Agostini in curati volumi rilegati.
Indubbiamente il design moderno avrà pure i suoi estimatori, ma a quanto sembra il classico stile impero non tramonta ancora.
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