Dopo Louis C.K. ora è il turno di un'altra icona della cultura di sinistra americana, George Takei. Famoso naturalmente per aver interpretato il ruolo di Sulu nella serie classica di Star Trek e in alcuni film, ma anche come social star (coi suoi tredici milioni di follower tra Facebook e Twitter) e attivista dei diritti LGBT.
L'episodio sarebbe accaduto nel 1981. Scott Brunton, all'epoca amico di George Takei, era reduce da una dolorosa separazione, e Takei si era offerto di tenergli compagnia per consolarlo. I due andarono a cena, al cinema e poi a casa di Takei per un drink. Brunton racconta che a causa del molto alcol di sentì svenire; quando rinvenne scoprì di avere i pantaloni abbassati e trovò Takei che armeggiava con la sua biancheria intima.
Brunton scacciò Takei e se ne andò, nonostante non fosse in condizioni di guidare. Brunton aveva 23 anni, Takei 44.
Amici di Brunton confermano che l'uomo avrebbe raccontato l'episodio in numerose occasioni, per tutti questi anni. Brunton afferma di aver deciso di rivelarlo alla stampa solo dopo aver sentito una dichiarazione di Takei che condannava Kevin Spacey per l'episodio venuto alla luce di recente, abbastanza simile come dinamica, e che curiosamente ha coinvolto un altro attore di Star Trek, Anthony Rapp.
Takei, che quando la notizia è stata pubblicata era in viaggio, non ha rilasciato ancora commenti.
Da quando in ottobre sono affiorate le prime accuse contro Weinstein, lo scandalo delle molestie sessuali a Hollywood si è esteso a macchia d'olio, coinvolgendo numerosi produttori e artisti. In queste ore anche un produttore di Arrow e Supergirl, Andrew Kreisberg, è stato raggiunto da accuse e sospeso dalla Warner Bros.
Va notato però che il discorso sta in una certa misura cambiando il proprio obiettivo. Le colpe di Weinstein erano basate su un abuso di potere: se vuoi lavorare per me devi riconoscere il mio potere e concedermi tutto quello che voglio. Dietro a questo comportamento c'è un enorme discorso sulla violenza dei potenti nei confronti dei sottoposti e degli uomini sulle donne.
Con la vicenda di Kevin Spacey si è cominciato a passare a un discorso diverso, sull'abuso morale. Spacey è stato accusato (come qui Takei) di un approccio troppo esplicito e senza il consenso del partner.
Nel caso di Spacey c'era l'aggravante della minore età della vittima (Rapp all'epoca aveva 14 anni). Nel caso di Takei no: erano entrambi adulti, non erano colleghi di lavoro ed entrambi avevano bevuto molto. Il gesto di Takei (se conformato) non è né bello né scusabile, ma è in un campionato del tutto diverso da quello di Weinsman.
Recentemente abbiamo visto anche articoli che condannavano Spacey per festini sessuali per soli uomini a bordo di uno yacht. Non è una condanna di condotta violenta o prevaricatrice, ma di usi e dei gusti personali per qualcuno non moralmente accettabili. Si sarebbe scritto un articolo sui festini di Spacey se fossero state undici donne invece di undici uomini?
Sia chiaro: non difendiamo Spacey. Su di lui ne sono venute fuori troppe, e come fa notare proprio Louis C.K., nella lettera che ha scritto dopo essere stato accusato a sua volta, anche se il potere in certi casi non è esplicito c'è comunque: perché attori di un certo livello come Dustin Hoffman o Kevin Spacey anche senza essere produttori, cioè la persona che decide chi assumere, hanno comunque influenza e possono influenzare la carriera di un altro. Il fatto stesso di essere popolari, dice C.K., è un potere che può essere esercitato sui tuoi fan.
Il confine quindi è labile, difficile da percepire, e di certo la stampa di oggi, che va a caccia di clic senza guardare in faccia a nessuno, non perde troppo tempo a porsi questi problemi. Né lo perdono le compagnie di produzione, ansiose di dissociarsi da chiunque venga toccato da questa lebbra, spesso anche prima di fare indagini e verifiche.
Probabilmente il risultato finale sarà comunque positivo; per un po' di anni a Hollywood fare richieste inopportune a una persona dell'altro sesso o del proprio sarà considerato pericolosissimo, e – speriamo – le donne potranno fare carriera grazie al loro talento e non alle concessioni richieste.
Ma probabilmente ci saranno molte vittime innocenti o condannate in modo non proporzionato e, temiamo, i progressi fatti negli ultimi decenni a favore del mondo LGBT andranno in parte perduti.
Aggiornamento: Takei ha poi rilasciato un commento su Facebook nel quale nega che l'evento sia accaduto; poche righe dopo però nega anche di ricordare l'episodio. Senza nessuna presunzione di colpevolezza da parte nostra, ma l'intervento di Takei ricorda troppo quelli analoghi di Spacey e di Hoffman per convincere la stampa, temiano.
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