Scelto dal direttore Alberto Barbera per aprire l'ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Downsizing (in italiano Downsizing – Vivere alla grande) di Alexander Payne, con Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau e Kristen Wiig, è un film a metà tra la fantascienza ambientalista e la commedia nera.

Il protagonista della storia si chiama Paul Safranek (Matt Damon) ed è un tipico americano, un uomo ordinario di Omaha che, insieme alla moglie Audrey (Kristen Wiig), sogna una vita migliore. Pressato dalla bollette da pagare e da un lavoro che non lo soddisfa, l'uomo comincia a cullare la possibilità offerta da un gruppo di scienziati norvegesi di risolvere la crisi mondiale causata dalla sovrappopolazione. Gli scienziati hanno sviluppato una soluzione radicale, che permette di rimpicciolire gli essere umani a pochi centimetri d’altezza. Le persone presto scoprono che i loro risparmi valgono di più in un mondo più piccolo e, con la promessa di uno stile di vita lussuoso oltre ogni loro aspettativa, Paul e Audrey decidono di correre il rischio di sottoporsi a questa pratica controversa, imbarcandosi in un’avventura che cambierà le loro vite per sempre. Il punto è che Audrey cambia idea proprio all'ultimo momento, quando Paul è già stato rimpicciolito. L'uomo si ritrova così da solo proiettato nella nuova vita, alto solo 12 centimetri. E, ovviamente, non c'è modo di tornare indietro.

All'ultima rassegna veneziana, il regista della pellicola ha spiegato come è nata l'idea: “Il mio co-sceneggiatore Jim Taylor e suo fratello hanno spesso riflettuto su quanto sarebbe stata migliore la nostra vita se fossimo stati in grado di restringere, quanto più grandi potessero essere le nostre case, quanto sarebbe più economico il cibo, e così via. Anni dopo, tornai e dissi: 'E se lo mettessimo nel contesto di essere una soluzione alla sovrappopolazione e ai cambiamenti climatici?' Lui acconsentì, e la storia cominciò a svolgersi, e pensammo che fosse una premessa piuttosto buona per un molte ragioni.”

Originario proprio di Omaha, nel Nebraska, dove è ambientato parde del film, Alexander Payne ha esordito alla regia nel 1996 con La storia di Ruth – Donna americana a cui è seguito Election (1999). Nel 2004 realizza Sideways – In viaggio con Jack, grazie al quale Payne vince l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale. Nel 2012 ottiene un nuovo Oscar per Paradiso amaro. Nel 2013 dirige Nebraska, in concorso a Cannes, dove il protagonista Bruce Dern riceve la Palma per la migliore interpretazione maschile. Il film riceve inoltre sei nomination all’Oscar e cinque ai Golden Globe.

Payne ha raccontato anche che Downsizing è il suo primo film con effetti speciali, ma di non essersi lasciato influenzare troppo dalla loro presenza. “È la prima volta che faccio un film con effetti speciali, quindi è stata una bella lezione su come crearli. Nel film, sono serviti in gran parte per rendere il processo di ridimensionamento. Mi piace essere preparato – ha continuato il regista – e ho lavorato a lungo con un supervisore degli effetti visivi per anni durante i precedenti tentativi di realizzare il film. Non sono mai vigliacco nel fare domande stupide. Gli ho chiesto di spiegarmi le cose come se fossi un bambino e ho anche incaricato lui e il direttore della fotografia ad aiutarmi a realizzare fare un film senza effetti visivi, così ho potuto concentrarmi sulla storia e sul recitazione.”

Payne ci ha messo dieci anni a concretizzare il film. Molti produttori non volevano imbarcarsi in una pellicola con costi altri, per via degli effetti speciali, e con possibili incassi non sufficienti a coprire le spese.

Una soluzione che potesse portare un maggiore successo internazionale, e quindi maggiori profitti, è stata quella di usare molte lingue e attori provenienti da vari paesi. “Il protagonista è americano – racconta Payne – ma ci sono un’infinità di linguaggi: si sente l’inglese, il vietnamita, lo spagnolo, il serbo, il norvegese, il greco e anche un pizzico di Italiano.”

A questo proposito il produttore della pellicola Mark Jonson ha precisato che: “Non siamo partiti con l’idea di fare un film con tante lingue, ma serviva alla storia. Il mondo di Paul è diventato più grande subito dopo aver fatto la scelta di diventare piccolo.”

Christopher Waltz, ad esempio, interpreta Dusan Mirkovic, il vicino di casa serbo di Matt Damon quando sono in Leisureland (la città americana dei piccoli). Simpatico, irriverente e semplicemente onesto con il suo amico. E a proposito della sua partecipazione al film, l'attore ha dichiarato che: “Non è mai il regista o la storia o la dimensione della parte che conta per me. Queste cose devono combinarsi. Questo è il caso di Alexander Payne che è già una buona ragione per scegliere la parte, ma in questo caso lo è anche la storia e il personaggio.”

Hong Chau che interpreta la vietnamita dissidente Ngoc Lan. Arriva a Leisureland in una scatola, unica sopravvissuta, con una gamba da amputare. Lei mostra il lato più duro e nello stesso tempo più dolce della storia.

La Chau è nata da genitori vietnamiti che, dopo essere fuggiti dal Vietnam alla fine degli anni Settanta, hanno vissuto in un campo profughi in Tailandia e in seguito si sono trasferiti negli Stati Uniti.

“Il mio personaggio – ha dichiarato l'attrice – è una dittatrice, ma anche Madre Teresa e anche Charlie Chaplin. Lei è davvero divertente, ma anche autoritaria. Vuole aiutare le persone ammalate che non hanno nessuno che le aiuti. Non ci sono tanti ruoli da protagonista come questo per attori asiatici. Generalmente quando ci sono personaggi che hanno un forte accento che vengono da un background svantaggiato non sono i protagonisti. Dimentichiamo spesso che gli immigrati avevano vite interessanti e complicate prima di arrivare negli Stati Uniti.”

La difficoltà principale per la Chau è stata quella di recitare la parte di una persona con una gamba amputata. “Per rendere reale il mio personaggio – ha spiegato la Chau – con una gamba amputata ho lavorato con un consulente che aveva un arto amputato da 5 anni. Mi ha portato in un centro di riabilitazione, ho portato un tutore per capire come ci si sente come paziente, sono andata su e già per le scale cosicché il mio corpo memorizzasse la mancanza della gamba.”

Il protagonista della storia è comunque Paul Safranek, interpretato da Matt Damon, attore non nuovo a film di fantascienza e con la presenza di massicci effetti speciali.

“Interpreto un ragazzo di nome Paul –ha spiegato Matt – un terapista occupazionale di Omaha Steaks che aiuta le persone con infortuni sul lavoro. È sposato e fondamentalmente non può avere la vita che desidera a Omaha e questa idea del ridimensionamento comincia a sembrare sempre più attraente per lui. Penso che quello che più mi ispira di Paul è che è solo una persona davvero decente. È incredibilmente ingenuo in molti modi. Come dice il personaggio di Christoph (Waltz), 'Sei davvero un bravo ragazzo, Paul. Un ragazzo un po 'patetico, ma un bravo ragazzo', e penso che sia vero e questo è il bello di lui. Il suo cuore è nel posto giusto.”

Il regista del film ha tessuto elogi sulla bravura di Damon come attore: “Matt è un attore versatile che può cavarsela recitando sia Jason Borne che un babbeo. In ogni performance, c’è sempre qualcosa in cui ci si può immedesimare, qualcosa che puoi riconoscere in te stesso o qualcuno che conosci.”

Ma anche Matt Damon ha apprezzato il fatto di poter lavorare con un regista come Payne.

“Ogni attore al mondo vorrebbe lavorare con Alexander – ha affermato l’attore – Il motivo per cui ho accettato la parte, comunque, è che la sceneggiatura era davvero fantastica, originale, unica. Per quanto riguarda il mio ruolo… penso che il cinema sia il più grande strumento di empatia a nostra disposizione. Downsizing è un film ottimista, il più ottimista di Alexander (e dentro ha l’apocalisse!), e ci dice che siamo tutti sulla stessa barca. È un messaggio di speranza sul futuro del mondo”.

Sul tono del film, tra il pessimismo e l'ottimismo, Payne non si è sbilanciato, ma spera nel pubblico: “Io credo di non essere stato troppo vago: per alcune cose il film è ottimista, per altre è pessimista. Non c’è un punto di vista unico e non ho davvero idea di come lo considererà il pubblico.”